Home / Notizie / Carri armati di Israele sparano sugli sfollati, ancora sangue a Gaza

Carri armati di Israele sparano sugli sfollati, ancora sangue a Gaza

palestina

Ancora una strage nella striscia: 12 morti, bambini tra vittime. L’Europa condanna il governo di Netanyahu e non esclude sanzioni

di

Un’altra giornata di sangue e di fame per Gaza. Anche ieri la situazione umanitaria nella Striscia, dove da più di un anno e mezzo infuria la guerra a seguito dell’invasione israeliana scatenata dall’attacco del gruppo radicale palestinese Hamas del 7 ottobre 2023, è rimasta atroce. Almeno 51 persone sarebbero morte negli attacchi israeliani, per lo più mentre aspettavano di ricevere gli aiuti umanitari agognati da una popolazione allo stremo ma erogati con il contagocce dalla Gaza Humanitarian Foundation, l’associazione vicina al governo israeliano a cui l’Idf ha appaltato il monopolio della distribuzione dei beni alimentari.

Il risultato è una diffusa malnutrizione, aggravata dalle condizioni di vita già pessime e dagli attacchi e dai furti ai carichi di aiuti da parte di gruppi armati locali: soltanto ieri almeno 19 bambini sarebbero morti di fame nella Striscia, in una delle pagine più nere da quando è scoppiato questo conflitto. La tragicità delle condizioni della popolazione civile continua a provocare indignazione internazionale, dopo che 28 Paesi – tra cui l’Italia – lunedì scorso hanno duramente condannato la gestione israeliana nella Striscia.

LEGGI Crimini di guerra a Gaza: in Belgio indagati due militari israeliani

Una presa di posizione a cui ieri si sono associate sia le Nazioni Unite sia l’Unione europea. Il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha denunciato senza mezzi termini il deteriorasi della situazione umanitaria: «Basta guardare l’orrore che si sta consumando a Gaza, con un livello di morte e distruzione senza precedenti nella storia recente. La malnutrizione sta esplodendo. La carestia bussa a ogni porta», ha affermato prima di aggiungere che il sistema di assistenza umanitaria nella Striscia sia ormai giunto «al suo ultimo respiro».

LEGGI Non addestrati, in crisi psicologica: perché i soldati israeliani sparano sulla gente

Gli ha fatto eco Philippe Lazzarini, direttore dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, secondo il quale i civili uccisi dai soldati israeliani mentre si trovavano in fila per il pane avrebbero ormai superato la quota di mille vittime. Una situazione giudicata inaccettabile anche dall’Alta rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Kaja Kallas: «Ho parlato di nuovo con il ministro israeliano degli Esteri Gideon Sa’ar per ricordare il nostro accordo sul flusso di aiuti e ho chiarito che le Forze di difesa israeliane (Idf) devono smettere di uccidere le persone nei punti di distribuzione», ha affermato l’ex premier estone precisando che «tutte le opzioni sono sul tavolo», compresa l’adozione di sanzioni, nel caso in cui Israele continuasse a violare i diritti umani dei civili della Striscia.

Tra le proteste delle organizzazioni internazionali anche quella dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha denunciato il bombardamento del suo magazzino principale a Deir al-Balah, nella parte centrale della Striscia, venendo poi saccheggiato dai residenti disperati a causa della scarsità di forniture. L’Oms ha riferito anche che le forze israeliane hanno preso d’assalto la sede dell’organizzazione durante i bombardamenti: i soldati israeliani hanno legato i membri maschi dello staff e le loro famiglie, li hanno spogliati e interrogati sotto la minaccia delle armi, costringendo donne e bambini a fuggire a piedi e senza riparo tra le bombe che cadevano attorno alla struttura.

palestina

Alla comunità internazionale ha fatto appello anche il Patriarca latino di Gerusalemme, Cardinale Pierbattista Pizzaballa, reduce da una recente visita insieme al Patriarca ortodosso Teofilo III proprio nella Striscia dove ha celebrato Messa nella chiesa della Sacra Famiglia – bombardata da Israele lo scorso 17 luglio – e distribuito tonnellate di aiuti umanitari alla popolazione. «Il Patriarca Teofilo III e io siamo tornati da Gaza con il cuore spezzato, ma anche incoraggiati dalla testimonianza di tante persone che abbiamo incontrato. […] Abbiamo camminato tra la polvere delle rovine, oltre edifici crollati e tende ovunque: nei cortili, nei vicoli, per le strade e sulla spiaggia, tende che sono diventate case per chi ha perso tutto.

LEGGI Gaza, appello globale per cessate il fuoco. Israele: «Messaggio sbagliato a Hamas»

Ci siamo trovati in mezzo a famiglie che hanno perso il conto dei giorni dell’esilio perché non vedono alcun orizzonte per un ritorno. I bambini parlavano e giocavano senza battere ciglio: erano già abituati al rumore dei bombardamenti». Eppure, ha sottolineato, «in mezzo a tutto questo, ci siamo imbattuti in qualcosa di più profondo della distruzione: la dignità dello spirito umano che rifiuta di estinguersi. Abbiamo incontrato madri che preparavano il cibo per gli altri, infermiere che curavano le ferite con dolcezza e persone di tutte le fedi che ancora pregavano il Dio che vede e non dimentica mai».

«Cristo non è assente da Gaza – ha aggiunto Pizzaballa – Lui è lì, crocifisso nei feriti, sepolto sotto le macerie eppure presente in ogni atto di misericordia, in ogni candela nel buio, in ogni mano tesa ai sofferenti». «Non siamo venuti come politici o diplomatici, ma come pastori», ha proseguito il cardinale rimarcando che «la Chiesa, l’intera comunità cristiana, non li abbandonerà mai». Un segnale di vicinanza, da parte di chi – come la Santa Sede attraverso Pizzaballa e tutti i volontari religiosi e laici sul territorio – non ha mai lasciato la Striscia nonostante tutto.

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *