La condanna dei ministri degli Esteri di 25 Paesi occidentali, Italia compresa: «No a qualsiasi cambiamento territoriale in Palestina»
«Noi, i firmatari elencati di seguito, ci uniamo per trasmettere un messaggio semplice e urgente: la guerra a Gaza deve finire ora». Comincia così la “Dichiarazione congiunta su Gaza e i territori occupati”, in cui i ministri degli Esteri di 25 Paesi occidentali, Italia compresa, condannano le continue operazioni belliche israeliane all’interno della Striscia.
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«La sofferenza dei civili a Gaza ha raggiunto livelli insostenibili», si legge nella dichiarazione, dove viene anche condannato risolutamente il modello adottato dal governo israeliano per la distribuzione degli aiuti, affidato ad una Ong americana appositamente creata il cui Presidente è membro di una lobby filo-israeliana, l’Anti-Defamation League. Il modello di distribuzione degli aiuti messo in piedi da Stati Uniti e Israele viene definito «pericoloso» e foriero di «instabilità, esso priva i cittadini di Gaza della loro dignità umana».
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Conseguentemente, i Paesi firmatari condannano «il rilascio a rilento degli aiuti umanitari e l’uccisione disumana di civili, compresi bambini, mentre cercano di soddisfare i propri bisogni essenziali di acqua e cibo. È agghiacciante che oltre 800 palestinesi siano stati uccisi mentre tentavano di accedere agli aiuti. Il rifiuto da parte del Governo israeliano di fornire assistenza umanitaria essenziale alla popolazione civile è inaccettabile. Israele deve adempiere ai propri obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale».
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Presente anche un forte appello al rilascio degli ostaggi israeliani ancora in mano ad Hamas, cui segue un’altra dura presa di posizione contro alcune politiche implementate dallo Stato ebraico: «Ci opponiamo fermamente a qualsiasi misura che implichi un cambiamento territoriale o demografico nei Territori palestinesi occupati».
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La dichiarazione, alla cui firma si nota l’assenza della Germania, termina con un’esortazione verso le parti e la comunità internazionale «a unirsi in uno sforzo comune per porre fine a questo terribile conflitto, attraverso un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente. Ulteriori spargimenti di sangue non servono a nulla. Ribadiamo il nostro pieno sostegno agli sforzi di Stati Uniti, Qatar ed Egitto per raggiungere questo obiettivo».
Nuova offensiva a Deir al-Balah
Sul fronte della guerra, la giornata di ieri ha visto le Forze armate israeliane cominciare una nuova incursione via terra nella città di Deir al-Balah, nella zona centrale della Striscia. Dopo poche ore è subito arrivata la notizia dei primi morti, a seguito del quale il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato che «nella zona di Deir al-Balah ci sono operatori italiani e delle Nazioni Unite: è una zona di Gaza che sarebbe una ‘zona sicura’ e che invece da ore è sottoposta a fuoco israeliano». Il capo della diplomazia italiana ha quindi richiesto «con forza che quegli attacchi, ma anche tutti gli attacchi, cessino immediatamente».
Caritas Internationals, rischio carestia
Mentre le incursioni di terra e i bombardamenti aerei israeliani continuano con vigore, Caritas Internationals ha denunciato: «50 ostaggi sono ancora detenuti da Hamas; l’intera Striscia viene bombardata e rasa al suolo per liberarla e renderla inabitabile; centinaia di migliaia di palestinesi vengono massacrati: i dati ufficiali riportano solo i decessi accertati nelle strutture sanitarie, ma sappiamo che le vittime sono molte di più; la popolazione è ridotta alla fame, al punto da rischiare la carestia; i bambini vengono bombardati mentre aspettano di ricevere alimenti terapeutici». Infine un monito: «La storia non perdonerà la barbarie e la complicità».
I ripetuti appelli da Nazioni e Ong non sono però serviti ad avvicinare il tanto agognato cessate il fuoco. Secondo una fonte di Hamas, quest’ultimo e Israele hanno registrato progressi sulla questione dei prigionieri palestinesi che saranno rilasciati in cambio di ostaggi ancora trattenuti a Gaza. Restano invece ancora lontane le posizioni sul dispiegamento dell’esercito israeliano durante il cessate il fuoco. L’attuale proposta sul tavolo in discussione in Qatar propone una tregua di 60 giorni, durante la quale Hamas e Israele devono negoziare un cessate il fuoco permanente. Nel frattempo, la gente di Gaza continua a morire.
La reazione di Israele
Il ministero degli Esteri israeliano ha respinto la dichiarazione con forza, definendola «slegata dalla realtà» e accusando i firmatari di «inviare un messaggio sbagliato a Hamas». «Hamas ha iniziato questa guerra e continua a prolungarla. Esiste già una proposta concreta per il cessate il fuoco: Israele ha detto sì, Hamas continua a rifiutarla», si legge in una nota. Secondo le autorità israeliane, simili appelli rischiano di indebolire il processo negoziale in corso e ignorano le responsabilità del gruppo islamista.