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“Lui? Meglio libere” Le donne social in fuga dal maschio

Cresce sempre di più il fenomeno donne più o meno giovani che scelgono di essere single. Alcuni lo chiamano “eteropessimismo”

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Lui non c’è. E se c’è, non si vede: sfumato, sullo sfondo, evocato dal tintinnio di due calici, da una mano sul volante, da una nuca. Lui, se c’è, è un’ombra. Lui non c’è e meno male, perché se ci fosse sarebbe imbarazzante. «È il tuo fidanzato?». «Ma figurati!». Meglio esporsi al ridicolo con maldestre menzogne – è un collega, il mio personal trainer – che giocarsi in un attimo la reputazione social. Fidanzata a me? Fidanzata, sarai tu. Quasi fosse diventata una vergogna stare con un uomo. Come se confessare con un abbraccio su Instagram che sì, lui c’è, significasse sminuirsi: non sono più quella lì che postava foto di viaggi da sola, non sono più quella donna completa appagata e indipendente che non teme le cene monoporzione, ora sono dimezzata, la metà di qualcuno. Crollo dei follower. Sta con quello lì, che sfigata, sembra certificare la fuga dei cuoricini.

«C’è più gloria nel dichiararsi single», sostiene Chanté Joseph su British Vogue. «Avere un fidanzato è diventato imbarazzante?», la domanda della scrittrice, giornalista e creator che con il suo articolo ha aperto un dibattito senza fine tra single e accoppiate, e non solo. La risposta per lei è sì: se prima l’identità online delle donne prevedeva un lui, anzi premiava la fatica di conquistare un posto nel suo cuore e soprattutto nelle storie del suo profilo, e di condividere tutti i momenti di fotogenica felicità, adesso essere fidanzata ed esibire la relazione semplicemente non è più “cool”. Almeno sui social. Il fatto è che in una società “onlife”, senza più confini tra virtuale e reale, la tendenza su Instagram o TikTok ci dice che le cose sono cambiate e adesso il cuore non ci porta più da nessuna parte. Meglio soli che accompagnati, bene o male che sia. E chi è fiero di essere “una” o “uno” ha festeggiato ieri, 11-11, il single day.

Con qualche differenza. Per tante il fidanzato c’è anche se non si vede. Sono quelle che non vogliono essere giudicate convenzionali, banali, noiose, come apparirebbero in coppia, e sfruttano l’appeal che le single hanno sui social.

Ma per tante, sempre di più, il fidanzato non si vede perché non c’è. L’ultimo lui risale a qualche tempo fa e da allora il nulla. Ok, stare in coppia non è più un traguardo, anzi. “Zitella” o “gattara” non sono più offese e ci si può scherzare su, la vita va benissimo anche con il letto vuoto, anzi è più comoda, leggera ed elettrizzante, nessuna nostalgia dei calzini spaiati da abbinare. Ma insieme al piacere della libertà si fa strada una domanda, inquietante: momentaneamente single o single a tempo indeterminato? Una pausa, magari un poco più lunga, tra una relazione e l’altra? Oppure dobbiamo metterci una pietra sopra e ridere di quando ci disperavamo aspettando un suo segnale su whatsapp?

Un sentimento di impotenza accompagna i bilanci sentimentali: eterofatalismo, secondo la definizione del sociologo americano Asa Seresin, o eteropessimismo. Una forma di disincanto e sfiducia nei confronti delle relazioni etero.

Le donne ci credono sempre meno e si chiedono sempre più spesso: ma che dobbiamo fare per incontrare qualcuno che abbia voglia di incontrare noi? La domanda rimbalza nelle chat delle amiche, dalle ventenni alle cinquantenni e oltre: c’è qualcuno, in giro? Qualcuno che non faccia ghosting, e dopo il primo mese o anche solo il primo appuntamento o il primo scambio di messaggi sparisca. Si collezionano record, da storie di pochi anni si è passati ai pochi mesi e pochi giorni, arriveremo a «sono stata fidanzata, ma solo per qualche ora». Qualcuno che la regga, una relazione, o qualcuno che semplicemente la desideri, abbia voglia di esporsi e rischiare. Qualcuno che risponda, qualcuno e basta. Non c’è, si disperano sorridendo le giovani donne, le più pessimiste tra le etero. Lui proprio non ce la fa, sentenziano le più fataliste tra le pessimiste. Se siamo sole è colpa di questi uomini ansiosi e disagiati, che non potendo più comandare si defilano, attaccano le eterosfiduciate. Se siamo soli è colpa di queste donne prepotenti, interessate solo ai belli e ai ricchi e che discriminano tutti gli altri, ribattono gli incel, i celibi involontari. Così è inutile sedersi al tavolo delle trattative, la pace è lontana.

La coppia è scoppiata, non nel senso che loro due si sono lasciati. È la coppia ad averci lasciati soli. È andata in crisi e non si è più ripresa. Dovremmo riparlarne, rinegoziare i patti, tornare a intenderci sull’idea di stare insieme se non vogliamo rassegnarci a restare tanti numeri primi. Morire di solitudine si diceva quando ancora esistevano le zitelle. Di solitudine si vive, oggi. Metà degli americani non ha una relazione, la percentuale più bassa di sempre. In Italia il 35% vive da solo, secondo l’ultimo rapporto Istat. Una società di single (sono raddoppiati negli ultimi 20 anni). Libertà a caro prezzo, vivere soli costa in media 1.730 euro al mese.

Nessuno ci ripensa, a quanto pare. Si sa stare soli ma non si sta più stare insieme, quasi che l’amore fosse un incidente, un rischio che non vale la pena correre.

Si fugge persino da Tinder, gli iscritti alle app di dating sono quasi dimezzati negli ultimi due anni, meno 47 per cento. Astenersi, “going boy sober”, un termine coniato dalla tiktoker statunitense Hope Woodard, 26 anni, ossia smettere di uscire con i ragazzi, niente sesso e relazioni, nessun coinvolgimento. Ci si protegge dal dolore, dalle delusioni, dalle frustrazioni dello “swipe”, ossia dalla smania di scorrere i profili sulle app in cerca di un potenziale partner, verso destra indica interesse e verso sinistra disinteresse. Ma così si finirà per proteggersi dalla vita.

E adesso che, tra imbarazzi social, voglia di indipendenza, consumismo nelle relazioni, paure, insicurezze e quello che vi pare, abbiamo smesso di cercarci e rischiamo di perdere anche l’amore, cosa ci resta? Flirtare con ChatGPT? Trovare conforto in compagni virtuali? Finirà che diventeremo così sentimentalmente ignoranti da diventare “imbarazzanti” anche per i fidanzati generati dalla AI. Ma gli umani non dicevano che era l’amore a renderli umani?

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