Alla Conferenza delle Regioni il primo testo del Tavolo tecnico. Siracusano: diamo risposte adeguate ai nuovi bisogni clinici e sociali
Riforma della Salute mentale in Italia: un primo documento redatto dal Tavolo tecnico nazionale che lavora a questo progetto è stato consegnato nei giorni scorsi al vaglio della Conferenza delle Regioni di cui si attende ora il parere. Maggiori risorse, modelli organizzativi più efficaci, centralità dei diritti e soprattutto, l’urgenza di intervenire sul disagio dei giovani il cuore della proposta.
Alberto Siracusano, professore emerito di Psichiatria dell’Università di Roma Tor Vergata e coordinatore del Tavolo tecnico nazionale per il rinnovo del Piano di Azione Nazionale per la Salute mentale (PANSM) lo ha annunciato al Senato partecipando ai lavori dell’Intergruppo parlamentare One Mental Health presieduto dal senatore Ignazio Zullo. Quest’ultimo ha evidenziato l’urgenza di azioni concrete: «La salute mentale – ha detto – è una delle grandi emergenze del nostro tempo. I dati sulla condizione dei giovani ci obbligano a una riflessione immediata: non si tratta solo di assistenza clinica ma di garantire futuro e speranza. Per questo sosteniamo con forza il lavoro del Tavolo Tecnico nazionale e il rinnovo del Piano di Azione per la Salute Mentale».
Siracusano ha illustrato i prossimi passi: «Da oltre un anno lavoriamo per aggiornare il Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale fermo al 2013. L’obiettivo è fornire risposte più moderne e adeguate ai bisogni clinici e sociali di oggi. A breve, presenteremo il nuovo documento che includerà anche nuove linee guida per la gestione della depressione. Abbiamo ascoltato oltre quaranta associazioni no profit, molte delle quali operano nelle scuole, per rafforzare l’accesso precoce alle cure e ridurre lo stigma. Non possiamo più permettere che milioni di giovani restino senza supporto».
Il PANSM individua sei aree prioritarie di intervento: la promozione del benessere psicologico, la prevenzione e il trattamento delle patologie, l’attenzione a infanzia e adolescenza, l’ambito penale e forense, la gestione del rischio clinico, l’integrazione tra rete sanitaria e servizi sociali, oltre a formazione e ricerca. Particolare attenzione è rivolta alla salute mentale perinatale, con l’ipotesi di introdurre screening precoci, e alla delicata fase di transizione tra neuropsichiatria infantile e servizi per adulti, per la quale si ipotizzano équipe specifiche. Che lo scenario della Salute mentale della popolazione si sia aggravata negli ultimi anni a livello internazionale ce lo dicono i numeri.
A livello globale, ansia e depressione costano al mondo 12 miliardi di giornate lavorative l’anno, con un impatto economico stimato in 1 trilione di dollari. In Italia, la salute mentale pesa per circa il 4% del PIL, mentre chi soffre di disturbi psichici vede la propria aspettativa di vita accorciarsi di dieci anni. In Italia, il numero di persone affette da disabilità mentali è di 16 milioni, con un incremento del 6% nel 2023 rispetto al 2022. Il 75%, circa 12 milioni, soffre di ansia e depressione. Ma il 12,5%, ovvero oltre 2 milioni, a causa dello stigma e delle criticità del sistema, non riesce a trovare aiuto. La comorbilità con l’abuso di sostanze, poi, ha modificato il decorso anche delle patologie “tradizionali”.
Secondo l’ultimo Rapporto Salute Mentale del ministero della Salute, gli utenti assistiti dai servizi specialistici per la Sin Italia sono 854.040, con forti disomogeneità territoriali: dai 108,5 per 10.000 abitanti adulti delle Marche ai 325,9 della Liguria. Il 54,5% degli utenti è di sesso femminile, mentre oltre due terzi hanno più di 45 anni. Le prestazioni erogate dai servizi territoriali hanno superato quota 9,6 milioni (+10% rispetto al 2022). I Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), però, sono scesi a 139, dai 183 del 2015, e gli operatori sono calati a 29.114, con una carenza stimata in 12.000 professionisti.
La principale emergenza da affrontare tempestivamente riguarda il disagio dei giovani. Tra i ragazzi tra i 15 e i 19 anni, l’8% ha sperimentato un episodio di ansia e il 4% ha vissuto un periodo di depressione. Un quadro che, come hanno ribadito i relatori, impone risposte rapide, coordinate e strutturali. Cambiando fronte sempre al Senato è stato presentato il nuovo Intergruppo parlamentare sulla Genomica e Genetica, promosso dalla senatrice Elena Murelli. Uno spazio di dialogo e confronto permanente per favorire l’integrazione delle scienze “omiche” nella pratica clinica e dare risposte più rapide ed efficaci a milioni di cittadini italiani. Secondo i dati diffusi durante la conferenza, in Italia circa 2 milioni di persone vivono con una malattia rara, spesso dopo una odissea diagnostica che può durare anni.
Ogni anno, poi, vengono registrati circa 390.000 nuovi casi di tumore, patologia per la quale la genomica apre la strada a terapie sempre più mirate senza contare le malattie multifattoriali (diabete, cardiopatie e disturbi neurodegenerativi). In questo quadro, ha sottolineato la senatrice Murelli, la genomica «può ridurre drasticamente i tempi di diagnosi e consentire cure personalizzate, con benefici per milioni di Italiani ma serve un piano nazionale che assicuri equità di accesso su tutto il territorio, a partire dalle reti regionali per le malattie rare e oncologiche». L’incontro ha visto la partecipazione di esperti del mondo accademico e scientifico di tutte le regioni. Una vera e propria road map per portare la genomica nella pratica clinica di tutti i giorni.