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Ciclone Milano sulle Regionali, Schlein blinda Sala. Tancredi lascia

Elly Schlein

Il campo largo si divide. La destra punta a capitalizzare per il prossimo voto. La segretaria tace per 36 ore, simbolo di un Pd attonito

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Purtroppo – o come era da qualcuno auspicato – l’inchiesta sul Sistema urbanistico a Milano è diventata soprattutto politica. E gli effetti potrebbero già risentirsi nella prossima tornata elettorale che non riguarderà Milano e la Lombardia ma sei regioni. Il centrodestra è senza dubbio diviso: al netto del silenzio garantista di Forza Italia e Moderati, Lega e Fratelli d’Italia hanno stappato champagne mercoledì mattina e giovedì pomeriggio sono arrivati in consiglio comunale con gli scatoloni mimando «dimissioni e trasloco del sindaco e della giunta Sala» fregandosi le mani per l’assalto alla diligenza del fortino milanese dal 2011 nelle mani della sinistra.

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Poco importa l’appello al garantismo della premier Meloni o di un ministro del calibro di Crosetto: i buoi erano già scappati e tutto sommato va bene così. Il problema è che le parole di Elly Schlein, segretaria di quel Pd di cui il sindaco e la giunta Sala sono espressione, sono arrivate con una telefonata persino dopo quelle di Meloni. O forse in contemporanea. Un comunicato con molti distinguo mescolati ad attestati di stima. Per oltre 36 ore la segretaria è rimasta in silenzio. E questo è il dato che autorizza le destre a parlare di “sfiducia” nei fatti alla giunta Sala. E che deve essere sembrato un buon compromesso per i 5 Stelle di Giuseppe Conte che invece non hanno atteso neppure un minuto per condannare Sala, la sua giunta e il metodo Milano.

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Ora, è ovvio che tutto questo va a logorare il presunto campo allargato del centrosinistra: se la politica estera e il pacifismo possono essere considerati una divisione alla lunga in qualche modo “componibile”, il garantismo e il giustizialismo sono due categorie dello spirito tra loro incomunicabili. Da qui l’analisi che circola a mezza bocca tra politici del campo largo e alcuni illustri analisti: alla fine Schlein sarà costretta a mollare Sala e la sua giunta perché non potrà affrontare la campagna elettorale delle regionali portandosi sulle spalle la zavorra di un’inchiesta che la sinistra milanese ha in parte cercato e che approva perché “il modello Milano è stato dirompente, un grande successo che però ha lasciato indietro troppi, ha escluso e non ha incluso, ha peggiorato la qualità della vita e non l’ha migliorata”.

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Da qui l’imbarazzo e i balbettii di queste ore. Pochi hanno voglia di parlare e di prendere posizione. Giovedì al Senato, quando c’è stato uno scontro frontale tra Pd e 5 Stelle, ce n’è stato anche un altro, più sottile e più difficile. Il senatore Bazoli del Pd nel suo intervento ha parlato di “attesa per gli sviluppi dell’inchiesta”, il minimo sindacale si potrebbe dire. Il senatore Scalfarotto, di Italia viva, ha invece rivendicato «quindici anni di giunte di sinistra (il modello Milano inizia con la giunta Pisapia, ndr)», lo sviluppo «tumultuoso che senza dubbio ha avuto Milano, città che il mondo ci invidia, che ha attratto capitali e cervelli più di tutto il resto di Europa» e ha chiesto che adesso vengano dati alla città «gli strumenti per affrontare le nuove sfide nate anche da questo sviluppo tumultuoso: periferie, povertà, emarginazione, sicurezza».

 l'assessore alla Rigenerazione Urbana di Milano, Giancarlo Tancredi
L’assessore alla Rigenerazione Urbana di Milano, Giancarlo Tancredi

Ora un pezzo di Pd preferisce aspettare e attendere l’esito dei processi (quando sarà, se sarà). Un altro pezzo di centrosinistra cerca invece gli strumenti per andare avanti. Il salva-Milano è uno di questi. Si tratta di una norma che avrebbe chiarito una volta per tutte la nube che si è addensata sugli strumenti urbanistici necessari per affrontare le sfide di oggi. Di sicuro superare una legge urbanistica del 1942 che negli anni è stata di volta in volta aggiornata e superata da leggi regionali che le procure hanno via via contestato. Il Salva Milano avrebbe certificato che dal punto di vista amministrativo le modifiche intercorse erano idonee e compatibili.

Che è legittimo e giusto non consumare cemento (costruire ex novo) ma ristrutturare e rinnovare quello che esiste. E’ così che a Milano sono nati grattacieli da costruzioni di un piano abbandonate. E’ usando la leva delle Scia (segnalazione inizio attività) e non le autorizzazioni a demolire e ricostruire che a Milano i cantieri sono potuti partire in tempi certi (un paio di mesi come nel resto di Europa e del mondo) e non in anni. E’ grazie a questo che gli investitori hanno messo i capitali. Capitali che adesso probabilmente andranno altrove. Il Salva Milano però è stato fermato perché il Pd ci ha ripensato. «Certo – ha aggiunto Scalfarotto – se la giustizia penale si mette a sindacare sul diritto amministrativo, è come andare ad ammazzare le mosche con il bazooka».

La procura ipotizza reati penali come corruzione e traffico di influenze. Da dimostrare. Per questo sarà decisivo il giudizio del giudice per le indagini preliminari che mercoledì 23 sentirà gli indagati per cui è stata chiesta la misura degli arresti domiciliari. Accetterà l’impianto accusatorio che vede tangenti travestite da incarichi e consulenze professionali?

In questo limbo si è posizionata Elli Schlein. Almeno così sembra dalle parole del comunicato. «Anche per noi è importante capire bene i contorni precisi di questa vicenda. Abbiamo fiducia nella magistratura e seguiremo gli sviluppi con attenzione» precisa la segretaria del Pd. Che aggiunge: «Al contempo ribadiamo che il Pd è al fianco del sindaco Sala e continua a sostenere il lavoro che l’amministrazione farà nei prossimi due anni per affrontare le grandi sfide che la città ha di fronte, sfide pressanti e urgenti che richiedono segnali di innovazione e cambiamento». Quindi, la giunta Sala deve cambiare marcia.

Una delegazione del partito ieri ha incontrato il sindaco per chiedere “cambiamenti concreti”. E il probabile passo indietro dell’assessore Tancredi. Tutto più che sufficiente perché il capogruppo di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami chieda a Sala di farsi da parte perché «non all’altezza della città». Perché Ignazio La Russa lo sfidi: «Dimostri di avere una maggioranza». I Cinque stelle ieri si sono occupati d’altro. La condanna di Sala è arrivata giovedì. Ed è stata inappellabile.

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