Forza Italia ribadisce che «non voterà, né in Consiglio dei ministri né in Parlamento, alcuna tassa sugli extraprofitti»
Resta appesa al “nodo” banche la navigazione della manovra che dovrebbe approdare domani mattina sul tavolo di Palazzo Chigi per l’approvazione del Consiglio dei ministri. Il condizionale è d’obbligo dal momento che sembra ancora lontana l’intesa con gli istituti di credito, come con le assicurazioni, cui il governo ha chiesto un contributo per il finanziamento delle misure che verranno dettagliate nell’articolato di bilancio: il Documento programmatico di bilancio (Dpb), inviato a Bruxelles, ne definisce l’entità e la “natura”: si tratta di 11 miliardi in tre anni – 4,4 nel 2026, altrettanti nel 2027 e 2,3 nel 2028 – per un contributo che non sarà una tantum e potrebbe diventare strutturale.
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Il tema alimenta da giorni le tensioni nella maggioranza: di fronte a una Lega in pressing per rastrellare fino a 5 miliardi attraverso l’introduzione di una tassa sugli extraprofitti, Forza Italia ribadisce con forza la propria contrarietà. Antonio Tajani, parlando a margine dei Med Dialogues a Napoli, è perentorio: “Forza Italia non voterà, né in Consiglio dei ministri né in Parlamento, alcuna tassa sugli extraprofitti”. “È giusto prevedere un accordo tra Governo e istituti di credito per sostenere il sistema sanitario, le imprese, gli aumenti salariali e il taglio dell’Irpef, ma – puntualizza – siamo contrari a qualsiasi imposizione autoritaria che possa spaventare i mercati e gli investitori, italiani o stranieri, provocando un grave danno economico al Paese stesso”. “Il ministro Giorgetti mi ha assicurato durante l’ultima riunione del Consiglio dei ministri che non ci sarà alcuna tassa sugli extraprofitti”, scandisce. Poi rincara: l’extraprofitto, “è un concetto da Unione Sovietica, e non credo che si debba intervenire con misure impositive”. “Una tassa sugli extraprofitti significa fare un danno all’economia italiana. Noi – afferma – invece vogliamo che questa manovra serva ad affrontare la grande questione della sanità, incrementando le assunzioni e i salari di medici e infermieri, aumentare i salari degli italiani, ridurre l’Irpef dal 35 al 33%. Se non si riesce a fare fino a 50.000 euro, cioè fino a 60.000 euro, ci si ferma a 50.000 e lo si farà il prossimo anno. E poi dare aiuti alle imprese. Per fare tutto questo serve il contributo di banche e assicurazioni, ma ripeto, deve essere un contributo concordato e non imposto così un po’ a capocchia”.
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Intanto la Lega resta ferma sulla propria linea e sicura di portare a casa il risultato: “Tra le risorse previste nella prossima legge di bilancio — affermano i senatori leghisti Massimo Garavaglia e Stefano Borghesi — ci saranno anche miliardi di contributi da parte delle banche, come voluto da Matteo Salvini. Una parte di queste risorse, derivanti anche dagli extraprofitti, sarà destinata al sostegno della sanità. Grazie alla linea della Lega, vince il buonsenso”.