II Cdm approva la riforma dell’edilizia: nuove regole sulle sanatorie, rafforzamento del silenzio assenso e 12 mesi per i decreti legislativi. Il Mit: «Nessun intervento sugli abusi del passato»
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla legge delega per la riforma del Testo unico dell’edilizia (TUE), avviando il percorso per la stesura di un nuovo Codice del settore.
La riunione, la numero 150 del governo Meloni, ha affrontato anche il disegno di legge per l’attuazione del Patto Ue su migrazione e asilo e la delega per il Codice dell’edilizia e delle costruzioni. Possibile, inoltre, una discussione sulle nomine dell’Arera, l’Autorità per l’energia, i cui vertici sono in prorogatio da agosto.

MIT: «Nessun condono, regole più semplici»
La riforma edilizia è il punto politicamente più sensibile della giornata. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti chiarisce in una nota:
«La legge delega non riguarda in alcun modo gli abusi del passato. L’obiettivo è offrire un Codice basato su regole chiare e semplici, così da evitare contenziosi come quello che oggi coinvolge il Comune di Milano».
Secondo il Mit, il Testo unico attuale – che risale a 24 anni fa – è diventato nel tempo un sistema frammentato, con sovrapposizioni normative e conflitti tra Stato e Regioni. La riforma nasce da una consultazione ampia con gli operatori del settore e punta a costruire un impianto unico che agevoli il diritto alla casa e semplifichi l’esercizio della proprietà.
Brancaccio (Ance): «Segnale atteso»
L’Associazione nazionale costruttori edili accoglie positivamente l’iniziativa. La presidente Federica Brancaccio parla di «un importante segnale dopo anni di attesa» e ricorda l’urgenza di aggiornare le norme per permettere interventi che migliorino «periferie, centri storici, degrado urbano e servizi ai cittadini».
L’opposizione: «Colpo di mano sul territorio»
Dall’opposizione, invece, arrivano attacchi durissimi. Angelo Bonelli (AVS–Europa Verde) definisce il testo «un golpe contro il territorio» e denuncia il rischio che la riforma:
“Il testo sull’edilizia è un golpe contro il territorio. Prevede il silenzio assenso per le sanatorie degli abusi edilizi e cosa grave trasforma in norma il modello Milano per la realizzazione di grattacieli e interventi urbanistici rilevanti attraverso la Scia e senza piano attuativo o di lottizzazione”.
Cosa prevede la riforma
Un anno per riscrivere le regole
Il governo avrà 12 mesi per adottare i decreti legislativi che daranno forma al nuovo assetto normativo dell’edilizia. L’obiettivo, secondo il Mit, è una riforma ampia e organica, capace di superare la frammentazione generata negli anni da norme regionali disomogenee. L’intervento è definito “non più rinviabile” e punta a costruire un quadro normativo chiaro, semplice e moderno, che favorisca sviluppo economico, sicurezza e riqualificazione del patrimonio immobiliare.
Il nodo del silenzio assenso
La delega individua alcuni principi cardine, dalla tutela del paesaggio alle norme igienico-sanitarie, e fornisce le linee guida per i decreti attuativi, in continuità con il decreto Salva Casa del 2024. Uno dei punti centrali è il rafforzamento del silenzio assenso, pensato per velocizzare i procedimenti:
- riduzione dei tempi per il rilascio o la formazione dei titoli edilizi
- possibilità di silenzio devolutivo in caso di inerzia della PA
- definizione di termini perentori, con eventuali poteri sostitutivi per superare ritardi o blocchi tra amministrazioni
L’obiettivo dichiarato è contrastare l’“immobilismo burocratico” e garantire tempi certi ai cittadini e agli operatori.
Procedure semplificate per abusi ante 1967
La riforma interviene anche sui procedimenti di sanatoria, senza modificarne i requisiti sostanziali ma rendendo più efficiente la parte amministrativa. tra le misure: razionalizzazione dei passaggi necessari al rilascio dei titoli in sanatoria; revisione dei regimi sanzionatori, che saranno proporzionati alla gravità delle difformità e al valore delle opere; semplificazioni specifiche per gli abusi realizzati prima del 1967.
Salvini: «Serve una semplificazione vera»
Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini rivendica la necessità di riscrivere un impianto normativo vecchio di 25 anni:
«Il Testo unico va riordinato. La semplificazione è indispensabile».
«Voglio arrivare a fine mandato con un Salva Casa pienamente funzionante e applicato in modo uniforme da Comuni e Regioni», ha detto Salvini, sottolineando il lavoro con gli enti locali per evitare applicazioni divergenti e tutelare i diritti dei cittadini»

Salvini ha ricordato che il Salva Casa non è un intervento isolato, ma parte di un percorso più ampio nato dalla realtà di “milioni di immobili non vendibili o non ristrutturabili per piccole difformità interne”. Secondo il ministro, quella misura ha già contribuito a rilanciare compravendite e affitti. La nuova legge delega punta ora a fare definitiva chiarezza sullo stato legittimo degli immobili, sulle tipologie di intervento e sugli strumenti operativi:










