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Pontida, il “caso Vannacci” guasta la festa

Quando mancano pochi giorni al raduno di Pontida il partito appare dilaniato e scoppia il caso, Salvini zittisce Ceccardi che segnala i «danni» del generale Vannacci in Toscana: «Decido io la linea»


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Meno 3 a Pontida 2025. Dove Matteo Salvini arriva «commosso» per l’omicidio di Charlie Kirk, pronto a fare la vittima e a puntare il dito contro l’avversario politico che è «la sinistra», forte dell’abbraccio e delle pacche sulle spalle con l’ambasciatore russo a Roma Alexei Paramonov, ospite dell’ambasciata cinese, in lite con Giorgetti e Crosetto perché «la Lega non darà mai l’ok alle spesa militare all’estero». Mitra e pistole quante ne vuoi, «ma in casa, nelle strade, nelle nostre città, sui nostri confini».

Meno 3 a Pontida 2025 dove però la Lega, nel senso del suo corpo politico – le urne delle regionali diranno circa l’elettorato – arriva dilaniato, coltello tra i denti, a volte umiliato e offeso come è successo a una colonna del salvinismo: l’eurodeputata Susanna Ceccardi. La politica toscana che Salvini candidò in regione cinque anni fa e mandò in giro nei comizi a mo’ di zarina nonostante fosse sul punto di partorire, martedì pomeriggio è stata zittita in malo modo in diretta davanti al Consiglio federale riunito in vista di Pontida.

«Mai ho visto Salvini sbroccare in quel modo», racconta uno dei presenti. Ceccardi aveva avvisato il segretario: «Guarda che io racconto i danni che sta facendo Vannacci in Toscana…». Non lo fare, il monito del segretario. L’ex zarina invece ha disobbedito – una delle poche a farlo in pubblico – e con coraggio ha detto le cose come stanno: «Molto difficile in Toscana chiedere il voto quando hai come front man uno (Vannacci, ndr) che chiede il voto in nome della XMas e dice che Putin è meglio di Zelensky. In Toscana noi prendiamo il voto della sinistra delusa, non possiamo certo proporre uno che inneggia al fascismo. Meno che mai sperare di chiedere soldi e il voto agli imprenditori».

Salvini non ci ha visto più. E l’ha messa zitta: «Il segretario sono io, io decido la linea, il congresso è finito e se ne riparla tra cinque anni». È stata Ceccardi durante l’estate ad accendere la luce sul problema Vannacci (che ha il difetto, tra gli altri, di mettere in lista suoi fedelissimi facendo fuori chi c’è adesso).
Si racconta anche di un altro scontro, questa volta non pubblico ma ancora più pesante, con la vicepresidente della Lega Silvia Sardone, anche lei eurodeputata. In una riunione martedì sera a Milano, prima del Federale, anche Sardone ha sollevato il problema Vannacci come già hanno fatto il governatore Fontana, il capogruppo al Senato Romeo e il vicepresidente del Senato Centinaio. Salvini lo ha saputo e sarebbe andato su tutte le furie: «Non dovete parlare più, basta dichiarazioni».

Ecco, Salvini e la Lega arrivano a Pontida così: il leader nervoso; la sua classe dirigente lacerata, sospettosa, arrabbiata, «in balia di Vannacci che vuole vannaccizzare la Lega». Ma «noi siano ontologicamente incompatibili rispetto al generale», avverte un big leghista. Che invece sarà la star a Pontida, insieme con Bardella (Rassemblement national), il figlio di Bolsonaro (27 anni di carcere per golpe), Santiago Abascal, leader di Vox e qualche altro campione dell’estrema destra europea.

Le urne diranno. Prima le Marche. Poi la Toscana. Poi le altre regioni. Salvini è senza dubbio nervoso. La sua agenda lo fa girare come una trottola per tutta Italia parlando di ogni argomento, strade, ponti, balneari, treni ma soprattutto di sicurezza, guerra e pace e politica estera. Nessuno capisce cosa abbia realmente in testa. Vannacci non si tocca. Ma perché visto che a breve gli sfilerà il partito facendone altro da ciò per cui è nato? «È tattica» spera un generale del Carroccio, «manda Vannacci a sbattere nelle urne, lo fa sgonfiare per poi farlo fuori».

È la spiegazione più ottimistica. È una «scelta politica precisa – dice un altro big leghista – Salvini vuole un partito di estrema destra, sente il vento in Europa, ha capito che Meloni sta slittando al centro». È, questa, la spiegazione «più pessimista». Resta il fatto che nessuno aveva mai visto Salvini sbroccare in quel modo. «Neppure ai tempi di Pini e Fava…». Mettici poi che Giorgia Meloni ha “organizzato” l’anti-Pontida: domenica, alla stessa ora, la premier chiuderà a Roma la kermesse di Azione Giovani Fenix 2025. Ma come, nel giorno del Pratone la premier parla da un’altra parte? E questo, per il segretario, è l’ennesimo indizio di qualcosa che non va.

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