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Strage di Brandizzo, 24 indagati: cade accusa omicidio volontario

brandizzo

Cinque operai morirono travolti da un treno mentre lavoravano sui binari nell’agosto del 2023. La procura di Ivrea chiude le indagini

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La catena di comando delle Ferrovie dello Stato in carica fino alla primavera del 2023 risulta indagata per omicidio colposo in relazione al disastro di Brandizzo, costato la vita a cinque operai, travolti da un treno mentre lavoravano sui binari nella notte tra il 30 e il 31 agosto di due anni fa.

La procura di Ivrea ha chiuso le indagini e iscritto nel registro 21 persone fisiche e tre società. Tutti rischiano il processo. Cambia, però, il perimetro dentro il quale è inquadrato il teorema accusatorio, oggi fortemente ridimensionato rispetto alle prime ipotesi avanzate nella ricostruzione delle circostanze che portarono alla strage. Inizialmente, infatti, si era proceduto per omicidio volontario con dolo eventuale. Reato ora derubricato in omicidio colposo, contestato insieme all’ipotesi di disastro ferroviario. Le persone indagate fanno capo alle società Rfi, Sigifer (la ditta per cui lavoravano le vittime) e Clf di Bologna.

strage di brandizzo

Quella notte morirono Giuseppe Aversa, Kevin Laganà, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Sorvillo e Michael Zanera. I cinque operai stavano lavorando sui binari prima di un’interruzione programmata del traffico ferroviario, quindi senza che fosse disposta la sospensione del passaggio dei treni sulla linea oggetto degli interventi.

Dalla ricostruzione è emerso che il responsabile della sicurezza, Antonio Massa, capotecnico Rfi, non comunicò formalmente la richiesta di stop al transito lungo il tratto interessato, ma avvisò gli operai che avrebbe dato loro l’allarme con un grido: «Se dico treno, spostatevi».

Una ricostruzione che suonerebbe surreale se non fosse agli atti un video che immortala quel momento e che, inizialmente, fece ipotizzare per Massa il reato di omicidio di primo grado. Ma la procura ritiene che le responsabilità siano da ricercare anche oltre il gruppo di operativi in servizio quella notte, individuando una «catena di omissioni e negligenze» che ha a che fare con il sistema complessivo di questo tipo di lavori. E ha messo sotto accusa anche i vertici delle società coinvolte: sono indagati, tra gli altri, Vera Fiorani e Gianpiero Strisciuglio, entrambi Ad di Reti Ferroviarie Italiane fino al maggio 2023. Le società sotto inchiesta, oltre a Rfi, sono Sigifer di Borgo Vercelli e Clf di Bologna, rappresentate dagli avvocati Alberto De Sanctis e Luigi Chiappero, quest’ultimo già legale della Juventus e degli Agnelli.

La strage di Brandizzo riaprì tutti gli interrogativi sulle norme di sicurezza che regolano il lavoro degli operai lungo le strade ferrate italiane. Le disposizioni dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali (ANSFISA) prevedono che le squadre di manutentori comunichino la loro presenza almeno un’ora prima dell’inizio dei lavori a chi regola la circolazione, cioè al dirigente di movimento o al dirigente della centrale operativa.

Questi la recepiscono e autorizzano l’interruzione che dà il via alle operazioni. La comunicazione avviene tramite una telefonata registrata, in cui il responsabile della circolazione detta le informazioni alla cosiddetta “scorta”, un manutentore Rfi che sorveglia i lavori. A Brandizzo, la scorta era Antonio Massa. Egli compila sotto dettatura il modulo identificato con la sigla M.40, rilegge le informazioni ricevute e, infine, i due si scambiano l’orario di trasmissione e il codice di registrazione del messaggio.

In questo modo le comunicazioni non possono andare perse. L’inchiesta condotta dalla procura di Ivrea ha inteso accertare se l’incidente sia imputabile a responsabilità individuali nelle varie fasi operative oppure se sia il frutto dell’organizzazione stessa del sistema manutentivo, basato per consuetudine sul ricorso al sdubappalto, e quindi del contesto in cui gli operai si trovano quotidianamente a lavorare.

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