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Perché il Ponte vale la spesa

Con la Delibera del Cipess del 6 agosto 2025 si conclude una storia lunghissima, vissuta da tanti attori che in questi cinquanta anni di storia moderna del progetto hanno lavorato e seguito in modo encomiabile quella che rimane una delle esperienze di avanguardia della nostra cultura ingegneristica e programmatica: il ponte sullo Stretto.

Sono nomi come quello dell’ingegner Gilardini, come quello di Baldo De Rossi, come quello di Zamberletti. Oggi Pietro Ciucci rappresenta il testimone che, soprattutto in questi ultimi quindici anni, ha reso possibile questo che definisco un vero “miracolo”.

Io, per un problema di età, sono stato direttamente ed indirettamente presente nell’evoluzione di questo bel racconto della nostra cultura tecnica ed economica e non posso non ricordare che il primo riferimento programmatico in cui si conferma la indispensabilità della continuità territoriale è presente proprio nel Piano Generale dei Trasporti del 1986, un Piano redatto da 9 Ministri e coordinati dall’allora Ministro dei Trasporti Claudio Signorile.

Nel 2002, nella redazione delle Reti Trans European Network (TEN – T), inserimmo il collegamento stabile nello Stretto di Messina, cioè l’opera entrava a far parte del Corridoio comunitario Berlino – Palermo ed in tal modo diventava opera di rilevanza strategica comunitaria, e quindi diventava come il Brennero, come il tunnel Torino – Lione, un anello mancante delle reti comunitarie e come tale supportato finanziariamente anche dalla Unione Europea.

Ebbene, il Programma delle Reti TEN – T andò all’approvazione del Parlamento europeo ed un parlamentare italiano cercò di bloccare l’inserimento dell’opera. Riuscimmo a superare questa assurda opposizione grazie all’intervento del Commissario europeo Van Miert, che ribadì: «Ritengo inconcepibile un simile atteggiamento. Infatti, stiamo realizzando una continuità territoriale tra la Danimarca e la Svezia, un collegamento di 21 chilometri tra Malmö e Copenaghen, un collegamento tra realtà di 4 milioni e 5 milioni di abitanti, e blocchiamo un collegamento, tra 5 milioni di abitanti e la Unione Europea, lungo solo 3,3 chilometri.» Dopo questa dichiarazione, il Parlamento approvò l’inserimento dell’opera nel Corridoio delle Reti TEN – T.

Ma, ripeto, tutto questo è storia, e per non cadere in un discutibile approccio nostalgico, ritengo opportuno soffermarmi su due considerazioni che ritengo utili per capire cosa significhi il collegamento stabile del ponte sullo Stretto:

  1. Considerazione economica
    L’ex Presidente della Regione Sicilia Musumeci volle dare incarico a una primaria società, specializzata in analisi tecnico-economiche, per conoscere quale fosse il danno annuale nella formazione del Prodotto Interno Lordo della Regione Sicilia causato dalla assenza della continuità territoriale.
    Il risultato, disponibile e adeguatamente motivato, fu di 6,4 miliardi di euro l’anno.
  2. Considerazione geo-economica
    Oggi esistono gli aeroporti di Catania, Comiso, Reggio Calabria, Lamezia, fra loro distanti in chilometri, ma soprattutto distanti in termini temporali. Con il Ponte, diventano un unico HUB aeroportuale, gestito da un unico soggetto.

Oggi esistono le Università di Catania, Messina, Reggio Calabria, distanti in chilometri ma anche qui scollegate nei tempi di spostamento. Con il Ponte diventano l’Università dello Stretto. Oggi esistono, a livello portuale ed interportuale, tanti siti come quelli di Catania, Messina, Reggio Calabria, Gioia Tauro. Con il Ponte, disporremo di uno degli HUB logistici più forti del Mediterraneo, gestito da un unico soggetto.

Non ho voluto ricordare che con il Ponte prende corpo una Città dello Stretto, perché in proposito penso sia sufficiente la esperienza di Budapest: prima del Ponte delle Catene, Buda e Pest erano due modeste realtà urbane. Ora comincia la fase più interessante, più difficile e più complessa. Ma noi italiani abbiamo realizzato la galleria ferroviaria più lunga del mondo (100 km) sulla tratta ferroviaria Firenze – Bologna, il Mo.S.E. a Venezia, i tunnel del Brennero e della Torino-Lione, lunghi oltre 60 km. E sono sicuro: vedremo finalmente realizzata questa opera chiave della crescita del Mezzogiorno.

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