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Chi erano gli ‘animatori’ estivi, l’allegria per forza e mai dimenticata

Fiorello animatore anni Ottanta

Nati negli anni ‘Settanta ’70, indispensabili nei villaggi di vacanze anni ’80: creature mitologiche, piene di energie e costanza. Hands Up!

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Se sentite in lontananza tre o quattro note ripetute per almeno mezz’ora e vi ricordano esattamente le tre o quattro note dell’anno scorso, è inutile darvi i pizzicotti sperando che sia tutto un incubo: siete davvero finiti in un villaggio vacanze. Una di quelle dimensioni mistiche schiacciata tra le bramate ferie e la fatica di socializzare per forza in cui la parola d’ordine è una soltanto: divertirsi. Anche se non ci va.

I villaggi vacanze sono da sempre popolati dagli animatori, creature mitologiche in letargo tutto l’anno per risparmiare più energie possibili da spendere tra giugno e settembre. Se vi siete mai chiesti dove vadano a prendere tutto quell’entusiasmo, la risposta è che probabilmente l’hanno sottratto a voi. L’animatore, figura entrata a tutti gli effetti nel cuore degli ospiti dei villaggi così come nella cultura generale, è legato a doppio filo all’idea delle vacanze in famiglia.

Ma il ruolo dell’animatore ha un passato? E se sì, quale? L’animazione turistica da villaggio nasce in Europa, tra gli anni ‘50 e ‘60, con l’obiettivo di rendere le vacanze dei turisti nei resort meno noiose e più divertenti. Siamo in Spagna, è il 1950 e ci troviamo ad Alcùdia, a Maiorca. Durante una vacanza in Corsica Gérard Blitz, campione di pallanuoto belga, conosce Gilbert Trigano, attore mancato e fornitore di tende. Insieme decidono di creare un intrattenimento per gli ospiti del club: pochi mezzi, ma molta inventiva.

I primi animatori sono volontari che, in cambio dell’ospitalità, intrattengono i villeggianti e insegnano loro sport. Nascono così i “G.O.”, “Gentili Organizzatori”, tra cui gli stessi Blitz e Trigano. Il team si amplia e prende forma una vera professione: animatore, addetto alle attrezzature, capo animatore. Il 27 aprile 1950 nasce ufficialmente il Club Med – Club Méditerranée – la prima azienda specializzata nelle vacanze tutto incluso.

Da allora, il sabato del villaggio diventa realtà. Giovani spensierati, fatti di entusiasmo e ottimismo, cominciano a considerare l’animatore un lavoretto estivo per mettere da parte qualche soldo. Formiche travestite da cicale. Ognuno con la sua storia, il suo accento, la sua energia. Un lavoro faticoso e poco riconosciuto, ma capace di rendere magico un luogo e un’estate.

Gli animatori intrattengono con balli, giochi, aperitivi, sigle, Mini Club. Sono i primi amici estivi dei bambini, quelli che ci si ricorda per anni. Ma il tempo passa. I villaggi vacanze stanno lentamente scomparendo. Il ruolo dell’animatore, oggi, sembra in via d’estinzione.

Far sorridere persone stanche, stressate, disilluse, non è più una vocazione: è diventato un peso. Le retribuzioni basse e l’energia necessaria non sono più sostenibili. I turisti chiedono altro: silenzio, esperienze personalizzate, niente intrattenimento collettivo. La tecnologia ha sostituito le relazioni umane.

Oggi i ragazzi preferiscono esperienze “vere”: viaggi, escursioni, contatto con la gente del posto. I villaggi sembrano ormai mortori a cielo aperto. E gli animatori restano senza anima, senza tutele, senza stimoli. È finita un’epoca. Ma quanto era romantico prendersi una cotta per l’animatore che sarebbe tornato in Sicilia? O combattere con le pistole ad acqua? Era poetico sapere che tutto si sarebbe fermato lì, in quel tempo e in quello spazio.

E se anche quest’anno vi è toccata una vacanza tutto compreso, preparatevi: la sigla del villaggio vi rimarrà in testa. E quando sarà inverno e l’umore sarà basso, magari vi scoprirete a ballarla in salotto, con un sorriso. Perché quella felicità gratuita, ogni tanto, serve ancora.

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