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Dai 12 anni di Yu Zidi, ai 39 di Dzeko: perché i campioni non hanno età?

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Il loro tempo è elastico: comincia prima e finisce dopo. Nello sport saltano le gerarchie anagrafiche. Nuoto, calcio, tennis: cosa succede

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“Non ho l’età” cantava, pudica e maliziosa insieme, una sedicenne Non ho l’età cantava, pudica e maliziosa insieme, una sedicenne Gigliola Cinquetti, conquistando prima Sanremo e poi il mondo con quella mise da collegiale, quei capelli legati ad alta coda di cavallo, quel mood da “madonnina infilzata”, per dirle come la fece dire Manzoni a Perpetua a proposito di Lucia che un po’ le sbomballava, “diciamolo”, direbbe il presidente La Russa.

Mary Quant, la stilista britannica, aveva già dimezzato o su di lì le gonne, i Beatles raddoppiato o giù di lì la lunghezza dei capelli, la rivoluzione sessuale era in arrivo, i giovani volevano l’immaginazione al potere ma mai avrebbero immaginato che al potere sarebbe arrivato l’”immaginifico” Trump. Era il 1964. Un collega, “un artista” ha raccontato poi lei, andò a dirle in faccia “ti odio, sei tutto quello che detesto, sei falsa, ipocrita, perbenista”. Era Luigi Tenco, “vedrai, vedrai, vedrai che cambierà”, e alla fine “ciao, amore, ciao”. Era, quella, l’età “per amarti”: ma l’età per fare sport?

Sono i 12 anni della cinese Yu Zidi o i 52 dello svedese Lars Frolander che presto s’incroceranno a bordo vasca della piscina olimpica del Singapore Sports Hub dove sono in programma tra luglio e agosto (ma si comincia prima con le altre discipline acquatiche, subito il fondo nell’acqua calda di Sentosa, Palawan Beach che, dicono quelli che misurano tutto, abbia la temperatura a 30 gradi: un bollitore per Paltrinieri) i mondiali di nuoto.

Yu Zidi, a 12 anni già sul podio del nuoto mondiale
Yu Zidi, a 12 anni già sul podio del nuoto mondiale

Quarant’anni di differenza! Cose da padri o anche da nonni, pur senza scomodare quel gallese da record, tale Shem Davies, che lo divenne a 29 anni. Quarant’anni! Era la via media nell’età vittoriana, ma attenti a non essere fuorviati dalle statistiche: si campava molto di più, ma sulla media influivano i numeri terribili della mortalità infantile.

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È che nemmeno l’età dei campioni è più “quella di una volta, signora mia”. Il loro tempo è elastico: comincia prima e finisce dopo. Per un Lamine Yamal che ha appena festeggiato (“People from Ibiza”, nani viventi e ballerine) i suoi 18 anni, ed è già in rampa di lancio destinazione Pallone d’Oro, c’è un Cristiano Ronaldo che, a quei citati quarant’anni, ha appena firmato un prolungamento di contratto di altri due, 208,4 milioni di euro a stagione, che, è stato calcolato, fanno 6,5 euro al secondo, più dell’ora di un raider che se la suda pedalando. Benefit in più: l’utilizzo no limits di un jet privato e un servitorame di cuochi e giardinieri (che poi che cosa coltiveranno nel deserto?) che nemmeno Carlo e Camilla.

 Lars Frolander, 52 anni
Lars Frolander, 52 anni


La Next Generation è in realtà già sul pezzo: un ragazzo australiano ma di origine sud sudanese, tale Gout Gout, corre più veloce di quanto non facesse Usain Bolt all’età sua, e una ragazza piemontese, Sara Curtis, ha già nuotato più velocemente di quanto non facesse Federica Pellegrini ai suoi tempi record. E Kimi Antonelli, che da neopatentato non potrebbe superare i 100 all’ora (neanche per “trovar la bimba sua”) in autostrada, ma lui potrebbe essendo residente a San Marino (si attendono i fiscomoralisti), sfreccia a ben altre e alte velocità su circuiti della Formula Uno e si misura ruota a ruota con Lewis Hamilton che, quarantenne, ne ha più del doppio dei suoi 18 di liceale fresco di maturità.

O con quel neoglorioso 37enne di Nico Hulkenberg che sul circuito di Silverstone ha appena conquistato il suo primo podio, dopo averlo rincorso per 239 volte, un record a modo suo.

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Wimbledon 2025, nei suoi primi turni, senza più giudici di linea (effetto collaterale disturbante dell’intelligenza artificiale) ma sempre in bianco da candeggio e posto delle fragole (con panna, altro che Ingmar Bergman) e ora delle carote in Sinner-style, ha riproposto all’attenzione i “vecchietti”, tra i quali il nostro Fabio Fognini e il tedesco Jan Lennard Struff, entrambi più verso i 40 che non verso i 30, che hanno perso sì ma mostrato il loro miglior tennis. Forse perché avevano di fronte Carlitos Alcaraz, lo spagnolo che gioca talmente bene da far giocare bene anche gli avversari. “Ma l’avete visto come gioca? E ha cinquant’anni!”, ha chiesto al suo box il caballero della Murcia alludendo a Fabio nostro ed esagerando sul dato anagrafico di 38, però facendo nascere un dubbio all’azzurro: finisco qui in gloria oppure, visto come gioco, continuo? Ha scelto la prima. Poi Carlitos vide come gioca Sinner…

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Kazuyoshi Miura ha fatto il contrario di Fognini. Miura, chi era costui? È il calciatore giapponese che a 27 anni, stagione 1994-95 venne dal Sol Levante al sole di Liguria, ingaggiato dal Genoa per una stagione da 21 partite, un gol e un codazzo di fotografi. A 58 ha appena festeggiato i suoi quarant’anni di calcio giocando nella quarta serie del Giappone il primo tempo con l’Atletico Suzuka.

Tornerà? Il trend di mercato sembrerebbe favorirlo: i “grandi vecchi” lo stanno facendo. Dzeko, 39, ha appena firmato per la Fiorentina, Luka Modric, 40, per il Milan, Ciro Immobile, 35, per il Bologna, Lorenzo Insigne, 34, non sa ancora dove porterà il suo “tiraggir” ma intanto è qui, ed è a Napoli un prossimo “Ciro”, il 34enne De Bruyne che gli hanno dato pure il 10 ma solo in allenamento, scherza coi fanti…

L’Italia sembra l’America dei tempi che furono quelli dei Cosmos: sarà perché il campionato del mondo è diventato a basse intensità e velocità? E poi vogliamo andare al mondiale. Ma prima o poi lo faremo, tanto ci vanno sempre più squadre.

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