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Artiom Naliato ucciso a 21 anni in Ucraina: «Là, morirei da eroe»

artiom naliato

Il giovane era stato adottato da una famiglia veneta ma negli ultimi anni aveva deciso di tornare a combattere per la patria di origine


Artiom Naliato aveva 21 anni quando è morto sotto una bomba russa. Era originario dell’Ucraina ma cresciuto a Tribano, in provincia di Padova. Il campo di addestramento in Ucraina, dove si era arruolato, è stato colpito da un raid.

Naliato era stato adottato da bambino da una famiglia veneta, ma negli ultimi anni aveva scelto di partire per difendere la sua, le sue origini, la sua gente. Aveva quindi rintracciato un fratello rimasto in Ucraina e deciso di unirsi alla resistenza contro l’invasione russa. «Se dovessi morire là, morirei da eroe», aveva detto prima di partire.

La notizia della sua morte, avvenuta lunedì scorso, ha profondamente colpito la comunità di Tribano. «Oggi perdiamo un figlio», ha scritto il sindaco Massimo Cavazzana su Facebook. «Ci stringiamo con affetto e dolore attorno alla famiglia che lo ha accolto e cresciuto con amore. Il vuoto che lascia è profondo, ma lo ricorderemo per il coraggio delle sue scelte. Un ragazzo che portava nel cuore la libertà per la sua comunità».

Il papà Graziano, come si legge sul Corriere Veneto, ripete: «Abbiamo fatto di tutto per convincerlo a non partire. È morto per ciò in cui credeva davvero». Così anche Paola Ruffini: «Non potevamo fermarlo – ha raccontato –. Rincorreva questa scelta con assoluta determinazione. Prima di partire ci confidò quella frase, che oggi pesa come una profezia. Parlava poco della guerra, non voleva mai farci preoccupare. Era educato, riservato, rispettoso. Proteggeva tutti, anche così». Italiano nei documenti, ma ucraino nell’anima. Accanto alla sua firma sul muro dei soldati, aveva scritto solo: «From Italy».

Artiom era già partito nel maggio 2022 ed era rimasto al fronte per tre mesi. Poi era tornato a Tribano, ma solo per ripartire. Il primo giugno scorso, poco dopo aver completato un periodo di addestramento, è tornato a Kiev. Avrebbe dovuto trascorrere sei mesi al fronte con la Legione Internazionale.

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