Al netto della richiesta di non cedere territori ai russi senza l’ok di Kiev, di cui parlano le cronache, che cosa pensano di aver ottenuto gli europei dall’incontro di ieri strappato al presidente degli Stati Uniti a due giorni dal suo vertice bilaterale in Alaska con Putin? Credevano di poter dire a Trump che vi sono questioni irrinunciabili e soglie da non superare nel negoziato con la Russia? E pensavano che Trump voglia dare l’impressione a Putin di subire i condizionamenti da parte degli alleati europei? Dunque, se si illudono di aver ottenuto qualcosa, gli europei soffrono di allucinazioni. Se si sono mossi temendo che la loro debolezza apparisse troppo evidente, rischiano una seconda umiliazione, dopo quella subita dalla presidente della commissione europea von der Leyen in Scozia qualche settimana fa a proposito di dazi.
L’esito dell’incontro di ieri era sostanzialmente già scritto: il Presidente americano ascolta o finge di ascoltare le parole degli europei senza ovviamente prendere alcun impegno. Potrà spiegare, se lo vorrà, che ovviamente quando si va a un incontro politico non si possono mettere delle precondizioni che potrebbero condannarlo al fallimento. Si tratta sempre di parlare, ascoltare e poi trarre le conseguenze dall’incontro, registrando per ora il fatto positivo che esso si sia svolto. Gli europei ieri sera se ne sono tornati a casa a mani quasi vuote, mentre Trump può di nuovo, se lo ritiene, far notare che tutti lo inseguono per baciargli la pantofola (per usare un’espressione meno volgare di quella che userebbe lui stesso).
A me sembra che nei rapporti con Trump l’Europa stia dando prova di una assoluta mancanza di leadership. Se ci fosse una leadership, avrebbe scelto una posizione più dignitosa rispetto al summit russo-americano: avrebbe accolto con distacco e addirittura con apparente favore l’incontro tra i due. L’atteggiamento sarebbe stato: “se sono rose, fioriranno” e avrebbe tenuto per sé gli eventuali dubbi sull’utilità e la produttività dell’incontro in Alaska.
In realtà, nell’incontro fra Putin e Trump è quest’ultimo che rischia di più. È stato Trump a insistere per il vertice con Putin, mentre questi non è mai andato oltre una generica disponibilità a parlare con il Presidente americano. Trump va in Alaska in condizioni di relativa debolezza perché ha dichiarato decine di volte di essere in grado di fare la pace in Ucraina in ventiquattro ore e finora non ha combinato nulla. Ora c’è l’incontro e Trump ha bisogno di dichiarare che vi saranno stati dei passi in avanti. E siccome il solo modo per ottenere dalla Russia un segnale di tregua (o di pace?) è quello di darle in tutto o in parte quello per cui ha iniziato la guerra, Trump cercherà di far pagare agli Ucraini il prezzo dell’accordo.
Zelensky potrà cercare di resistere e gli europei potranno sostenerlo in questa posizione, ma questo avverrà dopo la conclusione del summit di Anchorage. E forse allora sarà troppo tardi di fronte alle concessioni fatte da Trump. Dunque, appare probabile che Putin esca vincitore da quest’incontro. E se avrà ricevuto concessioni sostanziali, magari offrirà il contentino di una tregua militare che tuttavia sarà libero di violare o di interrompere come meglio crederà.
La dignità dell’Europa avrebbe richiesto non la pretesa francamente penosa di far parte indirettamente di un tavolo di trattativa che la esclude, bensì la determinazione ad apprestare i mezzi per sostenere l’eventuale decisione di Zelensky di sottrarsi a un diktat da parte di Trump e di Putin. Ma in Europa queste doti di fermezza e di determinazione vi sono certamente in alcuni Paesi come la Gran Bretagna o la Francia. Potrebbero forse esservi in Germania. Ma non vi sono nelle istituzioni europee in quanto tali per la loro intrinseca debolezza istituzionale e per il peso che nel Consiglio Europeo esercitano i Paesi che sono legati politicamente a Trump e al trumpismo.
Per questi Paesi le richieste futili come quella di ieri vanno bene. Non certo una vera posizione di fermezza e di dignità europea. Nei giorni scorsi qualche commentatore si è lanciato in lodi verso l’adesione dell’Italia alle posizioni europee di questi giorni. Proprio questo sostegno faceva prevedere come sarebbe andato a finire l’incontro di ieri.