COSENZA – Il focolaio di botulismo che ha colpito Calabria e Sardegna avrà un fronte giudiziario: la Procura di Paola ha iscritto nove persone nel registro degli indagati: non solo l’ambulante e i responsabili delle aziende fornitrici, ma anche cinque medici di due strutture sanitarie del Cosentino. Le ipotesi di reato, a vario titolo, sono omicidio colposo, lesioni personali colpose e commercio di sostanze alimentari nocive.
Gli inquirenti vogliono accertare se Luigi Di Sarno, 52enne di Cercola, e Tamara D’Acunto, 45enne di Diamante – entrambi morti dopo aver consumato un panino con salsiccia e cime di rapa acquistato il 3 agosto – abbiano ricevuto una diagnosi tempestiva. Le cartelle cliniche sono già state sequestrate. “Pare ormai cristallizzato il dato circa il food truck come origine delle intossicazioni da botulino”, confermano fonti investigative, precisando che le analisi si concentrano sulle modalità di somministrazione dell’alimento.
Martedì 12 agosto saranno eseguite le autopsie, con la riesumazione della salma di D’Acunto su richiesta della famiglia. Nel frattempo la lista delle parti offese sale a 18: oltre ai due decessi, ci sono 16 persone con sintomi di intossicazione, di cui 14 ancora ricoverate all’ospedale Annunziata di Cosenza.
Nel bollettino diffuso il 10 agosto, l’Azienda ospedaliera segnala miglioramenti in due pazienti: “È stato estubato ed è in respiro autonomo uno dei due pazienti ricoverato in Terapia Intensiva. E un altro paziente, che nei giorni scorsi aveva ricevuto la dose di antitossina botulinica, nella mattinata di oggi, ha lasciato la rianimazione ed è stato trasferito in medicina”. Restano 14 i ricoverati: 5 in terapia intensiva, 3 in pediatria e 6 nei reparti di area medica. Le analisi dell’Istituto Superiore di Sanità hanno confermato nei primi tre campioni la diagnosi di botulismo.