Il patron di Tesla vede Curtis Yarvin, promotore di teorie razziste sulla ‘gerarchia delle razze’ e di un «governo degli illuminati»
Elon Musk fa sul serio. Dopo aver annunciato il suo Partito America in rottura con l’ex alleato Donald Trump, il proprietario di Tesla starebbe muovendosi con grande attivismo per fare corpo e concretezza al suo nuovo progetto politico. Muovendosi – in perfetto stile muskiano – con fare eclettico, secondo uno stile che riflette le volubili oscillazioni del magnate di origini sudafricane. Così Musk si sarebbe consultato con Andrew Yang, imprenditore sino-americano fautore della teoria economica del Reddito di base universale ed ex candidato alla primarie democratiche del 2020, nonché fondatore di un piccolo terzo partito (il Forward Party).
Yang si sarebbe offerto di aiutare Musk sulla base della sua esperienza nella gestione di terzi partiti. Un altro noto imprenditore americano, Mark Cuban, ex proprietario dei Dallas Mavericks e noto finanziatore centrista in passato vicino ai democratici, ha offerto a sua volta il suo appoggio. Ma in questo carosello politico-mediatico non mancano le ombre.
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Secondo quanto riportato dal New York Times, il patron di Tesla si sarebbe consultato con Curtis Yarvin sui prossimi passi della sua nuova creatura politica. Un passo che, come sottolineato dal quotidiano statunitense, appare bizzarro dal momento che Yarvin è più un guru politico che un organizzatore di partiti, specialmente in un sistema elettorale complesso come quello americano.
Curtis Yarvin e l’Alt-Right
Ma Yarvin non è un semplice pensatore: 52 anni, ex programmatore e oggi blogger anti-sistema sotto lo pseudonimo di Mencius Moldbug, Yarvin è noto per essere uno dei maggiori proponenti del cosiddetto Illuminismo nero (Dark Enlighment), una corrente di pensiero reazionaria sviluppata assieme al filosofo britannico Nick Land oggi molto popolare con l’estrema destra statunitense (la cosiddetta Alt-right). Fin dal nome, questa si pone come l’antitesi dei valori sorti dopo la rivoluzione di pensiero operata dall’Illuminismo occidentale a partire dal XVIII secolo, proponendo una visione sociale di estrema destra incentrata in particolare sulla critica all’egalitarismo democratico e alla decadenza socio-politico delle nazioni occidentali.
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In alternativa, Yarvin sostiene la transizione verso un sistema monarchico modellato sul potere personale di una figura dittatoriale simile al CEO di una grande azienda. Il parallelo con le moderne multinazionali non è un caso dal momento che, come lo definisce Land, l’Illuminismo nero immagina una nuova società in cui “il potere corporativo capitalista dovrebbe diventare la maggiore forza organizzatrice a livello sociale”. Per questo, la visione propugnata dai fautori del Dark Enlighment sono stati definiti neo-feudalisti o tecno-feudalisti, per via del coinvolgimento dei grandi magnati del mondo dell’high tech.

L’ideologia di Yarvin e Land ha infatti mietuto proseliti soprattutto nella Silicon Valley, tra gli insospettabili ambienti cosmopoliti dell’industria tecnologica americana. Personaggi come Peter Thiel, fondatore e proprietario di PayPal, e Marc Andreseen, imprenditore e autore di un manifesto futurista da molti indicato come la base della visione dello stesso Musk, sono ambedue molto vicini a Yarvin, così come l’attuale vicepresidente J.D. Vance, amico personale dello stesso Thiel e collegamento politico tra gli ambienti dell’industria tech e l’amministrazione guidata da Donald Trump.
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L’ideologia di Yarvin tra razzismo e teorie complottiste
Yarvin si è fatto in passato anche promotore di teorie razziste sulla “gerarchia delle razze”. Curtis Yarvin delinea i contorni di un «governo degli illuminati», in cui le decisioni non sarebbero prese dalla maggioranza, ma da coloro che sono considerati più qualificati, una tecno-aristocrazia basata sulla rifondazione dello Stato su basi autoritarie e corporative. Facile capire perché tali discorsi trovino tanto consenso negli ambienti dei miliardari dell’high tech, già convinti di essere una minoranza di geni tecnologici e dotati degli strumenti per affermare il proprio potere rimodellando la scena politica a proprio piacimento.
Un discorso che oggi potrebbe trovare tra i propri proseliti lo stesso Musk. Chi altri, del resto, avrebbe potuto fondare un partito e minacciare di impegnarvi il proprio immenso patrimonio (stimato in oltre 400 miliardi di dollari) sulla base di una lite personale, seppur con un personaggio del calibro di Donald Trump? È vero che in passato Yarvin sia stato un critico del proprietario di Tesla, ammettendo pubblicamente di divertirsi a trollarlo, ma va notato come le critiche del guru dell’Illuminismo nero si siano concentrate soprattutto sulla scarsa incisività di Musk.
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La parabola del “Doge”
Per esempio, Yarvin è stato un fautore del Doge, il Dipartimento per l’efficienza governativa voluto e guidato dal miliardario con l’obiettivo di tagliare pesantemente la burocrazia e la spesa pubblica, ma ha accusato il suo ideatore di essere stato troppo timido con i tagli, scendendo nei fatti a compromessi con lo Stato americano guidato dallo stesso Trump. La rottura consumata adesso con quest’ultimo, proprio sul tema della spesa statale e dell’aumento del debito pubblico (che verrà fortemente incrementato a causa del Big beautiful bill, la riforma finanziaria fortemente voluta da Trump e recentemente approvata dal Congresso), potrebbe liberare Musk da quei lacci e lacciuoli istituzionali e di opportunità politica che finora lo avevano frenato.
Resta comunque il dubbio che la democrazia americana, per quanto in crisi e disprezzata da figure come Yarvin, finisca davvero per piegarsi all’Opa ostile del magnate. Il Doge si è rivelato impopolare tra gli elettori e la presenza mediatica di Musk da sola potrebbe non bastare, specie con il palco già occupato da Trump. Il proprietario di Tesla potrebbe così imparare la dura lezione già inferta da molti populisti a chi ha sperato di frenarne l’ascesa rilanciando slogan anti-sistema e cioè che, alla fine, tra l’originale e un emulo gli elettori premiano sempre l’originalità del primo.