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«Gli sconfinamenti aerei sono il diversivo di una Russia in affanno»

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«Manovre diversive per l’opinione pubblica europea in un momento in cui la Russia è in difficoltà dal punto di vista militare». A commentare i droni russi su Copenhagen e Oslo è Alberto Basciani, ordinario di storia dell’Europa centro-orientale all’Università Roma Tre di Roma. «L’offensiva estiva – prosegue – è miseramente fallita. Gli ucraini colpiscono duro alcune infrastrutture petrolifere e ferroviarie con gruppi di partigiani che operano dall’interno. Impantanata in Ucraina, la Russia non ha le capacità militari per attaccare la Nato. Ma le violazioni dello spazio aereo Mosca le ha sempre fatte. Ricordiamo che la passò liscia quando nel 2014 ha abbattuto sull’Ucraina un aereo di linea: persero la vita 298 persone».

Il filosofo Aleksandr Dugin, ideologo di Putin, dice che Charlie Kirk è un fratello: è il fronte trasversale dei nazionalisti contro i liberali?

«L’Ucraina era la pecora nera del Russkiy Mir, il “mondo russo”: doveva essere ricondotta all’ovile russo. È una delle ragioni della guerra. Mosca considera Kyiv una sua parte integrante, ma l’Ucraina aveva imboccato la strada della democrazia: un paese in cui le comunità lgbtq+ e quelle musulmane vivevano in pace. Quando i russi occuparono la Crimea, i tatari, che sono musulmani, sono emigrati in massa in Ucraina. Per gli ebrei era tra i paesi più sicuri. Agli occhi della Russia, capofila della lotta contro l’Unione europea vista come lobby di gay che distrugge le tradizioni, l’Ucraina andava da un’altra parte. Ora Dugin eleva Kirk sull’altare della tradizione contro la decadenza, ma la vera lotta è contro le democrazie, il pluralismo e i principi liberali dell’Europa».

Putin usa le provocazioni per aumentare il controllo sulla società civile russa?

«Il paese è già sotto controllo. Così Putin può sacrificare un numero spaventoso di vite umane e di risorse economiche. Lascia vivere le città più sviluppate in una apparente normalità, mentre arruola le reclute nell’enorme serbatoio delle regioni più marginali».

La classe dirigente è sotto scacco…

«I manager improvvisamente “suicidatisi” cadendo dal balcone sono già 35. Non è ammesso alcun tentennamento da parte dei siloviki: gente che ha avuto enormi benefici rispetto alla massa della popolazione russa che vive nelle strade invase dal fango e negli enormi caseggiati ereditati dall’era socialista. Su tutti gli indicatori sociali, dalla durata media della vita al possesso di elettrodomestici, la Russia sta dietro i paesi europei: Putin ha fallito la modernizzazione. In più, i propagandisti nazionalisti predicano dalla mattina alla sera dalle tv il diritto della Russia di riconquistare le terre russe e mantenere la struttura imperiale».

Il despota russo non ha riguardo per le vite dei suoi soldati. I costi della guerra possono metterlo in difficoltà?

«Nell’esercito operano anche mercenari arruolati in modo truffaldino dai paesi africani: quelli catturati dichiarano che neanche sapevano dove li portassero. Per quanto sarà sostenibile? Putin si è giovato del rimbalzo delle spese militari che ha drogato l’economia nazionale. Rispetto a quelle occidentali, l’economia russa è primitiva: finora è stato un vantaggio. Ma fino a quando?»

Putin cerca di influenzare le prossime elezioni in Cechia e in Moldavia alimentando l’onda dei populismi filorussi nei paesi europei…

«Qui le cose gli riescono molto meglio di quanto gli riescano sul campo militare. La Moldavia vota per il parlamento domenica: è in gioco il processo di adesione all’Ue. Se i partiti europeisti vinceranno la Moldavia sarà messa in relativa sicurezza. I russi si stanno impegnando tantissimo: come dice la presidente moldava Maia Sandu è una lotta voto per voto contro un network pesante di propagandisti e oligarchi filorussi».

Il nostro paese è il più poroso per la propaganda russa nell’Europa occidentale…

«L’Italia è l’unico paese al mondo in cui sono usciti libri sul genocidio delle popolazioni russofile del Donbass. Ma in Ucraina si potevano usare tutte le lingue senza alcun problema: il presidente è ebreo e russofono. In Italia molti hanno un sincero sentimento di ammirazione verso la civiltà letteraria e musicale russa. Ma c’è un retaggio antioccidentale e antiamericano che spinge molti intellettuali a manipolare la storia e la cultura e che fa da collettore delle frange più estreme. I Cobas delle proteste pro Pal sono gli stessi che attaccarono le presunte “cricche naziste” di estrema destra ucraina autrici di pulizie etniche contro le popolazioni russofone. Falso: l’estrema destra nemmeno è rappresentata nel parlamento ucraino. La rivolta di EuroMaidan per l’adesione del paese all’Ue è stata narrata come un complotto della Cia: una mistificazione che alligna nelle università e che ha contagiato l’informazione. Le fonti di Hamas sulla situazione a Gaza sono accolte senza punti interrogativi, ma dei massacri perpetrati dai russi a Bucha e Mariupol gli stessi dissero che era manipolazione».

Intanto Polonia e paesi baltici sono in fibrillazione…

«Pochi conoscono i russi come i baltici: hanno subito la dominazione russa in epoca zarista e comunista. Conoscono il pericolo e devono approntare difese serie. Senza l’ombrello della Nato la loro situazione sarebbe grave: si sono fatti un’assicurazione sulla vita che sta funzionando. Il trattato di adesione della Romania alla Nato fu firmato da Ion Iliescu, primo presidente post comunista ed ex leader comunista. Aveva studiato a Mosca: se ha firmato, qualcosa sapeva. L’Ucraina invece rinunciò alle testate nucleari, il terzo arsenale al mondo: immaginando la situazione oggi, ci avrebbe pensato due volte».

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