ROMA – Il giorno dopo la provocazione del ministro Itamar Ben Gvir sulla spianata delle Moschee, il governo israeliano sembra scegliere la linea dura, nonostante gli appelli rivolti allo stesso Trump da ex funzionari della sicurezza. Netanyahu vuole occupare tutta la Striscia di Gaza nel tentativo di ritrovare gli ostaggi ancora prigionieri. Il premier accusa Hamas di non voler cedere su nessun punto. Lo riferisce un alto funzionario dell’ufficio del primo ministro a Channel 12. “Hamas non rilascerà altri ostaggi senza una resa totale, e noi non ci arrenderemo. Se non agiamo ora, gli ostaggi moriranno di fame e Gaza resterà sotto il controllo di Hamas”. Anche Trump è stato informato della decisione. Il capo di Stato Maggiore, Eyal Zamir, ha minacciato le dimissioni se il piano sarà approvato. Netanyahu avrebbe risposto seccamente: “Se non è disposto a indossare la divisa, farebbe meglio ad andarsene”.
Continuano le operazioni militari dell’Idf: fonti locali parlano di almeno 56 morti a Gaza.
IL VIDEO – Quindici ex alti funzionari della sicurezza israeliani hanno pubblicato un video congiunto in cui chiedono la fine della guerra a Gaza: secondo loro, Israele ha subìto più perdite che vittorie, i combattimenti si sono protratti per ragioni politiche piuttosto che per decisioni militari strategiche. Ne dà notizia il Times of Israel.
Tra i 19 ex capi di stato maggiore dell’Idf, capi dei servizi segreti, direttori dello Shin Bet e del Mossad e commissari di polizia figurano nche l’ex capo di stato maggiore dell’Idf ed ex premier Ehud Barak, gli ex capi di stato maggiore Moshe Ya’alon e Dan Halutz e l’ex direttore dello Shin Bet Yoram Cohen. “Ognuna di queste persone ha partecipato alle riunioni di gabinetto, ha operato nelle cerchie ristrette, ha assistito a tutti i processi decisionali più delicati”, dice una voce fuori campo all’inizio del video a titolo introduttivo, “insieme, hanno più di mille anni di esperienza nella sicurezza nazionale e nella diplomazia”.
Nel video, riferisce Times of Israel, gli uomini sostengono che i combattimenti a Gaza avrebbero potuto finire molto tempo fa e chiedono che Israele ponga fine alla guerra con un cessate il fuoco permanente e un accordo globale per il rilascio di tutti i 50 ostaggi rimasti in un colpo solo. “Abbiamo il dovere di alzarci e dire ciò che dobbiamo dire”, afferma l’ex direttore dello Shin Bet Ami Ayalon, “questa guerra è iniziata come una guerra giusta. Era una guerra difensiva. Ma una volta raggiunti tutti i suoi obiettivi militari, una volta ottenuta una brillante vittoria militare contro tutti i nostri nemici, questa guerra ha smesso di essere una guerra giusta. Sta portando lo Stato di Israele alla perdita della sua sicurezza e della sua identità”.
L’ex capo dell’intelligence militare Amos Malka sostiene che Israele abbia “superato di oltre un anno il punto in cui avremmo potuto porre fine alla guerra con un risultato operativo sufficiente”. “Siamo sull’orlo della sconfitta”, ha avvertito l’ex direttore del Mossad Tamir Pardo, “quello che il mondo vede oggi è frutto delle nostre azioni”, ha affermato riferendosi alle terribili condizioni umanitarie nella Striscia di Gaza, “ci nascondiamo dietro una menzogna che noi stessi abbiamo creato. Questa menzogna è stata venduta al pubblico israeliano, ma il mondo ha capito da tempo che non riflette la realtà”. Questa guerra non è più una guerra giusta e sta portando lo Stato di Israele a perdere la sua identità”, ha avvertito Ami Ayalon nel video diffuso dal movimento Csi, Comandanti per la sicurezza di Israele.
L’APPELLO Oltre 600 funzionari della sicurezza israeliani in pensione hanno rivolto un appello al presidente statunitense Donald Trump, chiedendo che faccia pressione sul governo di Tel Aviv per fermare un conflitto che definiscono ormai privo di finalità strategiche.