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Il Belgio riconosce la Palestina. Ben Gvir: «Europei premiano il terrore»

Unanime la condanna per l'operazione militare su Gaza annunciata da Israele

Il Belgio ha annunciato ufficialmente che riconoscerà lo Stato di Palestina alle Nazioni Unite nel corso della prossima Assemblea Generale, in programma a settembre a New York. A darne notizia è stato il ministro degli Esteri Maxime Prevot, che in un post su X ha scritto: «La Palestina sarà riconosciuta dal Belgio durante la sessione dell’Onu! E verranno imposte sanzioni severe contro il governo israeliano». Una decisione che, ha spiegato il capo della diplomazia belga, è maturata «alla luce della tragedia umanitaria che si sta consumando a Gaza».

Prevot ha sottolineato che «di fronte alla violenza perpetrata da Israele in violazione del diritto internazionale, e tenuto conto degli obblighi internazionali che includono il dovere di prevenire ogni rischio di genocidio, il Belgio ha dovuto prendere decisioni forti per aumentare la pressione sul governo israeliano e sui terroristi di Hamas». Allo stesso tempo, il ministro ha chiarito che l’obiettivo di Bruxelles «non è punire il popolo israeliano, ma fare in modo che il suo governo rispetti il diritto internazionale e umanitario e adotti misure per cambiare la situazione sul terreno».

La decisione belga si inserisce in un quadro più ampio: già a luglio il presidente francese Emmanuel Macron aveva annunciato che la Francia avrebbe proceduto al riconoscimento della Palestina durante la stessa sessione delle Nazioni Unite, e oltre una dozzina di Paesi occidentali hanno da allora invitato altri governi a seguire la stessa strada. Prevot ha comunque precisato che l’atto formale di riconoscimento avverrà attraverso un decreto reale soltanto «quando l’ultimo ostaggio sarà stato rilasciato e Hamas non eserciterà più alcuna forma di governo sulla Palestina».

La reazione da parte di Israele non si è fatta attendere. Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, esponente di estrema destra ben noto per i suoi interventi pubblici decisamente provocatori, ha condannato duramente la scelta di Bruxelles: «I Paesi europei che si abbandonano all’ingenuità e si arrendono alle manipolazioni di Hamas finiranno per sperimentare il terrore in prima persona. Qui in Israele c’era chi un tempo chi credeva a tali illusioni, e il risultato sono stati stupri, omicidi e massacri. Invece di premiare il terrore, il mondo libero deve unirsi contro di esso».

Arrestato il sindaco di Hebron

La tensione sul terreno resta altissima. Nella notte, le forze di difesa israeliane (Idf) hanno arrestato Tayseer Abu Sneina, sindaco di Hebron dal 2017. L’operazione, secondo quanto riportato da Haaretz e dai media palestinesi, è avvenuta durante un raid delle forze di sicurezza israeliane nella sua abitazione. Prelevato per un interrogatorio, Abu Sneina è stato successivamente arrestato per ragioni non ancora chiarite. Suo figlio Meza ha riferito che la famiglia non conosce il luogo in cui il padre si trova ora detenuto.

Abu Sneina, figura di spicco di Fatah, ha un passato controverso: negli anni ’80 prese parte al cosiddetto attacco terroristico di Beit Hadassah, in cui furono uccise sei persone. Condannato in Israele, venne imprigionato ma fu liberato tre anni dopo nell’ambito di uno scambio di prigionieri. La sua carriera politica lo ha successivamente portato a guidare Hebron, città simbolo di forti tensioni e ripetuti scontri tra palestinesi e israeliani. Dopo l’arresto, l’Idf ha imposto un coprifuoco totale sul distretto, bloccando ingressi e uscite della città e limitando gli spostamenti dei residenti.

La situazione sul campo

Parallelamente, a Gaza si è consumata un’altra giornata di sangue. Secondo fonti ospedaliere citate da Al Jazeera, almeno 17 palestinesi sono stati uccisi a partire dalle prime ore del mattino in seguito ad attacchi israeliani. Sei di loro stavano tentando di accedere agli aiuti umanitari, mentre altri sono morti nei bombardamenti aerei contro abitazioni a Gaza City e Deir el-Balah.

Sul piano militare, l’Idf ha reso noto che nelle ultime settimane le sue forze hanno ucciso «dozzine di operativi» che stavano pianificando attacchi contro i soldati israeliani nel nord e nel centro della Striscia. Tra questi figurano figure di rilievo come Ahmad Abu Daf, vicecomandante del noto Battaglione Zeitoun, ritenuto responsabile di numerosi attacchi e imboscate e dell’arruolamento di nuovi membri per Hamas. Un altro obiettivo colpito è stato Taleb Sidqi Taleb Abu Atiwi, comandante di una squadra d’élite della forza Nukhba, che aveva preso parte all’infiltrazione in territorio israeliano del 7 ottobre 2023.

L’esercito israeliano ha inoltre dichiarato che l’Aeronautica ha distrutto diversi edifici a Shejaiya e Zeitoun, nel nord della Striscia, che venivano utilizzati da Hamas e dalla Jihad islamica palestinese come centri operativi per pianificare nuove offensive.

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