Per Fratelli d’ Italia si tratta di misure terzomondiste
Nel grande teatrino politico del Trentino il welfare assume tratti sperimentali degni di un film di fantascienza sociale. Vanno in scena due volti della destra italiana: la Lega di governo e Fratelli d’Italia che qui governo ma-non-troppo. Il teatro dello scontro? Un bonus bebè per il terzo figlio ma il vero oggetto è un altro. Il terzo mandato che la Provincia autonoma aveva approvato con una leggina ad hoc e il governo impugnato tacciandola di incostituzionalità (E poi dicono che la politica non sa essere anche poesia…).
Tutto comincia con un gesto di generosità, almeno sulla carta: il presidente Maurizio Fugatti, il Robin Hood in salsa autonomista, decide di stanziare 37 milioni per le famiglie che fanno il terzo figlio. Un sussidio decennale perché nella provincia dolomitica o le cose o si fanno in grande o non si fanno. Una misura che – si dà il caso – scontenta Fratelli d’Italia. Ed è qui che l’altruismo lascia il posto alla strategia politica.
Perché il bonus, nella pratica, dicono i meloniani, finirebbe a premiare principalmente famiglie straniere. Lo dicono i dati, lo sa anche la Lega. Eppure, Fugatti tira dritto. Perché? Per fare un dispetto, ça va sans dire. E non uno qualunque: lo stesso presidente Fugatti ha anche tolto, per ritorsione aFdI la vicepresidenza della Giunta, declassando la loro rappresentante a semplice assessora. Più che uno scontro politico, insomma, un romanzo a puntate.
“Facciamo un bonus per il terzo figlio” proclama la Lega. “Sì, ma chi lo prende?” si chiedono a denti stretti in Fratelli d’Italia, temendo che l’esito assomigli a un’operazione di welfare etnico, un welfare chirurgico.
Lo studio commissionato (costato 70.000 euro – mica bruscolini) si ferma al 2023. Svela culle vuote e dati impietosi: i trentini che hanno almeno un figlio sono calati del 28,7% nel giro di un quarto di secolo; quelli che fanno il secondo figlio del 31,42% mentre i terzi figli sono rimasti stabili.
E allora, si chiedono in FdI, a chi andrebbe il bonus? Perché investire proprio lì dove (statisticamente) non c’è il problema? La risposta della Lega è semplice: lì c’è il consenso. E magari anche una certa narrazione sovranista da ribaltare. D’altronde, che gusto c’è a fare politiche sociali se non puoi dare una lezione ai tuoi alleati?
La soluzione salomonica la propone Francesca Gerosa, assessora, ex vicepresidente retrocessa e oggi paladina della ricerca sociale preventiva: aspettiamo i dati, valutiamo con attenzione, niente fughe in avanti. Peccato che i dati (quelli veri) ci siano già e dicano chiaramente che i trentini hanno smesso di fare figli. O meglio: smettono di farne uno e due, ma non tre (se sei una famiglia straniera).
Fratelli d’Italia allora fa il suo contropiede ideologico: aiutiamo chi i figli non riesce a farli, non chi li fa già. Il vero problema, dicono, è il primo figlio che non arriva. La precarietà, il crollo del ceto medio, la fuga dalle famiglie. Invece di premiare chi ce la fa, aiutiamo chi non ce la fa. Una logica lineare. Quasi scomoda, per chi in politica ama premiare chi garantisce ritorni elettorali a breve termine. “Mettiamo su queste famiglie tutte le risorse disponibili, non sono infinite e vorremmo che fossero investite nel modo corretto”, sostiene Alessandro Urzì, onorevole e coordinatore regionale di Fdi del Trentino Alto Adige.
Perché dietro la battaglia sui bonus, si cela la vera posta in gioco: il terzo mandato per il presidente Fugatti. La Lega lo vuole con tutte le forze. Fratelli d’Italia non ci pensa nemmeno. Il parlamentino autonomista ha approvato una legge (ddl 52) per allungare il mandato al presidente. Lo ha fatto in modo solenne nell’anniversario della fine della seconda guerra mondiale. Una ferita che qui è rimasta aperta più a lungo che altrove. Ma il governo ha impugnato la legge. E allora ecco che per ritorsione lo scontro si sposta sul piano del welfare, della natalità, della coerenza istituzionale, della scienza. Ma il punto è uno: la Lega vuole tenere Trento. FdI vuole dimostrare che non è più il fratellino minore.
Non è un caso se in tutto il Nord Italia Fratelli d’Italia non governa neanche una Regione, e non è un caso se la Lega fa il diavolo a quattro per tenersi i presidenti in carica (non solo Fugatti, ma anche e soprattutto Zaia in Veneto e Fedriga in Friuli). È una partita nazionale giocata su un palcoscenico locale. Dove la posta non è un bambino in più, ma un presidente in più.
Nel dubbio, Fratelli d’Italia ribadisce che non vuole essere complice di una misura terzomondista travestita da politica familiare. E poco importa se il bonus viene incorniciato come salvifico per la natalità: secondo loro, il modo giusto di sostenere la famiglia è partire da chi non riesce neanche ad averne una.
E così, tra un bonus mancato, una vicepresidenza sottratta, una ricerca da 70 mila euro e una crisi demografica che fa da sottofondo, il Trentino si conferma il più ironico dei paradossi italiani: un laboratorio della destra dove le destre si fanno guerra usando i bambini. Anche quelli non ancora nati.