Dai dati Istat a quelli Inps, numeri che preoccupano i cittadini. Salgono i prezzi dei generi alimentari. Fava: “Istituto in salute, sale l’età media”
ROMA – Resta in corsa l’inflazione, spinta dall’accelerazione del carrello della spesa che si traduce in una stangata sui budget delle famiglie. A giugno, secondo i dati dell’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) è aumentato dello 0,2% su base mensile e dell’1,7% rispetto allo stesso mese del 2024, in salita dal +1,6% registrato a maggio. Un incremento trainato dal rincaro dei beni alimentari non lavorati (+4,2% da +3,5%) e dei servizi di trasporto (+2,9% da +2,6%), oltre che dell’attenuarsi della flessione dei prezzi dei beni durevoli (a -0,8% da -1,1%).
Sempre più pesante il paniere che comprende i prezzi dei beni alimentari e per la cura della casa e della persona, il carrello della spesa appunto, che è salito del 2,8% rispetto al +2,7% di maggio. «Aumenti che di mese in mese non sembrano astronomici, ma che sommati determinano una stangata sempre maggiore per le famiglie, specie per le fasce meno abbienti, trattandosi di spese non rinviabili», sottolinea Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori che calcolatrice alla mano ne misura l’impatto in termini di aumento del costo della vita: per una coppia con due figli, l’inflazione al +1,7% si traduce in un aumento complessivo della spesa pari a 630 euro, di cui 337 per il carrello della spesa, 320 euro per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche.
Assoutenti, in particolare, punta un faro sull’impennata del prezzo del prezzo di alcuni alimenti: il burro segna +19,7% sul 2024, +24,8% il caffè, rincari pesanti anche per i formaggi e i latticini (+6,3%), uova (+7,2%), frutta fresca (+7,2% col record degli agrumi, +15,8%), pomodori (+7,4%) e gelati (+4,6%). E con le ferie arriva un altro salasso per le famiglie.
Il Codacons snocciola gli aumenti che fanno schizzare il costo delle vacanze, tra i listini dei voli nazionali in rialzo del 38,7% rispetto a giugno di un anno fa, tariffe dei traghetti più care del 19,6%, prezzi dei pacchetti vacanza nazionali rincarati dell’8,7%, o degli alberghi aumentati del +2,9% e dei villaggi vacanza del +3,6%.
L’Inps dal canto suo misura l’impatto della corsa dell’inflazione sul potere d’acquisto: tra il 2019 e il 2024 le retribuzioni contrattuali hanno perso ben 9 punti, perché a fronte di un aumento dell’8,3% registrato nei cinque anni considerati, l’aumento dei prezzi è stato del 17,4%.
Nell’illustrare, alla Camera, il 29° rapporto dell’Istituto, il presidente Gabriele Fava, ha rassicurato sulla tenuta del sistema pensionistico – “è solido”, ha detto –. Nel 2024 l’Inps ha raggiunto il record storico di 27 milioni di assicurati – l’insieme di tutti i lavoratori, dipendenti e indipendenti, obbligati ai versamenti previdenziali -, 400mila in più su base annua, 1,5 milioni rispetto al periodo pre-pandemico. L’istituto ha garantito il pagamento della pensione a circa 16 milioni di persone (15,7 milioni per la precisione), con assegno medio lordo di 1.884 euro. L’età media di pensionamento nel 2024 è salita a 64,8 anni, dai 64,2 del 2023, per via della stretta sulle pensioni anticipate con l’introduzione del calcolo contributivo per chi va in pensione con Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) e in parte agli incentivi sulla permanenza al lavoro. L’età media di uscita in pensione di vecchiaia è di 67,2 anni, di 61,6 per l’anticipata. Spicca il gender gap: se gli uomini hanno ricevuto una pensione media di 2.142,60 euro al mese, l’assegno destinato alle donne pesa il 34% in meno e vale 1.594,82 euro.