È un semestre filtro quello che inizia in questi giorni per gli studenti di Medicina e Chirurgia. L’abolizione del test d’ingresso ha aperto le porte a 64.267 studenti – circa diecimila in più rispetto a quanti l’anno scorso hanno partecipato ai test -così ripartiti: 53.825 a Medicina e Chirurgia, 4.445 a Odontoiatria e Protesi Dentaria, 5.997 a Medicina Veterinaria. A conti fatti, un aspirante medico su due riuscirà a entrare definitivamente in facoltà. Gli studenti ammessi, grazie alla riforma Bernini, a seguire il semestre pilota dovranno infatti superare lo sbarramento dei test selettivi nazionali, in programma per dicembre.
A partire da gennaio saranno tagliati fuori dal proseguimento della carriera universitaria in Medicina coloro che non li avranno superati. Resta infatti in vigore il numero chiuso, ma i posti disponibili sono 24.026 nelle università statali e non statali, con un incremento rispetto all’anno scorso di 3.100 posti; 8.100 in più rispetto all’anno accademico 2022/2023. Cambia dunque la tempistica della selezione, che, scattando a semestre già avviato, non darà la possibilità di iscriversi in facoltà affini e di vedersi riconosciuti gli esami già sostenuti. Tantomeno sarà possibile iscriversi all’estero per poi rientrare in Italia. Per chi non supererà i test, l’anno sarà perso. D’altro canto, però, le sorti degli aspiranti medici non si decideranno più in poche ore di quiz, ma al termine di mesi di preparazione specifica, quelli che precederanno gli esami nazionali.
In molte università italiane le lezioni propedeutiche sono iniziate già ieri. Si terranno ovunque prevalentemente in forma telematica o mista, cioè sia in presenza sia da remoto: è l’accordo raggiunto per superare lo scoglio della carenza di aule e docenti. Le università più scelte sono state La Sapienza, che ha immatricolato 4.131 studenti, e la Federico II di Napoli, con 3.100 immatricolazioni. Come detto, al termine dei corsi al via in questi giorni, gli studenti di tutto il Paese sosterranno una prova nazionale, che sarà uguale per tutti. Per accedere al secondo semestre bisognerà comunque aver superato gli esami relativi ai tre insegnamenti fondamentali: fisica, chimica e propedeutica biochimica e biologia. Chi, in una graduatoria nazionale, avrà il punteggio più alto, potrà proseguire le lezioni.
La selezione non scompare
La selezione si sposta, dunque, da settembre a dicembre, e le graduatorie si conosceranno a gennaio. «Dopo 25 anni cambiano radicalmente le modalità di accesso a Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria – ha scritto sui social la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. «L’obiettivo è formare più medici, e medici meglio preparati, rispondendo a un bisogno reale e sempre più urgente del nostro Paese. Per questo sono stati messi a disposizione altri 3.000 posti. Ma la vera novità – ribadisce Bernini – è il metodo: non più un test d’ingresso che decide tutto in poche ore, ma un percorso di formazione e valutazione dentro l’università, lì dove il merito trova davvero la sua espressione.
Una sfida che andava affrontata, prima di tutto, per gli studenti. Troppi giovani, con aspirazioni autentiche e talento, hanno visto i loro sogni infrangersi davanti a domande da quiz, più simili a un gioco televisivo che a una prova di vocazione e preparazione». Già ieri non sono mancate polemiche, sia sul fronte politico che su quello accademico. «La riforma del numero aperto è un’illusione politica senza basi reali», si legge in una nota dell’Unione degli Universitari: «Il governo ha presentato questa misura come un passo avanti, ma non ha previsto né investimenti né risorse aggiuntive. Così facendo, ha trasformato il percorso in una gara a ostacoli che rischia di lasciare indietro migliaia di studenti e studentesse. Dopo pochi mesi di corsi, infatti, chi non supererà i test selettivi nazionali sarà escluso: si tratta di un filtro posticipato che crea solo incertezza e precarietà. A pagarne il prezzo saranno sia gli studenti sia le università».
Di tutt’altro parere l’associazione universitaria Studenti per la Libertà che, attraverso una nota del commissario Filippo Rizzuto, ha replicato: «Sorprende che proprio l’Udu, che per anni ha contestato il numero chiuso, oggi lo difenda. Seguono pedissequamente i loro mentori della sinistra, che criticano a prescindere, soprattutto quando hanno esaurito gli argomenti. La riforma del ministro Bernini non è affatto una ‘farsa’, ma un atto di coraggio politico e un cambiamento epocale che nessun altro governo aveva mai avuto la determinazione di realizzare». Commenti scettici, infine, da Unifutura. «Le aule de La Sapienza di Roma si sono riempite di nuove matricole, ma oltre l’entusiasmo c’è un senso di incertezza. Il semestre filtro ignora le problematiche strutturali ed economiche. Tra i più colpiti i fuorisede, costretti a sostenere costi altissimi per le lezioni in presenza, senza alcuna certezza di poter continuare il percorso dopo tre mesi», ha detto Daniele Lancia, consigliere CNSU per UniFutura.