I dem tengono duro: Marche come l’Ohio. Conte fa resistenza, in Campania si fa il nome di Fico. Altri alleati: nessun dubbio su sindaco
Ventiquattro ore sono sempre meglio di quarantotto. Ha impiegato un giorno la segreteria del Pd per blindare la candidatura di Matteo Ricci alla guida della regione Marche dopo l’annuncio, dato dallo stesso Ricci, della notifica dell’avviso di garanzia con l’ipotesi di reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.
Un’ipotesi che fa tremare i polsi ma che poi, a ben vedere, consiste nell’aver tratto beneficio elettorale da alcune iniziative “culturali” nella città di Pesaro come l’installazione di una statua (la riproduzione gigante del casco di Valentino Rossi, icona globale e vieppiù locale) e il murales dedicato alla senatrice a vita Liliana Segre. Iniziative affidate tra il 2019 e il 2024 a due società per importi sotto soglia (ovvero non servivano gare d’appalto) direttamente dagli uffici del comune di Pesaro di cui Ricci è stato sindaco.
Il silenzio del Nazareno è durato 24 ore. Per blindare il sindaco Sala ne erano servite 48. Ogni settimana la sua pena e la campagna elettorale per le regionali non è neppure iniziata. Il comunicato di Igor Taruffi, responsabile Organizzazione del partito, è arrivato dopo le 17. «Abbiamo sentito Matteo Ricci che si è già dichiarato totalmente estraneo ai fatti contestati. Abbiamo fiducia nel lavoro della magistratura, siamo fiduciosi che andrà avanti come candidato presidente nelle Marche e il Pd è pronto a fare al suo fianco la campagna elettorale». Sospiri di sollievo in Parlamento dove, dalle file dei riformisti e non solo del Pd, era già iniziato il processo ai 5 Stelle che per primi, e unici, hanno alzato il ditino chiedendo a Ricci di «chiarire in modo soddisfacente».
Giuseppe Conte, ayatollah dei sacerdoti esclusivi dell’onestà, non ha perso tempo in queste 24 ore a sollevare distinguo, alzare paletti, muovere dubbi. In una parola ad alzare la posta della serie «noi restiamo in coalizione e però sapete dobbiamo avere le massime garanzie che tutto questo si fermi qua…». Si parla di «numerose interlocuzioni in queste ore tra la segretaria Schlein e il presidente Conte». Interlocuzioni che sono in tutto e per tutto assimilabili ad un estenuante braccio di ferro. Perché se è vero che i voti del Movimento potranno essere necessari per condurre Ricci alla vittoria nelle Marche e disarcionare l’uscente Acquaroli, fedelissimo di Meloni, è anche vero che il Pd ha in mano l’arma di fine mondo in questa partita delle regionali: la Campania di Vincenzo De Luca a cui basterebbe solo un segnale per scatenare l’inferno e lasciare solo il candidato del centrosinistra Roberto Fico.
Conviene andare con ordine. Dopo il via libera del Nazareno, Matteo Ricci ha approfittato della convention a Fermo organizzata con un cartello di amministratori e centristi (“Progetto civico” capitanato dall’assessore al Turismo e al Commercio di Roma Alessandro Onorato) per confermare la sua candidatura. L’aveva congelata 24 ore prima in attesa di parlare con Schlein e di chiarire con Conte che le sue preoccupazioni dovrebbero essere riposte altrove.
Con il passare dei minuti, uno dopo l’altro, sono arrivati i via liberi degli alleati di Ricci, i partiti nazionali (+ Europa e Alleanza verdi e sinistra), le liste civiche nazionali (come quella di Onorato) e quelle locali. Silenzio totale invece dai 5 Stelle. Conte ha spiegato di «voler valutare approfonditamente le contestazioni per comprendere se si tratta di spese non corrette o se vi siano gli elementi di una condotta disonesta con indebiti vantaggi personali».
Segno che i dubbi restano, il braccio di ferro prosegue e la posta in palio continuano ad essere liste e candidature delle prossime regionali che saranno l’ultimo vero esame nelle urne (19 milioni di italiani al voto) prima del referendum sulla giustizia e le politiche della primavera 2027 (o anche prima). Regionali su cui Elly Schlein scommette molto: delle sei regioni al voto, tre sono a guida centrosinistra (Toscana, Campania, Puglia) e non sembrano esserci avvisaglie di poterle perdere. La Valle d’Aosta fa storia a sé con l’Union Valdotaine. Veneto e Marche sono governate dalla destra. Ma se il Veneto non sembra contendibile (a meno che Zaia non decida di correre con una propria lista facendo saltare il banco), le Marche saranno l’Ohio di questa tornata elettorale, la “piccola” regione che farà la differenza anche a livello nazionale.
La segretaria del Pd sta quindi tessendo la tela di una larga maggioranza, la più larga possibile, che vinca alle amministrative e possa risultare competitiva anche alle politiche. Non è facile, serve tanta pazienza e molto spirito di compromesso. Come sui temi della giustizia. E come s’è visto in questi giorni, prima a Milano (dove i 5 Stelle hanno continuato a chiedere le dimissioni di Sala) e poi nelle Marche. Il punto è, fanno notare con voce più netta molti parlamentari dell’area dem e riformista, che «la pazienza non può mai essere intesa come debolezza» e che Conte deve capire che «il Pd è al 23% mentre i 5 stelle galleggiano poco sopra il dieci». Insomma, coalizione sì ma è chiaro chi tiene il banco.
Dunque, il non-detto di questa partita è che sule Marche Conte può prendere il tempo che vuole (magari sperando in qualche rivelazione in più dalle indagini) ma se si chiama fuori sarà una sua scelta e avrà delle conseguenze dirette in Campania dove Roberto Fico può sperare di diventare governatore solo se c’è l’ok di Schlein e di De Luca.
Il pranzo a tre di lunedì aveva fatto fare molti passi avanti, certa la candidatura di Fico e in cambio De Luca avrebbe avuto mani libere nella composizione delle liste. Da ieri però è tornato tutto per aria.
Ieri sera Ricci è stato accolto a Fermo da una prolungata standing ovation. Per capire dove va il cuore di una parte almeno dei marchigiani. Ha chiesto e ottenuto di essere sentito dai pm il 30 luglio. Era già stato sentito come persona informata sui fatti mesi fa e pensava di aver chiarito la sua posizione. Ricci è tranquillo: «Gli stessi magistrati dicono che non ho ricevuto utilità patrimoniale, ma avrei avuto un consenso politico attraverso murales e feste. Non conoscevo queste associazioni, non ci ho mai avuto a che fare direttamente». Dopo un anno di indagini, la notifica è arrivata poche ore dopo la comunicazione della data del voto (28-29 settembre). Ma sono solo coincidenze.