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Chi darà le armi a Kiev? Strategia Ue tra Italia, Francia e Germania

I SAMP/T made in Europe

Alcuni Paesi europei non vogliono inviare nuovi sistemi all’Ucraina per non acquistare armamenti diversi da quelli che hanno. Ecco quali sono

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Il dibattito sullo “sfilamento” d’Italia e Francia dal nuovo programma d’invio di armi all’Ucraina domina le discussioni militari del Vecchio Continente. La questione, del resto, è – oltre che politica – anche profondamente tecnica e legata a dinamiche che influenzano l’approvvigionamento militare europeo ormai da decenni. Il discorso, in breve, è di facile comprensione: alcuni Paesi europei, tra cui Italia e Francia, non possono e non vogliono inviare nuovi sistemi d’arma all’Ucraina secondo il nuovo modello proposto da Trump perché non vogliono dover acquistare armamenti diversi da quelli che hanno in dotazione.

Nel caso della difesa antiaerea, che per quanto concerne le dotazioni americane significa principalmente il sistema intercettore MIM-104 Patriot della Raytheon, si tratta di una scelta assennata dal punto di vista militare ma che richiede una spiegazione più approfondita. Tanto Parigi quanto Roma, infatti, per la difesa antimissile dispiegano sistemi FSAF-SAMP/T, vale a dire un modello interamente prodotto in Europa e frutto della collaborazione di MBDA e Thales, le quali svilupparono questo sistema di difesa antiaerea per dotare i due Paesi di un nuovo ed avanzatissimo armamento in grado di garantire la protezione diffusa delle proprie forze.

I SAMP/T made in Europe

I SAMP/T, che come tutti i sistemi di questo genere si compongono di più elementi, dai radar ai lanciatori alle unità di comando, impiegano missili intercettori Aster 30, gli stessi che si possono trovare sulla gran parte delle navi da guerre italo-francesi, anch’essi di produzione e sviluppo interamente continentale. A livello di specifiche tecniche, le differenze tra gli europei SAMP/T e i Patriot statunitensi non sono molto notevoli, tranne forse per i costi. I due sistemi d’arma svolgono grossomodo le stesse funzioni e più o meno con lo stesso grado d’efficienza, anche se a livello di sviluppo i Patriot sono leggermente più avanti nei tempi.

La principale differenza, che è poi la ragione tecnica per cui Francia e Italia si sono allontanate dal progetto della Nato e di Trump per l’invio di armi all’Ucraina, è che le difese antiaeree italo-francesi ruotano interamente attorno, almeno nel caso in questione, a sistemi di produzione europea. Si tratta di sistemi d’arma autoctoni che fanno affluire fondi nelle casse di aziende europei e che vengono sviluppati secondo le richieste e le necessità specifiche delle Nazioni di cui sono espressione. Abbandonare questi sistemi, anche solo per finanziare l’approvvigionamento di nuove armi made in Usa per gli ucraini, significherebbe dirottare risorse economiche nelle casse di quelli che sono a tutti gli effetti concorrenti diretti delle aziende che sviluppano questi armamenti per conto di Francia e Italia.

Italia e Francia contro gli Usa nel settore della Difesa

Vorrebbe dire, indirettamente, avvantaggiare la produzione di un sistema che compete direttamente con i SAMP/T europei, dando modo alla Raytheon e alla Lockheed, già dei colossi nel settore, di sviluppare ulteriormente i propri prodotti e aumentare il gap con le rivali continentali. Questo discorso, che può sembrare un’irrilevante bega economica a fronte delle necessità tangibili degli ucraini ha però un risvolto strategico di lunga portata. Nelle discussioni sulla creazione di un settore della Difesa unito a livello comunitario la Francia e l’Italia hanno ribadito spesso, negli ultimi anni, che questo tipo di avanzamento geopolitico è possibile solo qualora poggi su solide basi industriali interamente autoctone.

Tradotto: non può esserci reale integrazione a livello militare in Europa se non ci sarà contestualmente un’integrazione industriale e logistica dei sistemi impiegati sul continente. Ma in Europa coesistono ancora troppi sistemi diversi e la presenza americana rimane ancora troppo forte per permettere una vera coesione: Germania, Spagna, Grecia, Polonia, Romania e Olanda continuano infatti ad impiegare i Patriot, e solo Parigi e Roma optano invece per i quasi equivalenti SAMP/T. Sul piano strategico e di lungo periodo, adottare un sistema piuttosto che un altro significa modificare le proprie strutture militari per accoglierne e accomodarne il dispiegamento, addestrare il personale e creare legami duraturi tra le aziende produttrici, e i Paesi di cui sono espressione, e la Nazione ricevente.

La funzione “politica” degli armamenti

Significa, in buona sostanza, proiettare influenza a lungo termine e garantirsi entrate costanti derivanti dalla fornitura di parti di ricambio, munizioni e nuovi sistemi. E proprio per questo motivo Trump spinge, non a caso, per fornire con i soldi degli alleati i sistemi americani e non quelli auto-prodotti dagli alleati. Una triplice vittoria per Washington, che vende le sue armi diffondendo influenza, aiuta gli ucraini e nel contempo ci guadagna economicamente, che restringe ancor di più il campo di azione delle aziende europee che tentano di imporsi come credibili sostituti del gigante a stelle e strisce.

Per questo la questione dello “sfilamento” italo-francese risulta, al netto delle considerazioni politiche, una mossa validissima sul piano tecnico. Anche ci fossero state le possibilità economiche per sostenere l’Ucraina, entrambi i Paesi, avendo chiaro in mente il proposito geopolitico dell’Unione Europea, avrebbe al più dovuto premere per poter inviare i propri sistemi. Sorprende, in tal senso, che una Nazione quale la Germania, che fa dell’europeismo un mantra inviolabile della propria politica, non abbia tenuto presente questo aspetto fondamentale.

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