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Si uccide in carcere il killer di Sara Campanella

MESSINA – Stefano Argentino, il 27enne reo confesso dell’omicidio di Sara Campanella, si è tolto la vita nel carcere di Messina. Il suicidio è avvenuto il pomeriggio del 6 agosto all’interno della cella che condivideva con altri due detenuti. Da giorni non era più sotto regime di alta sorveglianza. Secondo quanto riferito dagli agenti penitenziari, il giovane aveva ripreso a mangiare dopo un periodo di digiuno e non sembrava manifestare segnali evidenti di intenti suicidari.

Argentino era detenuto per l’omicidio della coetanea Sara Campanella – sua compagna di corso all’università –, compiuto il 31 marzo scorso a Messina. La ragazza era stata aggredita in strada con almeno cinque coltellate. La prima udienza per il giudizio abbreviato si sarebbe dovuta tenere il prossimo 10 settembre, si è ucciso nel reparto protetti del carcere.

“La grave carenza di organico – afferma il segretario generale del Sappe Donato Capece – non ci consente una vigilanza continua nei reparti protetti su questi soggetti che, dopo essere entrati in carcere, riflettono a posteriori su quanto hanno commesso e poi arrivano a questi gesti”

Il giovane aveva già manifestato intenti suicidari dopo l’arresto, ma sembrava aver superato la crisi grazie al supporto medico. La madre, Daniela Santoro, aveva dichiarato ai carabinieri che il figlio era disperato e minacciava di uccidersi già poche ore dopo aver commesso il reato.

Quella di Stefano Argentino era una tragedia annunciata. Ne è convinto Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato della polizia penitenziaria. “Non è purtroppo la prima volta che accade perché le prime settimane di detenzione, specie per giovani che hanno commesso reati di sangue, sono quelli a maggiore rischio”. Argentino aveva bisogno di un controllo costante, prosegue. “Con il 51esimo suicidio dall’inizio dell’anno – aggiunge il sindacalista – siamo a una media di un suicidio ogni quattro giorni. Il carcere non può diventare luogo di morte e non può rinunciare al compito di espiazione di pena.”

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