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Fratelli (d’Italia) Coltelli. A Prato il revenge porn che imbarazza Meloni

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“Fratelli coltelli” atto terzo con l’aggravante del revenge porn. Dove il primo atto sono le dimissioni dal gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia di un astro nascente come Manlio Messina, erano i primi di agosto. Il secondo sono le faide marchigiane tra il presidente uscente e ricandidato Francesco Acquaroli, fedelissimo di Meloni, e il più meritevole, senza dubbio, che è il senatore Guido Castelli, ex sindaco di Ascoli Piceno, commissario per la ricostruzione del sisma del 2016, oggetto di attenzioni da parte di alcuni fratelli marchigiani.  L’atto terzo potrebbe essere un feuilleton a parte, della serie “…e intanto a Prato”.

Qui, nell’ex capitale del tessile, poi diventata la più grande china town d’Italia sulla pelle di tante piccole aziende locali “uccise” dal flusso di denaro contante cinese, la serie “Fratelli coltelli” si dispiega nel suo massimo fulgore. Anche perché Marche e Toscana saranno le prime regioni al voto (insieme alla Calabria), sono gli ultimi giorni per la presentazione delle liste e poi non ci sarà più tempo per regolare i conti tra i contendenti.

A Prato, a forza di sgambetti, gelosie e regolamenti di conti, rischiano di fare piazza pulita di candidati per le regionali. E questo potrebbe non piacere al candidato governatore, il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi la cui corsa è di per sé in salita e potrebbe diventarlo ancora di più se saranno seccati bacini di voti sicuri come quelli che avrebbero portato tre uomini di Fdi in regione come Tommaso Cocci, avvocato ed ex capogruppo di Fdi in comune a Prato, Claudio Belgiorno, ex consigliere comunale di Fdi a Prato, e Andrea Poggianti, vicepresidente del consiglio comunale di Empoli e già uscito da Fdi qualche mese fa. Ieri mattina la procura di Prato ha eseguito perquisizioni nelle abitazioni di Belgiorno e Poggianti, per entrambi l’ipotesi di reato è revenge porn, ricatti sessuali in danno di Tommaso Cocci. 

Chiariamo subito che la procura di Prato e il procuratore Tescaroli non impegnano risorse per episodi di revenge porn tra maschi adulti. La procura e la Dda hanno un filone di indagine molto ampio che riguarda i flussi di denaro cinese e il loro impiego nel tessuto produttivo del distretto. Indagando su questo però – si è già dimessa la sindaca del Pd – è venuto fuori che Cocci è il segretario di una loggia massonica e che allo stesso Cocci, i cui manifesti elettorali spuntano in ogni angolo della città, è stata recapitata una lettera con tanto di foto con esplicite allusioni sessuali in contesti di festini e un testo che dice: “O ti ritiri dalla corsa o ti roviniamo la vita”. Cocci è stato costretto a denunciare.

I sospetti sui mittenti della missiva riguardano Belgiorno e Poggianti. In una nota il procuratore Luca Tescaroli ha informato che “sono in corso nei confronti dei due indagati le perquisizioni per acquisire elementi di prova funzionali a verificare la fondatezza delle accuse o a dimostrare l’estraneità degli indagati. Nei prossimi giorni Belgiorno e Poggianti verranno interrogati per acquisire la loro versione dei fatti, ove ritengano di rendere dichiarazioni”. Questo sviluppo, spiega la stessa nota, è stato possibile grazie alle “dichiarazioni dello stesso Cocci e le acquisizioni investigative correlate”. E meno male che sono colleghi di partito e anche coetanei.

 Il problema adesso lo ha Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del partito, fiorentino e residente a Prato. Deve decidere se azzerare tutto, se salvare qualcuno o buttare a mare altri. Che poi la scelta è tra stendere un velo pietoso o tirare dritto su questa triste storia che rischia di coprire di ridicolo non solo i protagonisti. Tomasi ha già scelto: “Fuori tutti, i nomi dei candidati devono essere credibili e inattaccabili da ogni punto di vista”.

Come detto, non è la prima faida interna che Donzelli si trova a silenziare. Più interessante allora è capire quali sono le direttrici delle spaccature interne. Dove e perché esplodono le gelosie che poi degenerano nei dossier anonimi. Una discriminante è certamente il grado di fedeltà alle sorelle, Giorgia e Arianna. La premier e la sorella, è cosa nota, preferiscono i fedelissimi, quelli che vengono dalla loro stessa storia, Azione giovani, quelli di Colle Oppio a Roma, quelli di Atreju a livello nazionale. Diffidano di tutto il resto. È certamente un fedelissimo Acquaroli, nelle Marche, e non lo è Castelli considerato “bravo ma troppo autonomo”.

Castelli è stato oggetto di accuse circa il modo di spendere i soldi della ricostruzione al capitolo “comunicazione”. Dossier molto bene informati cucinati all’interno e non dalle opposizioni. Così come si fa girare con cura il ritratto di Italo Bocchino, mandato apposta nelle Marche, da mesi, per evitare che Acquaroli faccia disastri comunicativi soprattutto nei duelli. Pare che Bocchino sarà coinvolto come opponent di Matteo Ricci (candidato del centrosinistra) al posto di Acquaroli. Perché in fondo nella Marche la “candidata” è Giorgia Meloni. 

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