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Il giorno di von der Leyen: Ursula affronta la mozione di sfiducia

Ursula von der Leyen
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Ursula von der Leyen affronta la mozione di sfiducia al Parlamento europeo ma con una maggioranza compatta dovrebbe vincere la partita


«Time to go». È tempo di andar via. Ieri sul social X il primo ministro ungherese Viktor Orban si è rivolto con questa esortazione alla presidente della Commissione europea Ursula von Leyen alla vigilia del voto sulla mozione di sfiducia contro di lei sul quale si pronuncia oggi il Parlamento europeo in plenaria a Strasburgo. Il leader populista magiaro ha diffuso una foto che modifica la copertina del Time in cui si mostrava l’uscita di scena del presidente americano Donald Trump: al suo posto, in un fotomontaggio, c’è von der Leyen che si avvia verso l’uscita.

Purtroppo per Orban e per i suoi sodali – i partiti populisti e nazionalisti del gruppo dei Patrioti per l’Europa, tra i quali c’è anche la Lega di Salvini – non succederà. Perché passi una mozione di sfiducia al Parlamento europeo servono i 2/3 dei votanti. Per raggiungere l’obiettivo i partiti di estrema destra avrebbero bisogno di un terremoto politico: socialisti, liberali e verdi dovrebbero votare contro la presidente. Un esito impossibile perché, al di là dei numerosi mal di pancia ampiamente manifestati in questi giorni nei confronti di von der Leyen, i gruppi di centrosinistra non farebbero mai un simile regalo ai loro avversari.

Ursula in una “botte di ferro” guarda agli esteri

Ma in politica funziona così: il risultato di una mozione di sfiducia che non passa è il rafforzamento di chi la mozione l’ha subita. Consapevole di trovarsi in una botte di ferro, ieri von der Leyen è intervenuta nella plenaria di Strasburgo sulle conclusioni del Consiglio europeo del 26 giugno rilanciando con orgoglio le prospettive del suo esecutivo. In cima alla lista, l’impegno contro i dazi di Donald Trump. «Lavoriamo giorno e notte per trovare una soluzione – assicura von der Leyen – perché crediamo che i dazi siano dannosi per le imprese. Dall’inizio del nostro nuovo mandato, abbiamo già concluso nuovi accordi con il Mercosur, il Messico e la Svizzera.

Lavoreremo per finalizzare l’accordo con l’India entro la fine dell’anno. E ce ne saranno altri». La presidente della Commissione rilancia l’Unione europea come partner affidabile nel mondo spaventato dai movimenti erratici del presidente americano. I dazi possono diventare un’occasione per «aprire immense nuove opportunità e mercati per le aziende europee» rilanciando la competitività del vecchio continente. Per favorire questo processo, assicura von der Leyen, bisogna «rendere l’Europa un posto migliore in cui investire. Dobbiamo rendere il processo più semplice e rapido per le aziende».

Sul rapporto con Washington si professa ottimista: «Saremo fermi. Ma preferiamo una soluzione negoziata. E ho avuto un proficuo scambio di opinioni con il Presidente Trump all’inizio di questa settimana per contribuire a far progredire le cose. Stiamo cercando un quadro chiaro, da cui possiamo continuare a costruire». Ciò che ancora assilla le istituzioni di Bruxelles è la guerra in Ucraina. Ricordando gli ultimi feroci attacchi della Russia, la presidente insiste sulle politiche di riarmo: «Non possiamo fare affidamento su altri per difendere l’Europa. La difesa dell’Europa è una nostra responsabilità».

Le misure per una Difesa europea

Per rafforzare la sicurezza comune due settimane fa l’esecutivo Ue ha presentato un documento “omnibus” che mira a semplificare la burocrazia per l’industria della difesa e le norme sugli aiuti di Stato e attende di essere approvato dal parlamento e dal consiglio. Von der Leyen promette di individuare «progetti europei comuni per appalti congiunti in modo che gli stati membri spendano di più per l’interoperabilità». Finora dieci paesi membri hanno già manifestato la loro intenzione di ricorrere ai prestiti previsti dal Safe, il programma Ue per la difesa con 150 miliardi di euro in prestiti per appalti congiunti, ma, incalza von der Leyen, «mi aspetto che altri aderiscano, è fondamentale».

Ma la politica del riarmo preoccupa diverse forze politiche: sia a destra, dove molti flirtano con Putin, sia a sinistra, ancorata alle “magnifiche sorti e progressive” della diplomazia. Proprio per questo, il M5s voterà oggi contro von der Leyen. Le fibrillazioni più pericolose per Ursula restano quelle interne alla maggioranza dove socialisti, liberali e verdi contestano alla presidente l’atteggiamento più lasco nei confronti degli impegni climatici sanciti dal Green Deal, la maggiore severità nei confronti dei flussi migratori, il rischio che le spese militari sottraggano risorse ai fondi sociali europei.

La partita politica di von der Leyen

Alcune di queste ‘deviazioni’ di percorso rispetto al programma originario si sono rese necessarie per disinnescare e associare alla governance europea partiti di destra che, altrimenti, sarebbero rimasti ai margini: tra questi, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Secondo il sito di notizie europee Politico, per rispondere alle richieste dei socialisti ed evitare le astensioni, von der Leyen avrebbe promesso che, nel nuovo bilancio, i pagamenti alle regioni (pari a un terzo del bilancio pluriennale dell’Ue) continueranno a essere erogati alle autorità locali anziché ai governi nazionali.

Diventerebbe così più difficile per i leader autocratici, come Viktor Orbán, tagliare i finanziamenti dell’Ue alle regioni governate da rivali politici. Troppo poco per placare le tensioni con gli alleati: il nodo politico sono le concessioni dell’esecutivo alle destre. Del resto, in un sistema complesso come quello europeo, segnato dalla logica intergovernativa nelle relazioni tra gli stati e dalla frammentazione del quadro politico in parlamento, von der Leyen fa l’unica cosa possibile: si appoggia sul pilastro del Partito popolare europeo a trazione tedesca (il capogruppo è Manfred Weber) per giocare di sponda con gli altri gruppi, attuando un metodo di governo consociato.

Una sorta di quadripartito di centrosinistra che va avanti confidando nella “non-sfiducia” di qualche delegazione nazionale delle destre. Forte di questa posizione priva di alternative reali, von der Leyen sarà oggi a Roma per aprire la conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina e partecipare alla riunione dei volenterosi.

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