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Dazi tra il 15 e 20%, l’ultima offerta di Trump all’Europa

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Partita Ue-Usa alla stretta finale, ma si potrebbe profilare anche un nuovo slittamento. Auto e agroalimentare i dossier più sensibili

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Dazi tra il 15 e 20%. Potrebbe essere questa l’ultima offerta del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, all’Unione europea. Dopo l’ultima dichiarazione amichevole – «è probabile raggiungere un accordo con la Ue» – forse ci si aspettava qualcosa in più. La partita Ue-Usa sui dazi dovrebbe comunque essere arrivata alla stretta finale. Il condizionale è d’obbligo perché tra gli scenari si profila anche un ennesimo slittamento che peraltro il tycoon ha già annunciato per il Giappone.

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In ogni caso il commissario al Commercio Ue, Maros Sefcovic, è tornato a Bruxelles e, secondo fonti comunitarie, la pressione è alta. Tutte le ipotesi sono ancora possibili, compreso lo slittamento della data del 1° agosto quando, secondo la lettera inviata da Washington a Bruxelles, dovrebbero scattare i dazi al 30%. In ogni caso i numeri ballano. Mentre il 10% viene considerato dall’Europa (e dall’Italia) un limite invalicabile. Un 15% andrebbe valutato caso per caso. Alcuni progressi sarebbero stati compiuti, ma restano dossier pesanti come auto e agroalimentare.

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La missione di Sefcovic

Durante i due giorni a Washington, il commissario Sefcovic ha trattato ai massimi livelli. «Come abbiamo affermato in passato, – ha precisato il portavoce della Commissione europea, Olof Gill, – il nostro partenariato transatlantico merita una soluzione negoziata significativa per entrambe le parti. Ciò significa, da un lato, affrontare il principale obiettivo statunitense di riequilibrare, in una certa misura, i nostri scambi commerciali reciproci, salvaguardando al contempo gli interessi economici dell’Ue.

In altre parole, il risultato finale deve essere vantaggioso per le imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico, ed è questo l’obiettivo che la Commissione continua a perseguire». Ma l’ultimo miglio – ha aggiunto – è sempre il più impegnativo. Gli Usa vorrebbe eliminare tutte le tasse imposte da Bruxelles alle compagnie digitali e cancellare i regolamenti che fissano gli standard di qualità di vari beni, come quelli agroalimentari. Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, aveva lanciato la proposta di aprire all’import di carne per produrre bresaola da riesportare negli Usa.

Così come si era parlato nel corso della visita del segretario all’Agricoltura americano di incrementare le importazioni di soia. Ma non si tratta di interventi semplici. La Ue, dai tempi di mucca pazza, ha vietato le carni agli ormoni che però sono contenuti in quelle Usa. E questo è solo uno dei tanti capitoli. Tra le carte messe sul tavolo dalla Ue ci sarebbe la eliminazione dei dazi, oggi al 10%, sulle esportazioni di auto dagli Stati Uniti a fronte di una flessione sotto al 20% delle tariffe applicate dagli Usa sugli acquisti di auto europee.

Sempre per quanto riguarda il fronte automobilistico il presidente di Stellantis, John Elkann, ha dichiarato che il neo amministratore delegato, Antonio Filosa, «si è impegnato a fondo per individuare modi dinamici e costruttivi per lavorare con la nuova amministrazione statunitense su come collaborare in modo più efficace in materia di normative e politiche tariffarie». Tra i dossier caldi ci sono anche le tariffe annunciate da Trump su farmaci e semiconduttori.

Meloni: «Dossier in mani Commissione europea»

Si lavora comunque in tutti i paesi. La premier Giorgia Meloni ha ribadito l’impegno dell’Italia: «Il dossier è nelle mani della Commissione europea – ha dichiarato in una intervista al Tg1- non sono gli Stati che possono trattare, ma sicuramente stiamo facendo tutto quello che possiamo per favorire il dialogo e per favorire un accordo che sia vantaggioso per entrambi». L’obiettivo è scongiurare una guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico. Per il vice presidente della Commissione Ue, Raffaele Fitto, «è opportuno che si trovi un’intesa, bisogna lavorare concretamente».

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, dal Sudafrica dove ha partecipato al G20, ha espresso preoccupazione «per l’impatto dell’incertezza economica e delle persistenti tensioni commerciali sulle nostre economie» e ha in particolare sottolineato le conseguenze del dollaro debole. «L’indebolimento del tasso di cambio del dollaro Usa – ha detto – si sta cumulando all’effetto dell’aumento dei dazi commerciali».

Mentre la linea del governo italiano è di trattare a oltranza, ma tenendo i toni bassi, la Francia insiste sulla linea dura nel caso in cui non si dovesse raggiungere un accordo. Per il ministro francese per gli Affari europei, Benjamin Haddad, «l’Unione europea ha i mezzi per difendersi. Ha gli strumenti per attivare contromisure utilizzando lo strumento anti-coercizione, che permetterebbe ad esempio di colpire anche i servizi americani di cui siamo consumatori, in particolare ai servizi digitali».

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