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Istat, record di occupazione al Sud

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Sul mercato del lavoro nel Mezzogiorno si accende una luce e il Governo esulta. Il report pubblicato ieri dall’Istat sull’andamento dell’occupazione nel secondo trimestre dell’anno ha rilevato un aumento dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,7% sull’anno. Gli occupati sono rimasti stabili a 24 milioni 169mila e anche il tasso di occupazione è sullo stesso livello del trimestre precedente a 62,6%, ma la novità è che a dare la spinta sono state le regioni meridionali, dove il tasso è salito sopra il 50%, un valore record dall’inizio delle serie storiche dal 2004. In un anno il Meridione ha “guadagnato” 96mila unità in più.

Segnali positivi anche per le donne e la classe di età tra 50 e 64 anni. I tassi di disoccupazione e di inattività si sono attestati rispettivamente al 6,3% e al 33%. Il calo della disoccupazione ha riguardato soltanto le donne, le regioni centro-meridionali, gli stranieri e gli ultra cinquantenni. E anche sulla flessione della inattività ha inciso il Sud e i 50-64enni. In un anno comunque il mercato del lavoro ha aperto complessivamente le porte a 226mila unità. E si tratta di un lavoro prevalentemente stabile: +1,9% i dipendenti a tempo indeterminato), -7,7% quelli a termine.Lo sprint del Mezzogiorno è stato letto dal Governo come una vittoria delle scelte economiche.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha infatti commentato così sui social «ci accusavano di voler spaccare l’Italia, ma la verità è che abbiamo scelto di credere nelle energie, nel talento e nella forza del Sud. Abbiamo avuto il coraggio di dire basta alla stagione dell’assistenzialismo, che per troppo tempo ha alimentato l’idea di un Mezzogiorno condannato a restare indietro. Abbiamo investito in infrastrutture, lavoro, merito. Lavoriamo – ha aggiunto – per mettere il Sud in condizione di competere ad armi pari e di dimostrare, finalmente, tutto il suo valore. I dati dell’Istat certificano il numero di occupati nel Mezzogiorno più alto mai registrato dal 2004. La strada è giusta, e continueremo a percorrerla, per costruire finalmente un’Italia nella quale tutti abbiano le stesse opportunità».

E per il ministro del Lavoro, Marina Calderone, «l’obiettivo resta quello di continuare a sostenere la buona occupazione, in particolare quella a tempo indeterminato di giovani e donne. Soprattutto al Sud, dove i limiti storici di ieri sono le opportunità di domani. Le nostre politiche funzionano e adesso dobbiamo puntare sempre di più sulla formazione e le nuove competenze». Nelle imprese dell’industria e dei servizi – si legge nella nota Istat – le posizioni lavorative dipendenti, al netto degli effetti stagionali, crescono di 0,4% rispetto al trimestre precedente, con intensità lievemente inferiore nella componente full time (+0,3%) rispetto a quella part time (+0,5%). In contrazione nell’ultimo anno le ore di cassa integrazione (0,8 ore ogni mille lavorate).

In rialzo poi il costo del lavoro: +3,6% rispetto al 2024 per effetto soprattutto dai contributi sociale (+4,9%) a fronte del +2,9% delle retribuzioni.E’ tornato a crescere il numero di chi è a caccia del primo posto e per la ricerca il canale più gettonato è quello di parenti, amici e conoscenti (una scelta che coinvolge il 75,4% dei disoccupati). In buona posizione anche l’invio di domande e curricula (69%) e la consultazione di offerte di lavoro (56,7%). Aumenta il numero di chi si rivolge al Centro pubblico per l’impiego (+8,1%) ma la percentuale è del 34,6%. Riprendono quota le agenzie private di intermediazione e somministrazione.

Il quadro delineato dall’Istat ha convinto Confindustria che ha parlato di «un passaggio storico: per la prima volta dal 2004 il tasso di occupazione nel Mezzogiorno supera il 50%. È la prova di una risposta vera del tessuto produttivo meridionale, che sta intercettando il cambiamento e che ha avviato un percorso di riqualificazione delle competenze per rispondere all’offerta di lavoro». Secondo Natale Mazzuca, vicepresidente di Confindustria per le Politiche Strategiche per lo Sviluppo del Mezzogiorno, «è la prova che la ripresa del Sud è dovuta in gran parte alla capacità di spigionare investimenti attraverso leve di vario tipo, dalla finanza pubblica alla semplificazione».

In particolare l’associazione degli industriali ha promosso «decontribuzione e Zes Unica che hanno agito da driver strategici» ed è per questo che è stata lanciata la richiesta nella prossima legge di Bilancio di prevedere «una misura pluriennale di sgravio contributivo, estesa anche alle grandi imprese per premiare chi investe e crea occupazione aggiuntiva nel Mezzogiorno». Ma l’opposizione smonta il successo. Il vicepresidente del M5S, Mario Turco ha denunciato una «propaganda utile a coprire le tante ombre che aleggiano sul mercato del lavoro, in primis produttività stagnante e salari al palo. Ultimo in ordine di tempo è stato il Cnel, nel Rapporto annuale sulla produttività, a sottolineare come nel biennio 2022/2024 la crescita dell’occupazione sia stata trainata da attività a basso valore aggiunto». Dura la reazione di Piero De Luca della presidenza del gruppo Pd alla Camera che ha evidenziato tra le azioni contro il Sud tagli delle risorse e l’autonomia differenziata.

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