Lo sconfinamento di droni russi nello spazio aereo polacco la notte tra il 9 e il 10 settembre ha innescato una nuova escalation di tensioni tra Russia e Occidente, con il presidente americano Donald Trump che dichiara esaurita la pazienza verso il suo omologo al Cremlino Vladimir Putin; contestualmente la Nato studia misure difensive nuove al confine orientale dell’Alleanza. Per la verità, la linea di Trump non è chiarissima: fa un po’ il garantista, suggerendo che l’episodio «potrebbe essere stato un errore. Ciò nondimeno, alcune fonti avrebbero rilevato e rivelato in forma anonima che l’inquilino della Casa Bianca si sentirebbe raggirato da Putin: dopo il vertice che c’è stato il 15 agosto scorso, per Trump lo zar non ha fatto nessuna delle cose che aveva promesso. Il suo commento ufficiale sull’incidente aereo tra Russia e Polonia è perentorio: «Non sono contento di nulla che abbia a che fare con tutta quella situazione. Ma spero che stia per finire».
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Al garantismo di Trump replica il primo ministro polacco Donald Tusk: «Anche noi avremmo voluto che l’attacco con i droni alla Polonia fosse stato un errore. Ma non lo è stato. E lo sappiamo bene». Il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski, in visita a Kiev, ha ribadito la posizione di Varsavia: «La notte in cui 19 droni russi hanno attraversato la Polonia, 400 droni e 40 missili hanno attaccato l’Ucraina. Non si è trattato di errori». Fonti dell’intelligence polacca e della Nato hanno riferito al quotidiano tedesco Die Welt che cinque droni russi avrebbero volato direttamente verso una base Nato in Polonia, punto di transito chiave per i sistemi militari destinati all’Ucraina. Gli ultimi giorni sono stati a dir poco concitati. Di fronte all’escalation, l’Alleanza Atlantica sta valutando misure difensive innovative.
Fonti diplomatiche Nato confermano che una delle ipotesi in discussione è l’istituzione di «una zona cuscinetto aerea» ai confini con l’Ucraina – una sorta di no-fly zone su scala ridotta – per abbattere eventuali ordigni prima del loro ingresso nello spazio Nato. Il comandante in capo, generale Alexus Gregory Grynkewich, sta lavorando a «varie misure» per rafforzare il fianco orientale. La Polonia ha reagito con il dispiegamento di 40.000 soldati al confine con Russia e Bielorussia e la chiusura di tutti i valichi di frontiera con Minsk fino a nuovo avviso. Il Paese ha inoltre limitato il traffico aereo sui cieli del confine orientale fino all’inizio di dicembre per garantire la sicurezza nazionale.Gli alleati europei hanno offerto supporto concreto: il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato l’invio di tre caccia Rafale per proteggere lo spazio aereo polacco, mentre Berlino estenderà il proprio ruolo nel programma di sorveglianza aerea portando gli Eurofighter schierati a quattro.
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I Paesi Bassi hanno promesso nuove batterie Patriot. L’Unione europea, contestualmente, procede su un doppio binario. Venerdì, gli ambasciatori dei 27 Stati membri hanno prorogato per sei mesi le sanzioni esistenti contro oltre 2.500 persone ed entità russe, incluso Putin. Il diciannovesimo pacchetto di sanzioni sarà presentato mercoledì. Il ministro degli Esteri francese ad interim Jean-Noël Barrot ha specificato che sarà «coordinato direttamente con Trump, per la prima volta dal suo ritorno alla Casa Bianca». Il pacchetto prenderà di mira la flotta di petroliere ombra e le banche russe, includendo ulteriori restrizioni sulle vendite di petrolio russo. Cosa che piace agli americani: il segretario statunitense all’Energia, Chris Wright, ha suggerito che l’Ue potrebbe abbandonare il gas russo entro 6-12 mesi sostituendolo con gas naturale liquefatto americano: «Più veloce sarà l’eliminazione graduale, prima si potrà esercitare pressione sulla Russia».
In tutto ciò, il Cremlino ha mantenuto una linea di negazione delle responsabilità. Il portavoce Dmitrij Peskov ha affermato: «La Russia non ha mai minacciato nessuno. Non minaccia nemmeno i Paesi europei. Non è stata la Russia ad avvicinarsi all’Europa con la sua infrastruttura militare. È stata proprio l’Europa, membro della Nato – che è uno strumento di confronto, non di pace e stabilità – ad avvicinarsi sempre più ai nostri confini». Sui negoziati con l’Ucraina, Peskov ha dichiarato che «i canali di comunicazione esistono, sono stati stabiliti», ma «al momento si può parlare di una pausa». Ha accusato i Paesi europei di essere in «sovraccarico emotivo» rispetto alle esercitazioni congiunte Zapad-2025 con la Bielorussia. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha attaccato la Danimarca per il piano di ospitare un impianto ucraino per la produzione di carburante per missili: «Si conferma la linea militarista ostile di Copenaghen, volta a minare gli sforzi per risolvere la crisi in Ucraina con mezzi politici e diplomatici», accusando la Danimarca di volersi «arricchire continuando lo spargimento di sangue in Ucraina».
Il commissario europeo per Difesa e Spazio Andrius Kubilius ha sottolineato l’importanza di prepararsi «ad affrontare ogni provocazione russa». «Abbiamo visto droni volare sopra la Polonia. È un fatto molto pericoloso. Ecco perché stiamo sviluppando le nostre capacità di difesa in modo molto rapido, sia a terra che nello spazio». Kubilius ha illustrato il progetto dello «scudo orientale», che include una componente di droni: «I 1.200 chilometri della linea del fronte sono totalmente difesi dai droni, per una profondità di quindici chilometri. Questi dispositivi sono utilizzati contro i carri armati tradizionali: nell’80% dei casi sono colpiti dai droni».