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Manovra, Tajani contro i tecnici del Mef: «Non decidono i grand commis»

Giorgetti: «Basta attacchi». Scontro tra il leader di Forza Italia e Salvini su contributo alle banche e definanziamento per le metro

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Se la navigazione della manovra fino all’approdo in Consiglio dei ministri ha dovuto affrontare acque agitate, la traversata in Parlamento si annuncia ancora più ardua: i partiti di opposizione sono pronti a dare battaglia, e lo stesso sono pronti a fare le forze di maggioranza sbaragliate dalla determinazione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che di fronte alle istanze dei soci di governo, come di quelle dei suoi stessi compagni di partito, ha tirato dritto. Tassazione sulle banche, aumento della cedolare secca sugli affitti brevi, stretta sui dividendi: sono i temi più “caldi” al centro dello scontro nell’esecutivo – con schieramenti a geografia variabile su alcuni – e le parole del vicepremier Antonio Tajani, danno misura del livello della tensione.

L’attacco ai tecnici del Mef e il muro di Giorgetti


Il leader di Forza Italia ha puntato il dito contro i tecnici del Mef: «Decide la politica, non i grand commis». Il partito si è trovato spiazzato di fronte all’incisività dell’intervento sulle banche, sorpreso dall’aumento dell’aliquota dal 21 al 26% sugli affitti brevi. «Non ne sapevamo niente», ha ammesso il vicepremier intervenendo a Napoli al forum de “Il Mattino”.

«Abbiamo detto che siamo contrari a qualsiasi tassa sugli affitti brevi e adesso in Parlamento faremo di tutto per tornare allo stato attuale», ha puntualizzato, annunciando la presentazione di emendamenti «a partire dal Senato per eliminarla, lo stesso faremo sui dividendi». Se alle lamentele dei partiti Giorgetti è abituato, non si scompone e va avanti sulla sua strada, che è quella del sentiero in discesa del debito – non ha lasciato scivolare l’attacco ai tecnici del suo dicastero. Nessun commento diretto, ma ha tenuto a ribadire «assoluta fiducia nei confronti delle istituzioni con cui si confronta ogni giorno al ministero».

Alleanza FI-Lega-Fd’I per il no all’aumento delle tasse sugli affitti brevi

Divisi sulle banche, su cui Salvini resta in pressing, alzando continuamente l’asticella – «Più le banche si lamentano più presentiamo emendamenti per aumentare il prelievo. Ogni lamentela porterà a un 1% di Irap», l’ultima minaccia – Lega e Forza Italia si ritrovano uniti nella bocciatura ai ritocchi alla disciplina sulle locazioni inseriti nel testo della manovra bollinato dalla Ragioneria dello Stato, perché conserva l’aumento, lasciando la cedolare secca al 21% solo per chi non affitta attraverso le piattaforme.

Un vantaggio che nei fatti interesserà un numero limitato di host, dal momento che, si rileva nella relazione tecnica della manovra, il 90% continuerà ad affidarsi alle piattaforme. «È una tassa sciocca, con gettito minimo, che lede la proprietà privata. È entrata in manovra in modo distratto, verrà cancellata», ha affermato il leader del Carroccio. FdI, prova a stemperare i toni.

«La posizione di Fratelli è molto chiara: tutela della prima casa e della proprietà privata. Nessuno nel centrodestra ha intenzione di introdurre nuove tasse», ha ripetuto Gianluca Caramanna, responsabile del Dipartimento turismo del partito della premier. Mentre il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, ha proposto di rovesciare il ragionamento, abbassando la cedolare secca al 15% a canone libero per incentivare gli affitti a lungo termine di immobili sfitti (al momento è al 21%, e 10% per i contratti a canone concordato).

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Margini di modifica? «La manovra non è blindata», ha affermato chiarisce il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, «il Parlamento farà il suo mestiere», però di certo «non possono essere messi in discussione i saldi di bilancio».

La metro C di Roma a rischio definanziamento

A mettere altra legna sul fuoco la spending review messa nero su bianco nelle tabelle della legge di bilancio dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: gli 80 miliardi di “definanziamento” nello stato di previsione del ministero delle Infrastrutture riguardano le metropolitane dei grandi centri urbani: Roma perde i 50 milioni che erano stati assegnati alla linea C, la M4 di Milano ne perde 15, la stessa cifra Napoli per il collegamento tra Afragola e la città. «Credo che il ministro Salvini debba occuparsi anche della città di Roma», «convinca Giorgetti a rifinanziare Napoli-Afragola», la punzecchiata di Tajani che su tema si è ritrovato a far fronte comune con le opposizioni, Pd in testa.

A stretto giro è arrivata la risposta della Lega, con il vicesegretario Claudio Durigon: «Si tratta di una rimodulazione che, a differenza di quanto afferma Tajani, consente di utilizzare le risorse e non di tagliarle. Bastava semplicemente che il vicepremier si informasse meglio in Consiglio dei ministri».
Dal canto suo, il titolare del Mef ha ribadito la centralità del percorso di risanamento dei conti pubblici: obiettivo deficit sotto il 3% entro il 2026 e Italia fuori dalla procedura Ue per disavanzo eccessivo. Centrarlo, porterà «un dividendo di lungo periodo» anche per le banche, ha sottolineato.

Gli “umori” fuori dai palazzi

Intanto fuori dai palazzi della politica, i giudizi sul provvedimento sono contrastanti: se la Cgil conferma la manifestazione in programma a Roma sabato, bollando come «truffa ai danni dei lavoratori e dei pensionati» la riforma dell’Irpef per via del fiscal drag, la Uil rivendica di aver chiesto e ottenuto la detassazione degli aumenti contrattuali e più risorse per i rinnovi del pubblico impiego.

L’Anci evidenzia «pesanti criticità finanziarie» che metterebbero a rischio la possibilità dei Comuni di garantire «servizi essenziali» e la «capacità d’investimento».
Scontento anche tra le imprese. La stretta sul regime impositivo dei dividendi preoccupa Confindustria: «Rischia di compromettere la competitività delle imprese italiane e la certezza del quadro normativo», ha sostenuto Angelo Camilli, vicepresidente per il Credito, la finanza e il fisco, che ha sollecitato anche il mantenimento della compensazione dei crediti d’imposta.

Confetra ha lamentato il mancato accoglimento delle proposte per la riduzione del costo dell’energia, delle istanze a favore del trasporto ferroviario di fronte alle difficoltà dovute ai lavori sulla rete, e ha sollecitato la detassazione delle tredicesime.

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