I leader dell’Unione a Copenaghen, c’è il primo embrione di difesa unica. L’obiettivo è accelerare l’ingresso di Ucraina e Moldavia
La “risposta forte” alla minaccia ibrida messa in campo dalla Russia e la prima arma sarà il “muro anti droni” su cui però non c’è ancora unanimità. Aumentare, anche per questo obiettivo, «il ruolo dei ministri della Difesa dei 27 sotto il coordinamento del Commissario Ue alla Difesa».
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Avanti con il sostegno militare a Kiev anche utilizzando le riserve russe. E avanti anche con la rimozione dell’unanimità del voto per le fasi intermedie dell’adesione all’Unione europea. Anche questa una misura pensata per favorire l’ingresso di Ucraina e Moldavia e, soprattutto, per trovare una via di uscita rispetto all’immobilismo europeo. Sono i punti più qualificanti della riunione informale dei Consiglio europeo.
Una riunione molto attesa, che si è svolta in una città blindata “visitata” nei giorni scorsi da decine di droni di fabbricazione russa e che ha preparato le coordinate per decisioni che saranno ratificate – questo l’auspicio – nel Consiglio europeo del 23-24 ottobre. Una riunione, però, «più in salita del previsto».
C’è ancora molta strada da fare prima della riunione di Bruxelles. I 27 leader europei erano a cena ieri sera ospiti della famiglia reale danese mentre le navi della marina militare israeliana intercettavano le barche della Global Sumud Flotilla a circa cento miglia dalla costa di Gaza.
Il dossier Gaza, il piano Trump-Blair per la tregua sono stati “laterali” al vertice informale e non poteva essere diversamente visto che le parti sono tutte in attesa di risposte chiare e definitive da parte di Hamas e dei paesi arabi mediatori. La Ue ha comunque dato via libera e pieno appoggio al progetto valutato come «un primo passo utile per lavorare per il dopo».
Il vertice, che proseguirà oggi con la riunione allargata ai 40 capi di stati della Comunità politica europea, è stato concentrato soprattutto sulla difesa europea e come combattere la minaccia ibrida. La padrone di casa, la premier danese Mette Frederiksen ha salutato gli ospiti con questa premessa: «Io spero che tutti ora riconoscano che c’è una guerra ibrida, un giorno tocca alla Polonia, un altro giorno alla Danimarca e la prossima settimana probabilmente vedremo sabotaggi o droni volare da qualche altra parte. C’è solo un Paese disposto a minacciarci ed è la Russia. Quindi abbiamo bisogno di una risposta molto forte».
Sulla risposta “molto forte” i 27 sono stati tutti d’accordo. In questa direzione va certamente il progetto del muro antidroni che l’Unione si è impegnata a costruire. «A protezione del fianco est» soprattutto. Durante il dibattito, iniziato poco dopo le 14, è emerso, si spiega, «un consenso crescente sulla necessità di concentrare gli sforzi sulla protezione del fianco orientale» ma ci sono state, si fa notare, anche molte riserve da parte di diversi Stati. Obiezioni sulla governance del Muro, altre – capofila Giorgia Meloni – sulla necessità di «non concentrare tutti gli sforzi solo a est ma anche a sud», nel Mediterraneo dove la Russia ha rafforzato la propria presenza in Libia dopo aver lasciato.
Anche l’Italia, la Spagna, il Portogallo, sono quindi tecnicamente a portata di drone. Il muro antidroni e il sistema di sorveglianza rafforzata lungo il confine orientale (La sentinella dell’est) sono oggi «vista la situazione internazionale, i due progetti percepiti come prioritari». Restano da chiarire alcuni punti sulla governance e sul finanziamento, cioè chi gestisce e chi paga il muro.
Alcuni Paesi come Germania e Francia hanno ricordato che «prima o poi sarà necessario affrontare il nodo delle risorse». Per ora si lavora attraverso lo strumento Safe. Due terzi delle risorse già stanziate sono destinate al fianco Est. Macron è stato «diffidente» per i «termini affrettati» della discussione. «In realtà – ha detto – abbiamo bisogno di sistemi di allerta avanzati per anticipare meglio la minaccia; se esistono tecnicamente, dobbiamo svilupparli insieme». Un altro punto forte dell’incontro è stata la richiesta di «europeizzare» maggiormente la difesa, rafforzando il ruolo dei ministri competenti sotto il coordinamento del Commissario europeo. Intanto si vuole riunire più spesso il Consiglio Difesa per creare «uno spirito europeo» con obiettivi e tappe condivise e definite. Ad esempio sull’acquisto dei sistemi d’arma che, oltre a promuovere la produzione europea, devono essere sempre più compatibili e quindi uguali.
Si è parlato di acquisti comuni. Frederiksen ha detto di essere «favorevole» all’abbattimento dei droni che violano lo spazio aereo nazionale. «In Danimarca esiste già un mandato per cercare di eliminarli. Naturalmente, bisogna farlo nel modo giusto».
Il modo giusto per Giorgia Meloni è che di fronte alle mosse di Mosca «bisogna attrezzarsi» ma allo stesso tempo mantenere il «sangue freddo» senza «cadere nelle provocazioni». Prima della cena nel palazzo reale Viktor Orban, il sorvegliato speciale di ogni vertice, ha rilasciato una battuta ai giornalisti: «Sono sopravvissuto anche a questo vertice». Per lui il presidente del Consiglio Costa ha preparato il piatto più indigesto: superare l’obbligo dell’unanimità e passare al voto a maggioranza qualificata per l’apertura dei capitoli negoziali attraverso una decisione unanime. Orban ha detto no.
La Slovacchia era assente. Ma tra i leader Ue c’è stata apertura. Se n’è parlato anche durante la cena. E si continuerà oggi. L’obiettivo è accelerare l’ingresso di Ucraina e Moldavia. La promessa fatta a Zelensky. Che ieri ha ricordato: «L’Europa mantenga le promesse».