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Manovra, da 16 a 18 miliardi: due in più per Sanità. Cosa cambia per le famiglie

Il governo conta su un contributo delle banche e delle assicurazione per 4,5 miliardi. Tra le misure taglio dell’Irpef e pace fiscale

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La manovra di bilancio per il 2026 è pronta. O meglio, è quasi pronta. Anzi, diciamo che è in corso d’opera, con gli ultimi ritocchi per trasformare una coperta multicolore (dovendo tener conto delle clientele da assecondare) in un cappotto su misura per l’intero Paese. Il ministro Giorgetti l’ha illustrata ai colleghi. Il testo finale sarà pronto per venerdì, entro lunedì dovrà approdare in Parlamento. Sipario, o quasi. Il valore complessivo sale: da 16 a 18 miliardi. Due miliardi in più non sono tanti, ma in tempi di vacche magre anche un euro fa notizia.

Le coperture

Chi paga? Innanzitutto banche e assicurazioni. Il governo conta di raschiare da loro ben 4,5 miliardi. L’Abi ha approvato “all’unanimità” di continuare a contribuire “in via straordinaria”, purché nessuno li chiami tassa, che suona male. Si chiama solidarietà. Una specie di elemosina obbligatoria col galateo della finanza. Nel frattempo, il ministero dell’Economia lavora alacremente sul “menù” delle misure. Definirlo menù è ottimistico: è più una lista di desideri, tipo quella che i bambini mandano a Babbo Natale.

Le misure

L’antipasto del menu proposto da Giorgetti: una pace fiscale che copre tutto il 2023. A patto però che sia stata presentata la dichiarazione dei redditi. Niente sconti per gli smemorati cronici o per chi si è dato alla macchia fiscale. E chi si aspetta la solita rottamazione morbida, potrebbe rimanere deluso: la Lega propone 9 anni e 108 comode rate, ma Giorgetti vuole un acconto del 5% subito, per scoraggiare i “furbetti della rateizzazione”. Il primo dei piatti principali è rappresentato dal taglio Irpef.

Due due punti in meno sulla seconda aliquota, che passa dal 35% al 33%. Il tutto per uno stanziamento da 9 miliardi nel triennio. Per il ceto medio (sempre evocato mai definito) un piccolo respiro. L’età pensionabile, intanto, si prepara a salire dal 2027.

Ma qui la politica entra nel suo habitat naturale: la nebbia. Si parla di “sterilizzazione parziale” (un’espressione che pare rubata a un manuale veterinario), ma la verità è che nessuno vuole prendersi la responsabilità di dirlo apertamente. Toccherà al Parlamento, che su questi temi ha l’agilità di un bradipo sotto sedativo. La casa torna al centro della scena: prorogato il bonus ristrutturazioni al 50%, con buona pace degli amanti del cappotto termico. Sull’Isee si lavora a escludere la prima casa, ma solo se il valore catastale non è da “villa con piscina”.

Il “pacchetto” famiglia vale un miliardo

La famiglia ottiene un pacchetto da un miliardo: tra bonus mamme, congedi all’80%, bonus libri e fringe benefit, si tenta di tenere insieme natalità e portafoglio. Impresa non semplice, in un Paese dove fare un figlio è ormai considerato un atto eroico.

Per le imprese, un occhio di riguardo. Si favoriscono investimenti in beni materiali (finalmente qualcosa che si tocca), con una maxi-agevolazione sugli ammortamenti da 4 miliardi. Confermati i crediti d’imposta nelle Zes (Zone Economiche Speciali) e le Zls (Zone Logistiche Semplificate), che più che aree geografiche sembrano i livelli di un videogioco fiscale.

Due miliardi in più per la Sanità

Alla sanità vanno 2,4 miliardi per il 2026. Il ministro Schillaci li userà per nuove assunzioni, perché negli ospedali manca tutto tranne le scartoffie. Per il triennio, si sale fino a quasi 7 miliardi nel 2028. Non è la rivoluzione, ma nemmeno il solito cerotto. La manovra 2026 è un equilibrismo contabile, con il fiato corto e lo sguardo lungo. Tutti vogliono qualcosa, nessuno vuole rinunciare a niente, e intanto la coperta resta corta. Ma è elastica, ci dicono. Speriamo solo che non si strappi.

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