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Ue, via a sanzioni contro Mosca. Quelle Usa fanno impennare il petrolio

Vertice Ue a Bruxelles con Zelensky. Si discute di Ucraina, difesa, clima e uso degli asset russi. Orban assente, al-Sisi ospite d’onore

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La scure delle sanzioni americane si abbatte sulla Russia: l’amministrazione di Donald Trump ha annunciato misure contro i giganti energetici di Mosca Rosneft e Lukoil, puntando il dito contro “il rifiuto di Vladimir Putin di mettere fine a una guerra senza senso”.

Dopo mesi di tentennamenti, voci e indiscrezioni, il tycoon ha detto che “era il momento giusto” di rispondere alle richieste di Kiev e dei suoi alleati occidentali con un pacchetto di sanzioni “tra le più ingenti che abbiamo mai imposto alla Russia”, ha chiarito il segretario al Tesoro Usa Scott Bessent. Che nel preannunciare la decisione, aveva accusato lo zar di non essere stato “onesto e schietto” con Trump.

E ha invitato le nazioni ricche del G7 e altri alleati a “unirsi” agli Usa, mentre si attende per giovedì il sì dell’Ue al 19esimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, dopo che la Slovacchia ha deciso di ritirare il suo veto sbloccando l’iter per l’approvazione. L’annuncio delle sanzioni giunge dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso chiaramente il suo allineamento con il tycoon sull’idea di congelare la guerra sulle attuali linee del fronte.

Il petrolio è in forte rialzo mentre si guarda alle sanzioni degli Stati Uniti sui big del petrolio russo. Il Wti sale del 4,3% a 60,97 dollari al barile. Il Brent guadagna il 4,2% a 65,23 dollari.

Il vertice Ue

Zelensky presente ma non Orban, assente almeno fino al pomeriggio. In compenso ieri c’era il presidente egiziano al-Sisi, per il primo bilaterale nella storia tra l’Unione europea e l’Egitto.

E questo ci dice qualcosa sull’attivismo dell’Europa che sarà anche Cenerentola ai tavoli che contano, secondo la narrazione degli euroscettici, ma non c’è dubbio che stia cercando di recuperare. Nei vari briefing pre-vertice tutti definiscono «denso, complesso e importante» il Consiglio oggi a Bruxelles dei 27.

Sul tavolo Ucraina, Difesa europea, sviluppi recenti in Medio Oriente, competitività, alloggi, clima, migrazione.

I 290 miliardi della Banca centrale russa

Un vertice «in salita ma bisogna essere ottimisti» per alcuni obiettivi cruciali come l’utilizzo dei forze asset russi, ovverosia 290 miliardi di proprietà della Banca centrale russa custoditi nelle banche occidentali di cui almeno 209 nell’Unione europea e 185 proprio in Belgio presso Euroclear, una centrale di deposito titoli, una sorta di gigantesca cassaforte per le transazioni finanziarie europee.

L’Europa vuole usare almeno i 185 miliardi per il sostegno economico e militare all’Ucraina. Si tratta di un passaggio cruciale perché nei primi mesi del 2026 si esaurisce il finanziamento del G7 (circa 50 miliardi) e da quel momento il sostegno a Kiev potrà arrivare per lo più dall’Unione europea e da qualche altro Paese G7 e occidentale. Ma non più dagli Stati Uniti. Questa è una delle poche cose certe.

Premier slovacco Fico sblocca 19esimo pacchetto

In mattinata il dossier Ucraina alla presenza di Zelensky. La buona notizia è che il premier slovacco Robert Fico ieri ha sbloccato il 19esimo pacchetto di sanzioni alla Russia di Putin. Nel mirino istituti bancari, profitti energetici, beni dual use e la flotta ombra con cui il Cremlino continua a esportare nel mondo il proprio greggio. L’Alto Rappresentante Kaja Kallas ha auspicato il via libera già oggi e in effetti il premier slovacco Robert Fico ieri mattina ha sciolto la riserva: via libera anche da parte della Slovacchia se in cambio arriveranno concessioni su energia e auto.

Fico ieri sera a Bruxelles ne ha parlato con il cancelliere Merz (ma non con Costa, segno di scarso rispetto per l’Unione) e l’accordo sembra essere stato chiuso. Fico, in questa prima parte dei lavori, avrà anche la delega di Orban. Ed ecco che si potrebbe arrivare ad un via libera a 27 quando da marzo 2022 tutte le decisioni sull’Ucraina sono state prese a 26 (senza Orban).

Costa: «Impegno incrollabile al fianco dell’Ucraina»

Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa parla di «impegno incrollabile al fianco dell’Ucraina sia sul piano politico che su quello economico e militare. Continueremo ad aumentare la pressione sulla Russia rafforzando l’Ucraina e perseguendo la pace». E qui il riferimento è alla parte più spinosa del dossier Ucraina. La Commissione infatti vuole «proseguire il lavoro sulle risorse finanziarie da destinare a Kiev per i prossimi anni». Cioè usare gli asset congelati russi nelle banche europee per pagare i costi delle guerra e del sostegno a Kiev. Costi che tanto prima o dopo – è il ragionamento diffuso – la Russia dovrà pagare come risarcimento alla guerra. Ma non è né semplice né scontato.

Finora la Ue e i suoi Stati membri hanno fornito 177,5 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, 63,2 dei quali sotto forma di sostegno militare. Al vertice informale a Copenaghen, lo scorso primo ottobre, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva chiarito: «Non stiamo confiscando i beni, ma stiamo utilizzando la liquidità per erogare prestiti all’Ucraina. L’Ucraina deve rimborsare questo prestito se la Russia paga i risarcimenti, perché il colpevole deve essere ritenuto responsabile».

C’è ancora da discutere

Ma la questione è complessa sul piano politico, economico e giuridico. La confisca, per il diritto internazionale, non si può fare. Dunque bisogna ragionare in modo creativo. Oltre a Budapest, è contrario il Belgio, dove ha sede Euroclear, che chiede impegni chiari agli altri Paesi in merito alla condivisione dei rischi e al fatto che vengano utilizzati tutti gli asset, non solo quelli in Euroclear.

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Sul tema, dunque, il discorso è avviato, il commissario lettone Dombrovskis ha spiegato che la Commissione ha raggiunto la soluzione in un documento che sarà presentato oggi alle delegazioni. Ma sarà solo «indicato tra parentesi». C’è ancora da discutere ma, dicono fonti diplomatiche della Commissione, «è possibile che la sintesi venga trovata al Consiglio di dicembre».

Clima? Non è buono

Tema più pacifico sarà quello sulla Difesa. Le ore del pranzo saranno dedicate a Readiness 2030, anche alla luce della tabella di marcia presentata dalla Commissione europea la settimana scorsa. Non sono attese sorprese su questo dossier anche se, sottolinea una fonte della commissione, «c’è ancora molto da fare dal punto di vista dell’attuazione e per la creazione della base industriale. Va definita la governance, i progetti concreti da mettere in cantiere in particolare su difesa anti-droni e la capacità produttiva». Più accesa, invece, la discussione sul clima, specie sull’emendamento che punta a introdurre il target di taglio del 90% delle emissioni al 2040 rispetto al 1990. E qui, si salvi chi può. Con l’Italia in prima fila, cioè contro, come ha assicurato ieri Meloni.

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