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Guerra ibrida: Mosca provoca, l’Ue alza “muro di droni”

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Sembra ormai essere guerra ibrida a tutto campo quella scatenata dal Cremlino sul continente europeo. Dopo i droni che nella notte fra mercoledì e giovedì hanno paralizzato ben quattro aeroporti danesi, ieri un nuovo allarme per la presenza non autorizzata di un velivolo senza pilota ha nuovamente causato la chiusura dell’aeroporto di Aalborg intorno alla mezzanotte. Benché il collegamento fra i recenti avvistamenti di droni su zone sensibili e la Russia sia tutto da provare, sembrerebbe invece più chiaro il coinvolgimento di Mosca nel caso che ha visto l’arresto di due 17enni in Olanda, fermati lunedì con l’accusa di spionaggio.

Come riportato ieri dal De Telegraaf, uno dei ragazzi avrebbe attraversato gli uffici dell’Europol, dell’Eurojust e dell’ambasciata canadese all’Aia portando con sé un “wi-fi sniffer”, un dispositivo progettato per identificare e intercettare il traffico dati delle reti wi-fi. Secondo il Telegraaf, i due sarebbero stati reclutati sull’app di messaggistica Telegram da gruppi di hacker filo-russi.

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Da Mosca, ieri il Portavoce del Presidente russo Dmitri Peskov ha invece commentato le dichiarazioni di alcuni Stati europei sull’abbattimento dei jet russi che sconfinano in territorio Nato, affermando di non voler «nemmeno parlarne, queste sono dichiarazioni molto irresponsabili, perché le accuse alla Russia secondo cui aerei militari avrebbero violato lo spazio aereo di qualcuno e invaso il cielo sono infondate».

Tornando al tema dei droni, ieri Kiev ha accusato Budapest di aver inviato velivoli da ricognizione nel proprio spazio aereo. Volodymyr Zelensky ha denunciato l’ingresso di «droni, probabilmente ungheresi», con lo scopo di condurre «una ricognizione sul potenziale industriale della difesa nelle zone di confine ucraine». Le accuse hanno scatenato una durissima reazione da parte di Budapest: il ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha dichiarato che «Zelensky sta perdendo la testa per la sua ossessione anti-ungherese» e che «ora sta iniziando a vedere cose che non ci sono».

Allo studio la confisca degli asset russi

Nel frattempo, continuano gli studi sulle modalità con cui “confiscare legalmente” gli asset russi congelati presso Euroclear, il colosso del clearing di Bruxelles attivo come depositario centrale internazionale di titoli, per girare poi un “prestito di riparazione” all’Ucraina dal valore potenziale di 130 miliardi di euro usando come garanzia gli asset russi congelati. La riconsegna del maltolto alla Russia avverrebbe solo dopo che Mosca avrà fornito a Kiev “riparazioni di guerra”.

In particolare, la Commissione europea starebbe valutando la possibilità di usare le deroghe alle decisioni all’unanimità previste dall’articolo 31(2) del Trattato sull’Unione europea, che consente in alcuni casi di deliberare a maggioranza qualificata in materia di politica estera e di sicurezza comune, evitando così di passare per l’unanimità. Molti Paesi, fra cui Francia e Italia, hanno finora mostrato cautela, così come la stessa Banca Centrale Europea. Si è invece espresso apertamente contro il Primo ministro belga, Bart De Wever, che ieri ha dichiarato: «Se i Paesi del mondo si rendessero conto che il denaro delle banche centrali può scomparire se i politici europei lo riterranno opportuno, potrebbero decidere di ritirare le proprie riserve dall’eurozona».

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Sul fronte militare, è emerso ieri che Zelensky avrebbe chiesto privatamente a Donald Trump la fornitura di missili da crociera Tomahawk, che in alcune varianti dispone di una gittata di 2500 chilometri, per costringere il Cremlino a negoziare. Il presidente ucraino aveva già fatto una simile richiesta all’amministrazione Biden senza successo. Durante un’intervista ad Axios, Zelensky aveva dichiarato di aver ricevuto da Trump la promessa che «ci lavorerà», aggiungendo che quell’arma rappresenterebbe «un’ulteriore pressione su Putin perché si sieda al tavolo».

Intanto, l’Ue accelera i preparativi per il cosiddetto “muro di droni” sul fianco orientale. Il commissario alla Difesa Andrius Kubilius ha incontrato venerdì i rappresentanti di dieci Stati membri (Bulgaria, Danimarca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Finlandia), per lanciare formalmente l’iniziativa. Il progetto prevede radar, sensori acustici, disturbatori di segnale e intercettori per rilevare e neutralizzare droni ostili. Kubilius ha stimato che l’Ue «potrebbe migliorare significativamente le sue capacità di rilevamento dei droni entro un anno». La decisione sembra quindi essere presa, anche se la realizzazione di una rete completa richiederà tempi molto più lunghi.

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