Quelle storie di bambini ucraini, tra l’inverno che avanza e le scuole
Fa freddo. È arrivato l’inferno. E in Ucraina i bambini lo guardano negli occhi ogni singolo giorno. Non è solo il gelo che penetra nelle ossa a causa di un inverno che si preannuncia spietato, ma è il gelo dell’anima, quello che scende quando il mondo intorno a te crolla, quando la sicurezza della tua casa o della tua scuola viene spazzata via da un missile.
I numeri
Siamo ormai alla fine del 2025 e la guerra su vasta scala continua a divorare l’infanzia. I numeri che abbiamo di fronte non sono statistiche, sono cicatrici sulla pelle dell’umanità. Dal febbraio 2022 a oggi, più di 3.100 bambini sono stati uccisi o feriti. Tremilacento vite spezzate o segnate per sempre. Ma il dolore non si ferma alle ferite fisiche.
L’asilo di Kharkiv
Immaginate di essere un bambino a Kharkiv, il 22 ottobre scorso. Siete all’asilo, un luogo che dovrebbe essere un santuario di giochi e risate. Improvvisamente, un missile a lungo raggio colpisce la struttura. C’erano 48 bambini presenti quel giorno. Per miracolo non ci sono stati feriti, ma l’impatto psicologico su quelle piccole menti e sui loro insegnanti è una ferita invisibile che richiede anni per rimarginarsi. Questo episodio, riportato nel nostro ultimo rapporto sulla situazione umanitaria, è solo uno dei tanti.
Al buio e senza riscaldamento
Secondo i dati verifcati dalle Nazioni Unite, solo nel mese di ottobre 2025 ci sono stati 177 attacchi alle infrastrutture energetiche. Circa il 50% della capacità di generazione di energia dell’Ucraina è offline. Questo significa buio. Significa che milioni di persone, tra cui innumerevoli bambini, devono affrontare interruzioni di corrente che bloccano l’acqua e, cosa ancora più terribile con l’inverno alle porte, il riscaldamento. In regioni come Chernihiv, Sumy e Kharkiv, identificate come “cold spots”, i danni sono così ingenti che le famiglie rischiano di congelare nelle proprie case.
La scuola
E poi c’è la scuola, l’altro pilastro dell’infanzia che sta crollando. Oltre 2.800 strutture scolastiche sono state danneggiate o distrutte dall’inizio del conflitto; 340 solo quest’anno. Per 4,6 milioni di bambini ucraini, andare a scuola è una corsa a ostacoli. Quasi un milione di loro è costretto a studiare online, isolato, lontano dai compagni, privato di quella socializzazione che è vitale per crescere. L’istruzione dovrebbe essere un’ancora di salvezza, un senso di normalità nel caos, ma per troppi è diventata un miraggio o un’attività da svolgere nei bunker durante gli allarmi antiaerei.
La storia di Erika e Nelya
Tuttavia, in questo scenario apocalittico, la vita resiste. La resilienza dei bambini ucraini è qualcosa che ci commuove e ci spinge a non mollare. Voglio raccontarvi di Erika, una ragazza di 16 anni della regione di Dnipro. La sua storia è la prova che anche tra le macerie possono nascere fiori. Erika vive a Znamenivka, nella casa famiglia di Nelya, una donna straordinaria che da vent’anni accoglie bambini che non hanno più nessuno. In quella casa, dove oggi vivono 11 ragazzi, Erika ha trovato la sua forza, letteralmente e metaforicamente. Ha iniziato a sollevare kettlebell – quelle pesanti palle di ghisa – a 14 anni. Oggi è una campionessa nazionale e internazionale. “Non so esattamente perché, ma mi dà forza – non solo fisica, ma anche interiore”, racconta Erika. Quando solleva quel peso, Erika solleva anche il peso della guerra, della paura, dell’incertezza. La sua famiglia affidataria, sostenuta dal programma “Better Care” dell’UNICEF, le ha dato le radici per resistere e le ali per volare fino ai Campionati Europei. La casa di Nelya è un rifugio dove, nonostante gli allarmi aerei, si respira calore, si condividono i compiti e si impara a non arrendersi.
L’impegno dell’Unicef
È per Erika, e per milioni di bambini come lei, che l’Unicef continua a operare senza sosta. Stiamo portando generatori negli ospedali e nelle scuole, stiamo distribuendo abbigliamento invernale e coperte, e forniamo supporto psicologico a chi ha visto troppo orrore troppo presto. Nel solo mese di ottobre, abbiamo raggiunto oltre 22.000 famiglie con assistenza in denaro per l’inverno e le nostre squadre mobili hanno fornito cure mediche e supporto psicosociale nelle zone più calde del fronte.
Il libro
Ma non basta. Non possiamo abituarci a questo orrore. Dobbiamo continuare a dare voce a chi non ne ha. Proprio per questo, vi invito a leggere il libro in uscita del nostro portavoce, Andrea Iacomini, dal titolo “La forza sia con te. Cronaca di una missione in Ucraina” (People). Andrea ha camminato su quelle terre ferite, ha guardato negli occhi quei bambini e nelle sue pagine restituisce intatta la loro richiesta disperata e silenziosa: il diritto di vivere la propria infanzia.
La pace
Questi bambini non chiedono miracoli. Chiedono di poter andare a scuola senza temere che il tetto crolli loro addosso. Chiedono di non avere freddo. Chiedono una famiglia che li ami, come quella di Nelya per Erika. Chiedono la pace. Fino a quando quella pace non arriverà, noi saremo al loro fianco, nel freddo e nel buio, per portare un po’ di luce. Perché ogni bambino, ovunque si trovi, merita di essere protetto.









