Home / Notizie / Sgombero Leoncavallo, la sinistra attacca: “dal governo doppi pesi”. La destra: “misura di legalità”

Sgombero Leoncavallo, la sinistra attacca: “dal governo doppi pesi”. La destra: “misura di legalità”

MILANO – È stato sgomberato questa mattina lo storico centro sociale Leoncavallo, occupato dal 1994 in via Watteau. L’operazione, eseguita con un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine – circa 130 carabinieri e agenti della Polizia di Stato – si è svolta senza incidenti: al momento dell’intervento, gli spazi erano vuoti.

L’intervento è stato ordinato dalla Prefettura di Milano e ha dato esecuzione a una sentenza della Corte d’Appello che, già nell’ottobre 2024, aveva condannato il Ministero dell’Interno a risarcire con 3,3 milioni di euro la società proprietaria dell’immobile, “L’Orologio s.r.l.”, per il mancato sgombero.

“Complimenti alla Prefettura e al Ministero dell’Interno per lo sgombero del Leoncavallo”, ha dichiarato Alessandro Verri (Lega), che ha definito il centro “il simbolo dell’abusivismo e dell’illegalità”. Sulla stessa linea il vicepremier Matteo Salvini: “Decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra: ora finalmente si cambia. La legge è uguale per tutti: afuera!”

Opposto il giudizio della Cgil di Milano, che parla di “grave attacco al tessuto democratico della città” e denuncia “la scelta di agire ad agosto, come chi vuole agire con il favore del buio”. Il segretario Luca Stanzione ha ricordato che il Leoncavallo “ha salvato generazioni di giovani dall’eroina e rappresentato un presidio di democrazia sostanziale negli anni del neofascismo”.

L’avvocato del Leoncavallo, Mirko Mazzali, ha criticato il tempismo dell’intervento: “Dopo quarant’anni di nuovo uno sgombero ad agosto. C’era una data, il 9 settembre, e dovrebbe essere rispettata”. Il centro aveva lanciato solo pochi giorni fa una campagna di raccolta fondi per resistere. “Sono arrivati! Ci stanno sgomberando. Accorrete numerosi in via Watteau”, è stato l’appello diffuso dai suoi canali social.

Il sindaco Giuseppe Sala ha espresso disappunto per non essere stato informato: “In quella sede [Comitato ordine e sicurezza] non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo. Per un’operazione di tale delicatezza c’erano molte modalità per avvertire l’Amministrazione”. Ha poi ribadito: “Questo centro sociale deve continuare a emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità”. Anche Angelo Bonelli (AVS) ha condannato l’intervento: “Uno dei centri culturali più vivi del Paese viene liquidato come semplice ‘illegalità’, mentre Casapound resta intoccabile”.

Duro il giudizio di Alessandro Capelli, segretario Pd Milano Metropolitana, che ha accusato il governo di doppiopesismo tra spazi legati alla sinistra e alla destra: “I Ministri della legalità a targhe alterne: distratti quando Casapound rimane serenamente al suo posto al centro di Roma. Ma noi guardiamo al futuro e ai bisogni della città”. Lo sgombero del Leoncavallo chiude un capitolo lungo oltre trent’anni nella storia della cultura alternativa milanese. Resta ora aperto il dibattito sul futuro di uno spazio che, tra musica, arte, politica e mutualismo, ha segnato più di una generazione.

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *