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Francia, non sparate su Macron

Il giorno in cui Parigi cadesse nelle mani dell’estrema destra, il passo perché avvenga altrettanto in Germania sarebbe breve

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Se si guarda alla situazione dell’Europa di oggi non si può che provare un profondo senso di angoscia. In tutti i Paesi che fanno parte dell’Unione europea, si fanno avanti forze che non possono essere definite conservatrici ma debbono essere considerate reazionarie e in molti casi apertamente fasciste.

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Questo vale per la Francia, dove i sondaggi indicano come primo partito il Rassemblement di Le Pen; per la Germania dove la destra neonazista non è più confinata ai Lander dell’ex Germania Est, ma lentamente sembra invadere tutto il Paese; per l’Italia, che è il terzo Paese dell’Unione europea, dove la destra al governo sta abbandonando, proprio in queste settimane, il linguaggio moderato adottato per arrivare al potere e tende ad adottare un linguaggio sempre più radicale.

Nella Repubblica Ceca, in Spagna, oltre che in Ungheria, la destra vince. Anche dove nelle elezioni recenti hanno avuto la meglio forze più europeiste come in Polonia, le maggioranze sono fragilissime e gli esiti elettorali precari.

Fuori dall’Ue, l’Inghilterra, che sembrava aver trovato respiro con un governo laburista, rischia di finire nelle mani di Farage. Dall’esterno, è fortissimo l’odio verso le istituzioni democratiche europee, basta pensare ai discorsi del presidente e del vicepresidente degli Stati Uniti.

In questo quadro, sembra veramente troppo facile polemizzare con Emmanuel Macron e chiamarlo responsabile per una drammatica situazione francese che certo non è figlia dei suoi errori ma dell’impazzimento della scena politica. Non credo che lo si possa accusare di irresponsabilità per aver proposto una riforma delle pensioni in un Paese in cui vi è una difficilissima condizione della finanza pubblica e in cui le persone vanno in pensione a 62 anni. Che cosa poteva e doveva fare Macron sul piano politico di fronte all’opposta irresponsabilità di un’estrema destra reazionaria e di un’estrema sinistra legata a Mélanchon?

Ha giustamente mandato i francesi alle urne per l’Assemblea Nazionale, rifiutando la richiesta degli estremisti di dimettersi e di andare alle elezioni presidenziali. Ha fatto bene, dopo le elezioni, a cercare un esponente moderato in grado di formare un governo ed a fare appello alle forze politiche più responsabili, se ve ne sono, per salvare la legislatura ed evitare di dover nuovamente sciogliere la Camera.

Se l’esperimento Bayrou ed ora Lecornu non hanno avuto successo, non è certo per responsabilità di Macron, ma per l’irresponsabilità di Le Pen e Melanchon e per l’incapacità delle forze che si collocano fra l’uno e l’altro di questi estremismi di collaborare fra loro. Sembra l’Italia fra 1919 e 1922, nella quale le forze liberali, cattoliche e socialiste moderate godevano ancora della maggioranza, ma per rivalità interne, di fatto, facevano il gioco degli estremisti. In Italia siamo finiti al fascismo.

Dobbiamo vedere la Francia finire in quello stesso buco nero? C’è una parte della Francia che chiede insistentemente a Macron di dimettersi e di convocare i comizi per le elezioni presidenziali. Che lo chiedano Le Pen e Mélanchon, lo capiamo: non vedono l’ora di azzuffarsi sapendo che l’uno o l’altro vincerà. Naturalmente il più irresponsabile è Mélanchon che finirà per consegnare la Francia a Le Pen.

Noi pensiamo, invece, che Macron non debba dimettersi. Riteniamo che faccia bene a resistere fino all’ultimo giorno del suo mandato. Bisogna sperare che ci sia un rinsavimento della Francia. Anche perché, visti i problemi con gli occhi della democrazia europea, il giorno in cui la Francia cadesse nelle mani dell’estrema destra, il passo perché avvenga altrettanto in Germania sarebbe breve. E non ci sentiamo di escludere che, andate al potere le estreme destre in Francia e Germania, non si rinnovi il conflitto franco-tedesco che ha accompagnato l’Europa per secoli.

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