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Elezioni regionali, a destra la spina Veneto: «Meglio votare in primavera»

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La partita delle elezioni Regionali e la spina Veneto nel Centrodestra, Tajani: no a una lista Zaia. E si riparla di terzo mandato


Invece di preoccuparsi dei dazi, la maggioranza litiga sulle regionali. Sul Veneto, per la precisione. Dove l’incertezza sul candidato – Meloni vuole una regione del nord, la Lega non vuole mollare il Veneto ma Salvini neppure si è stracciato le vesti per Zaia – è arrivata a rilanciare l’ipotesi di uno slittamento del voto. «Un election day a primavera, dopo le Olimpiadi» dicono fonti della Lega. «Tra aprile e maggio andrà al voto anche Venezia. Sembra tutto più ordinato».

Il punto è che la scelta del voto per le regionali è esclusiva competenza del presidente della Regione in carica, quel Luca Zaia dato per sicuro vincitore in Veneto se solo potesse candidarsi per la terza volta. Ed ecco che dietro l’idea del rinvio a primavera spunta di nuovo fuori l’idea del terzo mandato. Insomma, la confusione è tanta nella maggioranza.

Soprattutto in Veneto. Ieri ci ha aggiunto del suo anche Antonio Tajani: guai se Zaia dovesse fare una lista propria in Veneto. Zaia è un moderato ed è chiaro che una sua lista svuoterebbe il serbatoio di voti Forza Italia. «Non mi pare una buona idea. Se si fa una lista diversa dal proprio partito è un po’ singolare» ha detto Tajani terrorizzato dall’idea di non fare una buona corsa alle regionali e di finire dietro la Lega. Un nuovo elemento di frizione in attesa dell’annunciato nuovo vertice di centrodestra sulle candidature per le regionali. Il primo tema da risolvere è il Veneto che il centrodestra dà per vinto.

Il punto che Zaia non è intenzionato a fare marcia indietro. «La lista Zaia è importante» ha spiegato il governatore perché può far confluire sull’alleanza di centrodestra in Veneto «un elettorato che non vota i partiti e che rischierebbe di stare a casa. Siamo ancora al riscaldamento, ma quando si inizierà a parlare sul serio è ovvio che io porrò la questione di una Lista Zaia. I sondaggi che ci sono dimostrano con i fatti» quanto peserebbe. Alle regionali del 2020, la lista Zaia fu la più votata, col 44,6%. La Lega arrivò al 16,9%, FdI al 9,5% e Fi al 3,5%. Per adesso, Zaia ha comunque escluso una corsa della lista in solitaria: «Penso che ci siano i tempi e la maturità per fare una valutazione seria e di continuare come si è sempre fatto».

Il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha derubricato la questione: «È una discussione giornalistica. Né io né Luca passiamo le notti pensando a questo, ci stiamo occupando di altro». Ecco che l’ipotesi del rinvio al 2026 sarebbe la cura di tanti problemi. Marche a parte, dove correrà il presidente uscente Francesco Acquaroli (FdI), per il resto le candidature del centrodestra non sono state decise.

La coalizione studia e aspetta anche le mosse del centrosinistra. Per il campo largo il quadro sembrava definito, ma l’indagine su Matteo Ricci, l’europarlamentare Pd candidato alla guida delle Marche, ha rimescolato tutto. Il M5s aspetta l’evolu – zione dell’inchiesta per confermargli o meno il sostegno. La decisione del partito di Giuseppe Conte potrebbe riflettersi sulla Campania dove è in pole Roberto Fico (M5s). Per sfidare il successore di Vincenzo De Luca, il centrodestra sta pensando a Edmondo Cirielli (FdI) o a Giosy Romano, che ha un profilo più civico.

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