Il Vecchio Continente ha sviluppato piani militari solo a lungo termine. La questione dell’attrito e del consumo di munizioni resta centrale
L’amministrazione Trump sospenderà per il prossimo futuro l’invio di sistemi d’arma vitali all’Ucraina. Una decisione che rischia di lasciare Kiev, specialmente per quanto concerne i sistemi di difesa missilistica come gli intercettori del sistema Patriot, scoperta e vulnerabile agli attacchi russi. Per ovviare a questo problema di ordine strategico, l’Europa dovrà inevitabilmente farsi ulteriore carico del peso legato alle forniture militari da inviare al Paese in guerra. La questione dell’attrito e del consumo di munizioni, specialmente quelle più complesse come gli intercettori e i missili, resta infatti centrale nello scontro per il controllo dell’est ucraino.
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Il problema, però, è che né Bruxelles né gli altri alleati occidentali di Kiev hanno le capacità produttive necessarie a sostituire le forniture di armi arrivate in questi anni in Ucraina dall’altra parte dell’oceano. Già a inizio marzo, quando Trump mise in chiaro per la prima volta che gli aiuti si sarebbero fermati, l’Unione Europea rispose in maniera unitaria per cercare di prendere il posto del recalcitrante alleato statunitense. Ingenti somme di denaro, 800 miliardi di euro, vennero stanziate per potenziare nel medio e nel lungo termine la produzione militare del continente. Da tutti i leader d’Europa arrivò il pieno sostegno al Paese invaso ma nella pratica questo sostegno faticò, e fatica ancora oggi, a coprire l’enorme vuoto lasciato dagli Stati Uniti.
Il problema, come sempre, è l’enorme ritardo del settore produttivo militare del Vecchio Continente e infatti proprio su quel fronte ci si sta muovendo in Europa. Per coprire la fornitura di intercettori Pac-3, quelli impiegati dai Patriot, Lockheed Martin sta per esempio cercando joint ventures con lo scopo di aprire nuovi stabilimenti produttivi direttamente in Europa. Tuttavia, per quanto lodevole e importante sul piano strategico, questo tipo di manovre richiedono tempo, così come richiederanno tempo.
Lo stesso discorso vale per le manovre attuate dagli ucraini. Il ministro della Difesa di Kiev, Rustem Umerov, ha annunciato in settimana che il disegno di legge sulla produzione congiunta di armi con gli alleati dovrebbe essere sottoposto a votazione entro la fine del mese. Il programma, annunciato da tempo, include piani volti ad aiutare i produttori della difesa ucraini ad aumentare e modernizzare la produzione, ampliando la rete di stabilimenti già esistenti e avviando la costruzione di nuove strutture all’estero.
Un progetto, anche questo, che guarda al lungo periodo. Sul breve termine, però, i rifornimenti americani restano gli unici che possono garantire agli ucraini il mantenimento dello scudo antiaereo che difende le loro città. Anche al netto della volontà europea di assistere l’alleato, dunque, nel prossimo futuro Kiev si troverà sotto pressione a causa del mancato invio di armamenti americani.