Il magistrato: “Ci siamo impegnati senza farci travolgere dalle emozioni“
Nove anni di reclusione per tutti e quattro gli imputati con le attenuanti generiche e con le conseguenze accessorie: questa la pena richiesta dal procuratore capo del Tribunale di Tempio Pausania Gregorio Capasso, per Ciro Grillo, figlio di Beppe, comico e fondatore del M5s e proprietario della villa dove si sarebbero svolti i fatti, e i suoi amici genovesi: Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una studentessa italo norvegese e di una sua amica.
“Non è stato un processo facile, ci siamo impegnati senza farci travolgere dalle emozioni. Tutti questi ragazzi e ragazze sono stati coinvolti in una vicenda più grande di loro per la quale hanno sofferto e stanno soffrendo”, ha detto Capasso.
Ieri pomeriggio a Tempio Pausania si sono sfiorati i 35 gradi. Tanti, troppi per andare avanti con la requisitoria che ha chiuso il lavoro della Procura sarda sul caso, controverso e mediatico, dello stupro di gruppo denunciato a Milano nell’estate del 2019 e che sarebbe avvenuto in Costa Smeralda nel luglio di quello stesso anno.
Ieri, prima che le porte dell’aula di giustizia si aprissero ufficialmente ai cronisti, a tenere alta l’attenzione mediatica è stato proprio l’arrivo di Ciro Grillo che, per la prima volta, ha parlato da quando è alla sbarra, avvalendosi del diritto alle spontanee dichiarazioni. Grillo jr si è presentato in giacca color crema e camicia bianca, occhiali ambrati e capelli pettinati con la riga di lato. Uno styling non casuale che forse vuol lanciare un preciso messaggio, la sua innocenza, attraverso una strategia, quella del look, già usata da imputati vip come Amber Heard e Gwyneth Paltrow.
E infatti la nuova immagine ha subito sostituito quella ben più “aggressiva” con Grillo jr in Rayban scure, blusa di lino aperta sul petto e ciuffo spettinato, rubata dai social e usata in questi anni dalla maggior parte dei media. «Ho scelto di studiare Legge perché credo nella giustizia e spero di poterci credere ancora. Sono innocente e né io né altri abbiamo mai approfittato di qualcuno o di qualcosa», ha detto Grillo.
Le difese hanno cercato di dimostrare che il sesso, quella notte di luglio di sei anni fa, fu consensuale, ma per la Procura la versione degli imputati è «illogica e incompatibile con le testimonianze raccolte». Il procuratore Capasso ha fatto riferimento ai racconti delle vittime e allo stato confusionario nel quale si sarebbero ritrovate, sostenendo – per una delle due vittime – anche lo stato di inferiorità psicofisica dovuta all’uso di alcol e droga. Capasso intorno alle 17 ha dovuto però arrendersi al caldo. Questa mattina le richieste di condanna. Seguiranno le conclusioni delle parti civili.