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Lagarde blocca la Bce in attesa dei dazi, tassi invariati al 2%

Christine Lagarde

Il futuro, tutt’altro che definito». Nel comunicato si legge: «L’economia finora tiene, ma l’incertezza è eccezionale»

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Christine Lagarde, sempre impeccabile con le sue spille e gli abiti di sartoria ha confermato che l’Europa è in una fase di “attesa e osservazione”. Proprio per questo ha deciso di lasciare i tassi al 2% interrompendo una serie di otto tagli consecutivi partendo dal 4,5% Non è che i mercati aspettassero grandi novità. Si erano già fatti una ragione che l’inflazione, seppur in declino, è ancora pronta a sferrare l’ennesimo colpo. Ma qui si parla di qualcosa di più grande: una guerra, non solo economica, ma geopolitica, che ormai ha assunto la forma di una partita a scacchi da tavolo dell’economia mondiale.

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Eppure, è proprio su questo fronte che Lagarde ha voluto accendere la luce. Nonostante la calma apparente sui tassi, la Presidente della Bce, nel corso della conferenza stampa successiva alla riunione del direttivo, ha ribadito che il futuro, sia economico che geopolitico, è avvolto nella nebbia. L’inflazione, grazie alle politiche monetarie precedenti, è finalmente tornata sull’obiettivo del 2% a medio termine. Però, come ha ben sottolineato la stessa Lagarde, il lavoro della Banca Centrale non è solo quello di guardare a un dato puntuale, che potrebbe essere oggi il 2% e domani il 2,1%: «Siamo fiduciosi che gli shock inflazionistici degli ultimi anni siano ormai alle spalle», ha dichiarato in conferenza stampa.

Insomma, adesso si guardano avanti, con una certa fiducia che il peggio sia passato. Ma il futuro? Quello è tutt’altro che definito. Le incertezze restano alte, e qui entra in scena il vero protagonista: la guerra dei dazi. Le “controversie commerciali” non sono solo una questione di dazi e tariffe: sono il motore che spinge le aziende a rallentare gli investimenti. Investimenti che, a loro volta, sono il carburante della crescita economica.

In effetti, Lagarde ha messo in evidenza che le imprese europee, troppo preoccupate dall’incertezza internazionale, stanno frenando sulle nuove spese. Questo, in un contesto in cui il consumo interno, supportato dai solidi bilanci del settore privato, è l’unica vera ancora di salvezza. Come dire: da un lato c’è la resistenza dei consumatori, dall’altro l’attendismo delle imprese. Non un bel quadro, ma certamente meno tragico di quello che abbiamo visto in passato.

A ben vedere, la Presidente della Bce ha tracciato un quadro in cui l’economia europea sembra in “buona posizione”, ma con numerosi rischi al ribasso. E non solo. Gli stessi investimenti pubblici in difesa e infrastrutture, pur essendo in grado di sostenere la crescita, potrebbero generare aumenti di prezzi, magari con l’effetto collaterale di spingere l’inflazione proprio quando il suo abbassamento sembrava finalmente all’orizzonte.
Tutto questo si traduce in un grande, sospirato “vediamo”. Lagarde ha dichiarato che la Bce “è ben posizionata per aspettare e vedere”, e che ogni mossa futura dipenderà dai dati. Un approccio che, al netto delle apparenze, potrebbe sembrare più prudente che audace. Ma d’altronde, in una situazione così incerta, che altro avrebbe dovuto fare?
L’inflazione, certo, si è stabilizzata. «Le pressioni interne sui prezzi si sono attenuate», ha affermato Lagarde. I salari, che avevano accelerato la crescita dei prezzi, sono in fase di rallentamento, anche se la preoccupazione resta per quei settori più esposti alle dinamiche globali. L’Europa è, in effetti, in una posizione relativamente solida, ma occorrerà ancora molta pazienza prima che l’incertezza geopolitica e commerciale lasci spazio a una ripresa solida e duratura.

In conclusione, la Bce , continua a navigare a vista, cercando di evitare gli scogli dell’inflazione e i flutti di una guerra commerciale che non accenna a fermarsi. La grande domanda, alla quale risponderanno solo i mesi a venire, è se questo attaccamento ai dati e questa vigilanza incrollabile basteranno a non farci sbattere contro i famosi “dazi”, tanto temuti da Lagarde. La guerra non è finita, ma la BCE, per ora, ha scelto di non rilasciare munizioni.

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