Conte media con i suoi e da il via libera a Ricci, nel centro-destra scoppiano i casi Calabria e Sicilia mentre rimane l’incognita Veneto
Si sblocca il quadro delle regionali nel centrosinistra grazie soprattutto al via libera di Conte alla candidatura di Ricci e all’alleanza larga nelle Marche. Nel centrodestra invece siamo ancora ai sondaggi: falliti o sconvocati tutti i vertici previsti in settimana (ieri improvvisa trasferta di Meloni in Tunisia), siamo ancora alla rosa dei nomi.
I partiti hanno deciso di procedere con i sondaggi per capire il candidato migliore. Anche perché il clima nella maggioranza si complica per alcune giudiziarie. In Calabria si è dimesso il governatore Occhiuto (Fi) indagato per corruzione. “Mi dimetto ma mi ricandido” è la promessa. Fratelli ha dovuto gestire le dimissioni dal gruppo parlamentare della Camera di Manlio Messina, uomo forte di Giorgia Meloni, che compare come “Uomo 6” nelle carte della Procura di Palermo che ieri ha notificato l’atto di conclusioni indagini al presidente dell’Ars, il Fratello d’Italia Gaetano Galvagno per un’inchiesta legata alla gestione dei fondi regionali.
Sicilia e Calabria non vanno al voto ma le inchieste e il coinvolgimento di due nomi di peso come Occhiuto e Messina, intrecciano le delicatissime dinamiche interne dei partiti prima di un appuntamento elettorale importante anche a livello nazionale come queste regionali. Ci si chiede, infatti, perché le dimissioni di Messina visto che non risulta indagato.
Da inchiesta a inchiesta, ieri mattina Giuseppe Conte ha sciolto le riserve dei 5 Stelle sulla candidatura di Matteo Ricci. In una attesa e pomposa conferenza stampa, l’ex premier ha spiegato che “dopo attenta riflessione, confronto con i territori e analisi delle carte dell’inchiesta possiamo dire che non ci sono ragioni per chiedere un passo indietro a Matteo Ricci”.
C’è sempre il condizionale “se non emergeranno fatti nuovi”. Ma la grande alleanza sembra finalmente pronta a non perdere altro tempo e, come ha subito commentato la segretaria del Pd Elly Schlein, “ad andare a vincere nelle Marche”. Scipparle a Fratelli d’Italia, spodestare il governatore uscente Francesco Acquaroli, è il “pensiero stupendo” di Elly Schlein che le consentirebbe di rafforzare la leadership in vista della campagna elettorale per le politiche.
Diciamo pure che larga parte del Pd non ha gradito il solito attendismo un po’ peloso e manettaro dei 5 Stelle dobbiamo-prima-leggere-bene-le carte. Certo, se Conte ieri mattina si fosse tirato indietro – come ha già fatto in Liguria e in Basilicata, facendo perdere la coalizione, e in Puglia restando a mani vuote – sarebbe stato un problema. Ha prevalso il buonsenso e il calcolo elettorale.
In realtà Conte aveva già deciso il via libera ma fonti del partito spiegano che non è stato facile convincere la base elettorale 5 Stelle nelle Marche, “soprattutto nel maceratese e metà Ancona”, quella parte di duri e puri che non vuole l’alleanza con il Pd e che ha in Marco Travaglio il proprio sacerdote. Il compromesso alla fine pare sia arrivato con la promessa di almeno un paio di assessorati di peso qualora Ricci riuscisse a spuntarla. E con la puntualizzazione dello stesso Conte: “Nessuna alleanza organica con il Pd”.
Della serie, l’alleanza nelle Marche “paga” la candidatura di Roberto Fico in Campania che era stata congelata con l’ipoteca su Ricci. Nella regione del ras De Luca – costretto ad accettare per via della negazione del terzo mandato – l’ex presidente della Camera sarà il candidato e probabilmente il vincitore (il centrodestra tiene ancora coperto il nome di un candidato civico anche lui in queste ore alla prova dei sondaggi interni) nella regione. Il patto prevede che il governatore uscente abbia la sua propria lista (per contarsi in vista della giunta che verrà) e che Piero De Luca, il figlio parlamentare diventi segretario regionale del partito.
Elly Schlein ieri sera era nelle Marche a fare campagna elettorale con Ricci. Lunedì arriverà invece lo stato maggiore del centrodestra, Meloni, Tajani, Salvini in appoggio ad Acquaroli. Alla fine Francesco Acquaroli nelle Marche e Alessandro Tomasi in Toscana sono le uniche candidature sicure. La altre – Veneto, Campania e Puglia – sono in attesa dei sondaggi. In Veneto resiste l’incognita Zaia, con cui Meloni parla direttamente.
Tra i nomi sondati sicuramente De Carlo e Speranzon in quota Fdi, Stefani per la Lega ma anche un civico in quota Fdi su cui Zaia potrebbe far convergere i propri voti rinunciando così ad una propria lista molto temuta dai suoi stessi alleati per il rischio svuotamento.
La benedizione di Conte sulle Marche non coinvolge ancora Toscana e Puglia. Giani e De Caro, i candidati non ancora ufficializzati, stanno lavorando “come se”. Resta il problema Emiliano: De Caro non lo vuole in lista. Ieri, comunque, il governatore era alla Camera con Nicola Di Bari (per lanciare la candidatura dei Bambini di Gaza al Nobel per la pace) e fra dentro e fuori il palazzo hanno riscosso un grande successo tra i gruppi dei giovani pellegrini in transito.
In ogni caso, sia Giani che De Caro non hanno bisogno dei voti 5 Stelle per vincere. Sarebbe solo un modo per contarsi. E tutto sommato non sarebbe male farlo. Conte fa il prezioso, insiste “valutiamo caso per caso”. “Per noi – precisa – sarebbe difficile l’alleanza dopo cinque anni di opposizione in Toscana”. Schlein lavora ostinatamente al campo più largo possibile.