I partiti Haredim minacciano di ritirare il sostegno al governo di Bibi se i giovani studenti della Torah non saranno esentati dal servizio militare obbligatorio
La questione della coscrizione dei cittadini ultraortodossi d’Israele continua a minacciare il governo di Benjamin Netanyahu. Ma a farlo, questa volta, non sono i “soliti sospetti” del partito Shas ma gli Haredim che si riconoscono nella linea politica del partito Degel HaTorah e del compagno di coalizione Agudat Yisrael. Parlando con i giornalisti di Channel 12, infatti, una fonte interna a Degel HaTorah ha fatto sapere che il suo partito è pronto a prendere decisioni drastiche sulla questione della leva.
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Nello specifico, la fonte di Channel 12 ha avvertito che «le prossime ore saranno sicuramente le ultime per salvare il primo ministro. Se non verrà presentato un disegno di legge nelle prossime ore, la decisione verrà presa». Il nodo della contesa, come ormai da più di un anno a questa parte, resta la questione della coscrizione obbligatoria dei giovani ebrei ultraortodossi tra le fila delle Forze di Difesa israeliane.
La coscrizione degli ultraortodossi
Gli Haredim, che rappresentano il 13% dei 10 milioni di abitanti di Israele, godono fin dalla nascita dello Stato di una quasi totale esclusione dalla leva militare obbligatoria a cui sono sottoposti, sulla base della Defense Service Law del 1949, tutti gli altri cittadini del Paese. Il cavillo che ha sempre permesso agli Haredim di evitare il servizio è stato quello noto come Torato Umanuto, o “la sua Torah è la sua professione”.
Sebbene con continue modifiche, questo sistema ha permesso fin dalla fondazione d’Israele ai giovani Haredim di dedicarsi allo studio della Torah, un’attività svolta nelle yeshivot (scuole religiose) ultraortodosse, fino al raggiungimento del limite d’età superato il quale si diventa ineleggibili al richiamo alla leva senza venir prelevati forzatamente per servire nelle forze armate.

Questo sistema, vista la percentuale di popolazione Haredi in Israele, ha portato al fatto che solo il 69% degli uomini ebrei e il 59% delle donne ebree possono essere effettivamente richiamati per il servizio militare. Nel giugno 2024, però, con una sentenza che ha fatto storia, e ha provocato non poche complicazioni interne, la Corte Suprema ha imposto l’arruolamento degli ultraortodossi e bloccato i finanziamenti alle scuole religiose i cui studenti rifiutano il servizio militare.
La crisi che rischia di spaccare il Paese
Fin da quella decisione il clima interno al Paese è mutato drasticamente, con i tre partiti ultraortodossi, gli anti-sionisti Degel HaTorah e Agudat Yisrael e il meno radicale Shas, impegnati in una feroce campagna politica per spingere la maggioranza e il governo Netanyahu, di cui sono sostenitori, a rinnovare una sorta di esenzione legale. Ma il clima geopolitico non ha giocato a loro favore, vista la lunghissima e complessa guerra regionale in cui è impegnata Tel Aviv. Tanto tra le forze di opposizione quanto tra alcuni partiti di maggioranza l’esenzione degli Haredim è vista infatti come un tradimento alla luce delle sfide esistenziali affrontate da Israele.
Ma tra gli Haredim, gelosi della propria autonomia e molto protettivi verso i propri costumi religiosi, discussioni di questo tipo hanno poca presa. Proprio per questo, la situazione si fa sempre più seria per Netanyahu. Negli ultimi due giorni i movimenti delle tre fazioni ultraortodosse sono stati preoccupanti per il governo, con il leader di Shas, Aryeh Deri, che secondo varie fonti riportate dalla stampa israeliana sta «esercitando una pressione molto forte sugli altri partiti per ritirarsi immediatamente dalla coalizione».
Anche i rabbini di Degel HaTorah stanno facendo sempre più pressioni sui propri parlamentari e hanno fatto sapere che «in assenza di una legge sulla coscrizione, Degel HaTorah si ritirerà immediatamente dal governo». Senza i 18 voti alla Knesset dei partiti ultraortodossi Netanyahu ha poche speranze di mantenere la maggioranza, specialmente alla luce dei sempre crescenti diverbi interni anche alle altre forze che lo sostengono e alla crescita di popolarità dell’opposizione.
Per questo, difficilmente il primo ministro rischierà la sua coalizione pur di non concedere agli ultraortodossi l’esenzione militare che tanto desiderano. Il problema, semmai, sarà trovare il supporto parlamentare necessario a far passare una legge tanto controversa. Ma pacificare gli Haredim, ora come ora, è la priorità numero uno per il governo, specialmente con le discussioni sulla pace a Gaza ancora in bilico. Netanyahu, in questo frangente così complesso, ha la necessità di compattare i ranghi dei suoi e la questione Haredi è la più facile da risolvere tra quelle sul tavolo.