Gli scontri nascono da vicenda complessa che coinvolge rivalità, vendette familiari e crisi istituzionali. Farnesina, evitate l’aerea
Scontri armati sono esplosi al confine tra Thailandia e Cambogia, ormai sull’orlo della guerra. La Thailandia ha chiuso l’intera frontiera con la Cambogia, lunga più di ottocento chilometri e definita in gran parte da accordi firmati all’epoca dell’occupazione francese dell’Indocina, ma scontri così violenti non si verificavano da quasi quindici anni. Ordinata anche l’evacuazione di circa 40 mila civili da 86 villaggi di confine. A far esplodere i combattimenti, un colpo di artiglieria cambogiano contro un’abitazione thailandese, dove è morto un uomo e tre persone sono rimaste ferite. Tra questa, un bambino di cinque anni. A seguito dell’attacco, l’aeronautica thailandese ha reagito con sei jet F-16 partiti dalla provincia di Ubon Ratchathani, colpendo due obiettivi militari in Cambogia. Il vice portavoce dell’esercito, Ritcha Suksuwanon, ha confermato l’operazione.
Bilancio delle vittime
Secondo il ministro della Salute Somsak Thepsuthin, sono almeno 12 le vittime confermate: 11 civili e un soldato, oltre a 31 feriti tra civili e militari. Il ministro ha inoltre denunciato un attacco cambogiano a un ospedale nella provincia di Surin, che potrebbe configurarsi come crimine di guerra. “I colpi d’artiglieria sono caduti sulle case della gente”, ha dichiarato Sutthirot Charoenthanasak, capo del distretto di Kabcheing. Gli scontri tra i due Paesi nascono da una vicenda complessa, che coinvolge rivalità, vendette familiari e crisi istituzionali.

Farnesina, evitate l’aerea
La Farnesina con il ministro Antonio Tajani e l’ambasciata a Bangkok monitorano la situazione. Sul sito ‘Viaggiare sicuri’ viene data notizia che “i confini terrestri” tra i due Paesi “sono temporaneamente chiusi” a causa di “scontri a fuoco a cavallo della frontiera nelle province thailandesi di Surin e Sisaket”. A tal proposito “si raccomandano i connazionali ad esercitare la massima cautela” e ad “evitare” le zone interessate.
La Farnesina e l’Ambasciata d’Italia @ItalyinThailand monitorano la situazione al confine tra Thailandia e Cambogia. Min. @Antonio_Tajani ne segue l’evoluzione. Per qualsiasi emergenza o segnalazione vi invitiamo a contattare #UnitàdiCrisi al +39 06 36225. pic.twitter.com/UpmJmIZnpQ
— Farnesina 🇮🇹 (@ItalyMFA) July 24, 2025
Cambogia e l’appello all’ONU
Il primo ministro cambogiano Hun Manet ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, denunciando una “grave aggressione thailandese”. Il ministero degli Esteri cambogiano ha definito l’intervento una “aggressione militare non provocata”.
L’allarme della Cina
La Cina, tramite l’ambasciata in Cambogia, ha invitato i propri cittadini a evitare le zone di confine con la Thailandia e ha espresso “profonda preoccupazione” per gli sviluppi. Il portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun ha esortato le parti a risolvere le divergenze con il dialogo, garantendo una posizione “equa e imparziale” da parte di Pechino.
Vendette familiari e tensioni interne
La crisi non è soltanto politica. Secondo fonti e analisti, all’origine dell’inasprimento delle tensioni c’è una faida tra famiglie di potere. La premier thailandese Paetongtarn Shinawatra, figlia dell’ex primo ministro Thaksin, è stata sospesa il 1° luglio dalla Corte Costituzionale, dopo la diffusione sui social di una telefonata controversa con Hun Sen, ex premier cambogiano e attuale presidente del Senato.

Hun Sen, figura autoritaria che ha governato per 38 anni prima di cedere formalmente il potere al figlio Hun Manet nel 2023, era un tempo vicino alla famiglia Shinawatra. Ma i rapporti si sono incrinati, e nella telefonata del 15 giugno Paetongtarn avrebbe messo in discussione l’operato dell’esercito thailandese nella disputa di confine, chiamando Hun Sen “zio” come segno di rispetto. Le dichiarazioni sono state interpretate da molti come un gesto di sottomissione verso Phnom Penh e un affronto alla sovranità nazionale, scatenando proteste diffuse e indignazione pubblica.
Tre giorni dopo, la registrazione è apparsa su Facebook, scatenando indignazione. Le scuse pubbliche della premier, che ha sostenuto si trattasse di una mossa tattica negoziale, non sono bastate. Per l’analista Thitinan Pongsudhirak, docente alla Chulalongkorn University, “la Cambogia sta sfruttando le divisioni interne alla Thailandia”. Secondo un’esperta cambogiana, “questa è una vendetta familiare, e la situazione è destinata a peggiorare”. Nel frattempo il premier ad interim è Phumtham Wechayachai, politico di lungo corso e stretto alleato della premier sospesa, già vicepremier e figura centrale nell’attuale esecutivo.
I combattimenti di maggio
Lo scorso maggio un soldato cambogiano è rimasto ucciso nel cosiddetto “Triangolo di Smeraldo”, al confine tra Cambogia, Laos e Thailandia. Da allora, entrambe le parti hanno rafforzato la presenza militare, con restrizioni ai transiti, blackout digitali, boicottaggi commerciali e richiami diplomatici. Il 16 luglio un soldato ha perso una gamba per l’esplosione di una mina. Ieri cinque soldati thailandesi sono rimasti feriti, uno in modo grave. Oggi, la premier sospesa ha condannato pubblicamente la Cambogia, sostenendo l’operato delle forze armate thailandesi.
Un conflitto antico
Le tensioni risalgono ad almeno un secolo fa. La Cambogia si è rivolta alla Corte internazionale di giustizia, ma la Thailandia non ne riconosce la giurisdizione e sostiene che alcune aree non siano mai state definite chiaramente. Nel 2011, le forze armate dei due Paesi si scontrarono nei pressi del tempio di Preah Vihear, patrimonio Unesco, causando decine di migliaia di sfollati e almeno 20 morti. Il tempio è rivendicato da entrambi i paesi. Due anni dopo la Corte internazionale di giustizia (Cig) aveva assegnato alla Cambogia la sovranità su un’area di 4,6 chilometri a valle del tempio.