Restauro e architettura, materiali ecologici e colori naturali. Centri storici delle città e recupero di abitazioni e borghi antichi. E un mondo che porta con sé saperi e conoscenze antichissime in un viaggio attraverso l’Italia, e non solo. La storia di Alberto Mario Pratelli e Gabriella Busni inizia da lontano ed è una storia di conoscenze e competenze individuali, che si incontrano per fondersi in un percorso di vita e di lavoro unico. Alberto Mario Pratelli nasce nel 1943 a Massa Marittima, in provincia di Grosseto. Un racconto, quello della sua vita, non solo artistico, che incrocia il destino del nostro Paese: sua madre, Norma Parenti Pratelli – partigiana e Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria – verrà trucidata a Massa il 23 giugno del 1944 a soli 23 anni dai nazifascisti in ritirata (il giorno seguente, a Massa entreranno gli Alleati), lasciando lui bambino di soli 6 mesi. Un’infanzia in salita, dunque, alimentata tuttavia dalla consapevolezza sempre più nitida di un orgoglio e di una “bellezza” tenaci e indispensabili per vivere, studiare e progredire.
Gli inizi, dai cantieri alla sperimentazione
Alla fine degli anni Ottanta, prima di conoscere Gabriella – architetto, classe 1959, di Licata – Alberto si trasferisce per lavoro presso la ditta “T.R. tecniche del restauro” di Torino, «prima città italiana – ci racconta lui stesso – a predisporre un “piano del colore” riguardante l’intero centro storico della città». Un’esperienza nata dall’esigenza di lavorare, che ben presto si trasforma in altro. «Quel periodo – spiega Alberto, che inizia un lungo percorso da autodidatta – è stato fondamentale per la conoscenza e l’applicazione di materiali che venivano usati prima del boom del cemento. La calce, i grasselli di calce e le terre naturali sono infatti prodotti totalmente naturali ed ecologici che rischiavano un sempre minor uso, come di fatto è stato».
In occasione di una fiera nazionale a Roma, Alberto conosce Gabriella, presente come espositore di mattoni in terra cruda, molto utilizzati in Sardegna e in numerosi borghi antichi italiani. Le loro strade si incontrano per non separarsi mai più, uniti dal sentimento e da una condivisione che non è solo tecnica e professione, ma unità di saperi faticosamente acquisiti, con una identica passione per culture antiche eppure modernissime. Classiche nel loro valore senza età. «La particolarità della terra cruda – sottolinea Gabriella – è quella di non poter essere applicata con prodotti cementizi, ma esclusivamente a calce, con una attenzione alla naturalità del materiale e del processo di lavorazione». Intanto, è lei stessa a sviluppare e sperimentare anche l’applicazione del coccio pesto romano – composto da calce e mattoni macinati, risalente all’epoca romana – un’altra particolarità che attraverso le competenze tecniche, artistiche e manuali di Gabriella e l’assistenza di Alberto, si esalta nella finitura di pareti e pavimenti interni.
I progetti per le città e i centri storici
Nel frattempo, l’esperienza del comune di Torino non resta isolata e viene imitata dal comune di Siena per il suo straordinario centro storico: sarà questa la decisione che spingerà Gabriella e Alberto a iniziare una attività di promozione e vendita dei prodotti naturali per l’edilizia e restauro proprio in provincia di Siena, a Monteriggioni, attraverso un laboratorio/magazzino che diventa fucina e sperimentazione per l’uso e l’approfondimento di materiali naturali e tecniche di lavorazione via via sempre più versatili e raffinate. Con il passare del tempo, arrivano sfide, idee e lavori sempre più impegnativi in altre regioni come Sardegna, Toscana, Lazio e Basilicata – qui, in particolare, con il recupero ad abitazioni, studi e negozi dei Sassi di Matera – e all’estero, soprattutto in Corsica.
L’attività prosegue e si sviluppa, fino a una nuova svolta, questa volta ancora in salita: il settore delle costruzioni e del restauro viene invaso dai materiali “finto naturali” prodotti dalle grandi società multinazionali, che hanno reso inutile la conoscenza delle vecchie tecniche e semplificato la posa in opera di prodotti premiscelati e pronti all’uso, una “ferita” in quel racconto, una cesura netta con un mondo di artigianato, tradizioni e competenze faticosamente apprese. Lo scenario completamente mutato già dopo il primo decennio degli anni Duemila, subisce il definitivo tracollo con la pandemia, a partire dal 2020. Gabriella e Alberto provano a resistere a questo cambiamento epocale, cercando di salvaguardare attività, piccoli beni e soprattutto materiali preziosi, fino a tutto il 2024, ma inutilmente.
Dalla Toscana alla Calabria, un nuovo inizio
Si impone così la decisione di lasciare l’amata Toscana – dove riposa la mamma di Alberto, Norma – e rientrare a Cosenza, città di origine della famiglia di Gabriella, per ripartire da qui senza scoraggiarsi e senza disperdere la conoscenza acquisita negli anni; al contrario, cercando di metterla a disposizione della loro “nuova” comunità. Un luogo e un popolo che li accolgono con la generosità diretta della gente del Sud e la voglia di salvaguardare e far ripartire ciò che viene dal passato e che può riconnettere città, natura e talento a nuovi progetti, piccoli e grandi.
La vena artistica di Gabriella e Alberto, e soprattutto la loro tenacia nel far rivivere l’antico attraverso l’oggi, hanno trovato – seppur faticosamente – un nuovo sbocco: facendo tesoro delle tecniche acquisite e sperimentate insieme, ormai rarissime, si sono indirizzati verso la decorazione di interni e verso la pittura su tela e su pannelli interamente autocostruiti, insieme alla creazione personale di colori formati da malte a base di calce e pigmenti naturali. Un nuovo passaggio, in un altro paesaggio, arricchito di piccole trasferte lavorative. L’ennesima evoluzione di chi sa guardare al futuro con gli occhi della natura, della Storia e dell’Antichità.