La mozione (respinta) era sostenuta da 77 europarlamentari in gran parte appartenenti all’estrema destra: Raid aerei di Mosca sull’Ucraina
«Seguiamo da tempo le operazioni russe contro l’Ue e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. I factchecker indipendenti hanno chiaramente identificato tali operazioni nel contesto della mozione di censura». Con queste parole Thomas Regnier, portavoce della Commissione europea, ha scosso il panorama politico europeo. Da un lato accendendo i riflettori su un allarme che Bruxelles ritiene ormai strutturale ovvero la disinformazione russa pilotata per destabilizzare le istituzioni democratiche europee, ma dall’altro derubricando le forze di opposizione in seno all’arco parlamentare del Vecchio Continente a complici di una potenza straniera.
La vicenda prende spunto dalla mozione di sfiducia presentata contro von der Leyen lo scorso 10 luglio. A promuoverla è stato Gheorghe Piperea, eurodeputato rumeno e vicepresidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr), sostenuto da 77 europarlamentari in gran parte appartenenti all’estrema destra. La mozione è stata respinta con 360 voti contrari e 175 favorevoli, ma il dibattito che ne è seguito ha assunto un valore politico ben più ampio.
Tre giorni prima del voto, la stessa von der Leyen aveva dichiarato in aula che la mozione era «stata firmata dagli amici di Putin», sottolineando come fosse alimentata da teorie cospirazioniste e dalla disinformazione. Il messaggio è stato chiaro: la battaglia politica interna all’Unione è diventata il nuovo terreno di scontro tra Europa e Russia, in un contesto dove la guerra in Ucraina si riflette ormai su molteplici livelli — non solo militari, ma anche informativi e istituzionali.
Estrema tensione in Ucraina
Proprio sul fronte militare, il conflitto in Ucraina continua a conoscere momenti di estrema tensione. A quasi tre anni e mezzo dall’invasione russa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rilanciato un appello al dialogo, chiedendo un nuovo incontro diretto con Vladimir Putin con l’obiettivo di arrivare a un cessate il fuoco. «Bisogna fare di tutto per ottenere il cessate il fuoco e i russi devono smettere di scappare dalle decisioni», ha dichiarato Zelensky, ribadendo la volontà di Kiev di trattare per lo scambio di prigionieri, il ritorno dei bambini deportati e la fine delle uccisioni. Il presidente ucraino ha già dato mandato al Consiglio di sicurezza di proporre formalmente un nuovo incontro per la prossima settimana. Il riferimento è ai precedenti tentativi di negoziato a Istanbul, finora risultati vani. Ma la speranza è che un confronto diretto tra i due leader possa imprimere una svolta significativa.
La Russia attacco con droni e missili
Tuttavia, la realtà sul campo sembra smentire ogni spiraglio di pace. Nelle ultime ore, la Russia ha sferrato il più massiccio attacco aereo mai condotto contro la città di Pavlohrad, nell’Ucraina orientale. Secondo quanto riportato dal governatore regionale Sergey Lysak, l’assalto ha visto l’impiego simultaneo di centinaia di droni kamikaze e missili balistici. I danni sono gravissimi: una fabbrica colpita, una caserma dei vigili del fuoco rasa al suolo e un edificio residenziale distrutto. «Una notte e una mattina infernali per Pavlohrad. Esplosione dopo esplosione. L’attacco più intenso mai subito», ha commentato Lysak.
LEGGI Cremlino: «Incontro Putin-Trump è possibile. Ma non è ora»
Gli aiuti militari all’Ucraina
In parallelo, mentre le bombe continuano a cadere, il sostegno occidentale a Kiev resta cruciale. La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato con larga maggioranza —353 voti a favore contro 76 — la prosecuzione degli aiuti militari all’Ucraina. Il provvedimento prevede l’invio di nuovi armamenti e, se approvato anche dal Senato, sarà firmato dal presidente Usa. Il presidente Donald Trump, durante un recente incontro con il segretario generale della NATO Mark Rutte, ha confermato che «l’Ucraina riceverà armi per miliardi di dollari». Il disegno di legge prevede anche l’imposizione di dazi punitivi — fino al 500% — verso quei Paesi, tra cui Cina, Brasile e India, che manterranno rapporti commerciali con la Russia, rafforzando così anche la pressione economica su Mosca.
Pacchetto di sanzioni europee per Kiev
Nel frattempo, l’Unione Europea ha approvato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, il 18esimo, confermando la linea di fermezza e l’unità dell’Occidente nel sostegno a Kiev. Tuttavia, le accuse della Commissione sulle interferenze russe nei processi politici interni dimostrano come il conflitto non si combatta solo sui campi di battaglia. La guerra dell’informazione — attraverso social network, reti di troll, campagne orchestrate — si è insinuata nel cuore stesso delle democrazie europee, con l’obiettivo di minarne la stabilità e la credibilità. Von der Leyen, nel denunciare le «mozioni firmate dagli amici di Putin», ha voluto lanciare un avvertimento preciso: l’Europa è sotto attacco anche sul piano delle idee, dei valori e della coesione democratica.