Sempre più comuni francesi impongono il coprifuoco per chi ha meno di quindici anni per fermare il dilagare della violenza di gruppi criminali e baby-gang, ma la misura non funziona
La città di Nimes, situata nel sud della Francia e celebre per l’anfiteatro di epoca romana conservato in perfette condizioni, ha imposto nei giorni scorsi un coprifuoco per tutti i ragazzi al di sotto dei 16 anni, che resterà in vigore dalle 9 di sera alle 6 del mattino. Detta così sembra una “supercazzola”, per restare in tema di francesismi, eppure è tutto vero. Peggio, Nimes non è che l’ultima di una serie di città del mezzogiorno francese ha imporre un simile coprifuoco per i minorenni.
Ciò che a prima vista sembra un ritorno fuori tempo massimo alle misure anti-Covid, nasconde invece un problema radicato e ormai endemico in Francia: il traffico di droga che coinvolge stabilmente ragazzini minorenni delle banlieue francesi, anche e soprattutto nel sud del Paese, con relative violenze e uccisioni fra gang rivali. «Da diversi giorni ormai la situazione è diventata insostenibile a causa delle azioni armate dei narcoterroristi, che hanno creato un clima di paura e terrore», così il sindaco di Nîmes, Jean-Paul Fournier, ha motivato l’introduzione del coprifuoco. Esso, ha precisato il consigliere comunale per la sicurezza, Richard Schieven, ha lo scopo di «proteggere i minori che non hanno nulla a che fare con il traffico di droga, ma anche quelli che vengono sfruttati dai trafficanti e che a volte hanno solo 12 o 13 anni».
L’insicurezza crescente
La situazione era effettivamente sfuggita di mano nelle ultime settimane; bande di narcotrafficanti rivali a Nimes si sono scontrate, con uomini mascherati armati di kalashnikov che hanno aperto il fuoco in giro per le strade della città. Le conseguenze non si sono fatte attendere: il 27 giugno, sei giovani di età compresa tra i 15 e i 20 anni sono rimasti feriti, il 10 luglio, un uomo di 53 anni è stato ucciso a colpi di arma da fuoco e un altro uomo è stato ferito.
Ma l’episodio più efferato è certamente l’uccisione di un ragazzo di 19 anni, membro di una gang, freddato da una banda rivale e trovato mezzo bruciato nei vigneti martedì scorso. Nel macabro linguaggio delle gang criminali giovanili voleva probabilmente essere un avvertimento alle bande ostili. I video hanno mostrato come una persona abbia sparato all’uomo, che era ancora vivo, prima di dargli fuoco. Il crimine era quasi sicuramente collegato agli incidenti criminali delle ultime settimane, o almeno così sembra pensarla la procuratrice Cécile Gensac.
Il caso di Béziers e Limoges
Come detto, Nimes non è che l’ultima città a implementare un coprifuoco per minorenni, Béziers, a poco più di 100 chilometri a sud-ovest di Nimes, lo ha introdotto già lo scorso anno. Esso è valido per i minori di 13 anni tra le 23:00 e le 06:00, esteso lo scorso marzo ai minori di 15 anni in alcune zone. «Nessun bambino di 10 anni in giro per strada alle 02:00 può fare altro che combinare guai», era stata la surreale spiegazione del sindaco Robert Ménard.

Come prevedibile, nonostante le misure adottate Béziers continua a essere afflitta dalla violenza. Secondo quanto riportato dai media locali, durante il fine settimana alcuni giovani con il volto coperto hanno attirato la polizia e poi l’hanno aggredita con fuochi d’artificio. Un incidente simile si è verificato anche a Limoges, nella Francia centro-meridionale. Anche questa città ha imposto misure di coprifuoco per i minori di 13 anni per tutta la durata delle vacanze estive, ma dopo alcuni episodi di violenza, che hanno coinvolto 100 persone durante il fine settimana, il sindaco Émile Roger Lombertie ha affermato che i risultati delle misure «non sono stati positivi». «Abbiamo avuto disordini causati da giovani, nessuno è riuscito a intercettarli e arrestarli, e il coprifuoco è stato inutile», ha ammesso il sindaco, aggiungendo che era necessario un maggiore dispiegamento di forze di polizia per far rispettare le misure. Eureka!
La “ferita” delle banlieue francesi
Il ministro della Giustizia francese, Gérard Darmanin, e il ministro dell’Interno Bruno Retailleau insistono da tempo sulla necessità di combattere il flagello del traffico di droga che coinvolge i giovanissimi. A tal scopo, con colpevole ritardo, hanno presentato al Parlamento un disegno di legge che ha portato alla creazione di due carceri di massima sicurezza per i signori della droga, una nuova sezione dedicata della procura, poteri supplementari per gli investigatori e uno status speciale protetto per gli informatori. Certamente misure più utili di bislacchi coprifuochi per dodicenni e quindicenni, ciononostante il fenomeno è al tempo stesso problematico e preoccupante.
Che la “ferita” delle banlieue fosse ancora aperta e non coagulata era cosa nota, ora però si sta assistendo ad un ulteriore step che vede i giovani emarginati, quasi tutti immigrati di seconda e terza generazione, non solo intraprendere la strada del crimine, ma sfidare quasi a viso aperto le istituzioni, con agguati in piena regola alla polizia e, in un caso registrato a Béziers, addirittura ai pompieri, aggrediti al loro arrivo dopo essere stati chiamati dagli stessi facinorosi. L’integrazione è fallita in Francia, ammesso che sia mai veramente iniziata, ora non resta che raccogliere i frutti marci di decenni di inazione politica.