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Meloni family, la strategia: Arianna in Parlamento con Giorgia a Bruxelles

È un pensiero stupendo, che nasce strisciando. Che viene accarezzato sempre di più nell’inner circle della premier, quello che guarda più al centro che non a destra. Il pensiero è di lungo periodo e ha alcuni punti di caduta, o di partenza, dipende dai punti di vista. Il “pensiero stupendo” – Patty Pravo ci scuserà per la citazione – immagina Arianna Meloni candidato al Parlamento alle prossime elezioni politiche. E la sorella Giorgia sempre più interessata a diventare il successore di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea nel 2029, due anni dopo le politiche italiane che Meloni è comunque convinta di poter vincere grazie al gradimento ancora alto (oltre il 30%) e grazie a una nuova legge elettorale proporzionale che renderebbe impotenti le grandi coalizioni.

Anche perché, spiegano due fonti di Fratelli d’Italia, una parlamentare e una vicina al governo, è sempre più chiaro che ormai le decisioni che contano vengono prese a Bruxelles ed è Bruxelles che fa la differenza e dove si scrive la Storia. Non male per un partito nato antieuropeista e antieuro.

Andiamo con ordine. La dichiarazione del Kent, il comunicato congiunto con cui domenica i leader europei e del Regno Unito hanno avvisato Putin e Trump che “non ci può essere un percorso di pace in Ucraina senza l’Ucraina” conferma il posizionamento dell’Italia al fianco delle grandi potenze occidentali ed europee e, prima di tutto, al fianco dell’Ucraina. È una conferma importante, affatto scontata, che rifiuta ogni possibilità di cambiare confini nazionali con l’uso della forza. Che è esattamente ciò che ha fatto Putin invadendo prima la Crimea e poi il Donbass e l’Ucraina.

È di ieri la notizia che l’Europa, e l’Italia, sono favorevoli a nuove sanzioni alla Russia come strumento di pressione. La reazione di Mosca, contro “il volantino nazista” firmato dall’Europa in sostegno dell’integrità territoriale dell’Ucraina, ha alzato un ulteriore muro tra Bruxelles e Putin. La palla è in mano, per il momento, al presidente Usa ma le regole d’ingaggio di quella che può essere definita “pace giusta e duratura” sono scritte a più mani dalla Commissione europea – anche se non tutti i 27 concordano – e dal Regno Unito.

In quel joint statement la firma di Meloni arriva subito dopo quella di Macron e subito prima di Merz, Tusk, Starmer, von der Leyen e del presidente finlandese Alexander Stubb, uno dei paesi più esposti e più preoccupati per le mire espansionistiche di Mosca.

In questo parterre Meloni è l’unica leader conservatrice (è ancora presidente dell’Ecr, i Conservatori europei) tra leader del Partito popolare europeo, il partito che dà le carte a Bruxelles e nella commissione guidata da Ursula von der Leyen. Da un paio d’anni in maniera carsica riemerge, e questo è uno di quei momenti, il progetto di avvicinare i Conservatori ai Popolari, anzi, portarli nella grande famiglia popolare (Tajani e Fitto ne sono i registi), e abbandonare una volta per tutte le derive estremiste delle destre antieurope. Quelle che oltre a fare il tifo incondizionato per Trump vorrebbero chiudere una volta per tutte la faccenda ucraina consegnando a Putin ciò che vuole.

Non è sfuggito ai più attenti osservatori come il 23 giugno Giorgia Meloni nell’ultima comunicazione alle Camere per l’ultimo Consiglio europeo prima della pausa estiva abbia concluso con una lunga citazione della lady di ferro britannica Margaret Thatcher. “Non dimentichiamoci mai che il nostro stile di vita, i nostri valori, tutto quello che vogliamo raggiungere non sarà assicurato da quanto siano giuste le nostre cause, ma sarà assicurato da quanto è forte la nostra difesa”, disse la premier con accanto il ministro della Difesa Guido Crosetto che annuiva intensamente. “Giorgia deve diventare la nuova Thatcher” è un’evoluzione politica che affascina molti tra i moderati dei Fratelli.

In questi giorni di vacanza in Grecia, la premier sta consolidando sempre di più il profilo di una statista che guarda al mondo più che all’Italia. I comunicati che lo staff di palazzo Chigi diffonde riguardano i contatti con i leader internazionali (ieri con il presidente della Palestina Mahmoud Abbas sul futuro di Gaza; Abbas ha ringraziato per il sostegno umanitario dell’Italia al popolo gazawo; nei giorni precedenti con Trump, Zelensky, bin Zayed, il presidente degli Emirati Arabi). Nulla, o quasi, sugli ultimi dati Istat che vedono l’inflazione a +1,7% su luglio 2024 e +0,4 sul mese scorso con gli aumenti più significativi sul carrello della spesa e sui trasporti. Poco o nulla sul caro-spiagge e sugli stipendi sempre più poveri degli italiani. Ha provveduto Forza Italia ieri a parlare di “ceto medio” e di taglio dell’Irpef ai redditi fino a 60 mila euro.

La premier è sempre più lanciata e interessata a una dimensione estera. Il primo pensiero non è la legge di bilancio – che sarà dura quest’anno ma ancora di più il prossimo, l’ultima della legislatura – ma l’Assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre. Ecco che il “pensiero stupendo” prende forma. Intanto blindare il partito in Parlamento con la candidatura di Arianna, la sorella alter ego che già adesso tiene le redini del partito. Nel 2027. Ma anche prima qualora ce ne fosse bisogno, qualora, ad esempio, si dovesse capire che il logoramento per la situazione economica interna dovesse consigliare di andare al voto prima del 2027, prima di una legge di bilancio ’26-27 lacrime e sangue.

Nel frattempo fortificare il ruolo europeo ed internazionale di Giorgia. Ovviamente, se invece confronti questo piano di lunga durata con altre fonti dello stato maggiore dei Fratelli, lo bocciano come “fantasie d’agosto” pur ammettendo che “la vera ambizione di Giorgia Meloni è di avere il secondo mandato a Palazzo Chigi e, nei fatti, grazie alla stabilità del governo italiano, fare dell’Italia il king maker in Europa”. Un’Europa sempre più spostata a destra.

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