MILANO – “Sono un po’ provato, ma la passione e la voglia di lavorare prevalgono”. Così il sindaco Giuseppe Sala, intervenuto ai microfoni di RTL 102.5, ha affrontato le accuse che lo vedono indagato nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica a Milano. Una vicenda complessa che coinvolge 74 persone e ha già rallentato diversi cantieri in città. Ma il primo cittadino esclude categoricamente le dimissioni: “Resto per senso del dovere. Non sono uno che molla”.
Sala ha ricordato di aver appreso dell’indagine “da una telefonata del direttore del Corriere della Sera, la sera prima della pubblicazione”. Un metodo che considera inaccettabile: “In un Paese democratico non può funzionare così, ma ormai sembra normale che la stampa sappia prima degli interessati”.
Nel merito delle accuse, ha precisato: “Il Gip ha escluso che io abbia esercitato pressioni. La nomina della commissione paesaggio? Avviene tramite bando: una commissione tecnica seleziona i candidati e io firmo. Quali pressioni avrei potuto fare? È un lavoro tecnico, non politico”.
Il sindaco ha poi difeso il modello di sviluppo adottato a Milano negli ultimi due decenni: “Siamo passati dal celebrare il sistema Milano a criticarlo aspramente. Ma se confrontiamo la città di vent’anni fa con quella di oggi, non c’è paragone. Milano è migliorata. È l’unica città italiana con uno sviluppo internazionale e dinamico. Buttare tutto è profondamente sbagliato”.
Sala ha espresso preoccupazione per i cittadini che attendono da mesi di entrare nelle nuove abitazioni, bloccate dall’inchiesta: “Ho incontrato molte famiglie. Ho proposto al Tribunale di Milano un tavolo con costruttori e autorità giudiziarie. Serve una soluzione concreta. Non è un tema solo tra Comune e cittadini, tutti devono assumersi la responsabilità”.
Quanto alla questione San Siro, ha ribadito che ogni decisione dovrà passare dal Consiglio comunale: “È un progetto che seguo da anni, prima si parlava di affitto, poi di ristrutturazione, ora di vendita. Non posso accettare che resti tutto fermo. Le grandi città hanno stadi nuovi. San Siro non è nuovo. La politica deve decidere”.
Infine, ha rivendicato il ruolo avuto nell’assegnazione dei Giochi Invernali Milano-Cortina 2026: “Se abbiamo portato le Olimpiadi a casa, me ne prendo il merito con Giovanni Malagò. Sono stato il primo a volerle. È uno dei motivi che mi fanno resistere: voglio concludere il mio mandato nel miglior modo possibile”. Sul futuro, conclude con realismo: “Ho 67 anni, ho fatto tante cose. Non coltivo ambizioni personali. Ma sento ancora forte il dovere verso la città. E la volontà di non lasciare incompiuto quanto costruito”.